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La Luna e i falò

La Luna e i falò
Giugno 10
22:00 2010

“E rivedo mio padre, Giovanni, accatastare fascine proprio sul margine del paese che guarda a oriente… e dopo la cena, scemato l’ultimo crepuscolo, ci si riuniva tutti attorno alla catasta di legna che veniva accesa… dentro l’armonia dei grilli, un timido crepitio s’udiva germogliare dal cuore delle fascine, man mano più risoluto, e un chiarore lentamente più denso levarsi nel cielo; poi quasi improvviso un sussulto, la fiamma dilagare feroce tra gli sterpi secchi e un bagliore ora intenso sciogliersi nella notte in una danza incessante di faville e di stelle… e sul finire del rito, l’attesa rincorsa, la corsa emozionata verso quel fuoco misterioso, ora un poco esitante, e un balzo deciso al di là… attraverso l’estate” (Cesare Pavese, La Luna e i falò, Torino, Einaudi, 2001).
Al solstizio d’estate, quando il Sole raggiunge la sua massima declinazione positiva (23° 27′) rispetto all’equatore celeste, per poi invertire la sua rotta, incomincia l’estate. L’evento era simboleggiato tradizionalmente dal matrimonio tra il Sole e la Luna: mezzogiorno del cosmo dove i due astri, uniti nelle nozze, spargono le loro energie nell’opulenza dei frutti tra il frinire delle solari cicale e il canto Lunare dei grilli. Questo giorno, che a seconda dei calendari variava tra il 19 e il 25 giugno e vede il Sole iniziare a decrescere, pur impercettibilmente, sull’orizzonte, un tempo era considerato sacro. Inizia il semestre del Sole discendente che si concluderà con il solstizio d’inverno quando l’astro sembrerà morire, dissolversi tra le brume dell’orizzonte per poi rinascere come «Sole nuovo».
Nella religione greca antica i due solstizi erano chiamati “porte”: «porta degli dei» l’invernale, «porta degli uomini» l’estivo. Nell’Odissea Omero descrive il misterioso antro dell’isola di Itaca nel quale si aprivano due porte: «L’una volta a Borea, è la discesa degli uomini, l’altra, invece, che si volge a Noto è per gli dei e non la varcano gli uomini, ma è il cammino degli immortali». Il Poeta spiega che la porta degli uomini si apre a nord in quanto il Sole al solstizio d’estate raggiunge il culmine settentrionale della sua rotta mentre viceversa la porta degli dei e degli immortali si volge a sud verso il Sole basso sull’orizzonte del solstizio invernale I solstizi erano, dunque, simboli di confine o di passaggio tra il mondo dello spazio e del tempo e lo stato dell’aspazialità a dell’atemporalità. Per la prima porta solstiziale si accedeva nel mondo della genesi e della manifestazione individuale, per l’altra si accedeva invece negli stati sopraindividuali. In realtà questo simbolismo non era solo greco, ma comune a tutta la tradizione indoeuropea, anche se va detto che per primi i greci lo hanno formulato per iscritto in modo più o meno preciso.
Nella tradizione romana il Custode delle porte, comprese le solstiziali, era Ianus (Giano), il dio bifronte, signore dell’eternità e dio degli inizi. Ianus deriva dalla radice indoeuropea y-a, da cui il sanscrito yana (via) e il latino ianua (porta); egli è colui che conduce da uno stato all’altro, e dunque anche l’iniziatore. René Guénon sostiene che la festa di Giano, fosse celebrata a Roma dai Collegia fabrorum ai due solstizi: le feste sarebbero poi diventate quelle dei due Giovanni (il Battista, il 24 giugno, e l’Evangelista, il 24 dicembre) per la somiglianza fonetica fra Ianus e Iohannes. Rimane il fatto che al solstizio d’estate si apre la porta degli uomini, tramite tra la vita terrena e la «caverna cosmica» e per questo motivo le usanze connesse a questo evento sono rivolte a proteggere e a rigenerare il creato. Gli inglesi chiamano il 24 giugno Midsummer Day, il giorno di mezza estate, nel quale visibile e invisibile si compenetrano e accadono fenomeni inquietanti, dove sogno e realtà si confondono come nello shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate. Il fuoco purificatore e catartico incendia questa notte a tenere lontane le energie negative; per questo i falò si accendono sulle colline, le torce di erica e ginestra vagano per l’isola di Mann e le ruote infuocate rotolano giù dai pendii. La Luna, signora delle acque, accolta nel segno del Cancro, si specchia, in questa notte, nelle sue perle di rugiada, capaci con essa di rigenerare il creato.

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