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LA LEGGE REGIONALE SUI DIALETTI DEL LAZIO

LA LEGGE REGIONALE SUI DIALETTI DEL LAZIO
Ottobre 04
15:32 2024

LA LEGGE REGIONALE SUI DIALETTI DEL LAZIO: MAL CONCEPITA, ETICAMENTE DISCUTIBILE E DESTINATA A FALLIRE

Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato la legge n. 7 del 29 aprile 2024 sulla “Salvaguardia e valorizzazione dei dialetti del Lazio”.

L’obiettivo è la promozione di interventi quali studi e ricerche sui dialetti locali; progetti e sussidi didattici nelle scuole; manifestazioni, spettacoli e altre produzioni artistiche; iniziative editoriali, discografiche, televisive e multimediali; seminari, convegni e corsi di aggiornamento; un archivio documentale multimediale; altre attività.

Il provvedimento prevede che nel triennio 2024-2026 verrà speso mezzo milione di euro (100 mila euro nel 2024, 200 mila nel 2025 e 200 mila nel 2026).

La legge istituisce il “Comitato per i dialetti”. Il Comitato è presieduto dall’Assessore regionale competente in materia, o suo delegato, ed è composto da sei membri scelti, previo avviso pubblico, dal Presidente della Regione tra esperti dei dialetti di ciascun ambito provinciale, di comprovata competenza nella storia e nella cultura dei dialetti del Lazio.

Il dispositivo legislativo prevede che “Entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Presidente della Regione, sentita la commissione consiliare competente in materia, provvede, con proprio decreto, alla costituzione del Comitato per i dialetti con funzioni propositive e consultive. Il Presidente della Regione, come pure i membri dell’assemblea regionale, sono figure politiche e non scientifiche e quindi non sono titolati per stabilire la comprovata competenza dei candidati.

I novanta giorni sono scaduti il 29 luglio, ma ancora non è stato emanato l’avviso pubblico per richiedere ai potenziali candidati di presentare la propria domanda. Il Presidente della Regione che non ha emesso il decreto nei tempi previsti, non sta dunque rispettando la legge della Regione – ed è quanto mai prevedibile che i 100 mila euro del 2024 non verranno spesi.

La legge specifica: “L’istituzione del Comitato per i dialetti non comporta oneri a carico del bilancio regionale e la partecipazione al Comitato è a titolo gratuito; inoltre, non è prevista la corresponsione di emolumenti, compensi, indennità o rimborsi di spese comunque denominati.” I membri del Comitato scientifico non soltanto non riceveranno alcun compenso per il lavoro svolto, ma è espressamente chiarito che non riceveranno nemmeno il rimborso delle spese. Il punto è: chi sarà disponibile a queste condizioni a studiare, scrivere testi, spostarsi dalle cinque province per partecipare alle riunioni alla Pisana?

Essendo queste le regole, ci si deve chiedere per quale motivo un rispettabile linguista debba utilizzare la propria professionalità e il proprio tempo per contribuire gratuitamente, anzi rimettendoci, al progetto della Regione. Si può azzardare un calcolo approssimativo: il lavoro e i rimborsi di un professionista per un anno può essere quotato intorno ai 12 mila euro, quindi 1.000 euro al mese, laddove i consiglieri regionali che hanno unanimemente varato (l’opposizione non ha avuto nulla da dire) questa legge, sono ben pagati con un’indennità di 10.000 euro al mese (ma qualcuno è in grado di valutare le prestazioni dei consiglieri regionali? Un dirigente aziendale che facesse questi errori rischierebbe il licenziamento).

Tenendo conto che la missione del Comitato è di fatto la distribuzione dei fondi regionali, si può ben ipotizzare che i suoi membri, nominati dai politici con insondabili criteri estranei a quelli utilizzati dalla comunità scientifica in un paese dove è diffuso l’”amichettismo”, potranno far “rientrare dalla finestra” quello che non è passato attraverso la porta e potranno appropriarsi dunque in maniera obliqua della “giusta mercede”. Ovviamente ciò non varrà per quelli che hanno fatto il “voto di castità” finanziaria in vista del supremo valore del dialetto.

E’ verosimile dunque che il Comitato non potrà mettere in campo i migliori talenti, non avrà la necessaria autorevolezza e indipendenza, avrà difficoltà ad operare al meglio, e si esporrà a critiche circa la destinazione delle risorse.

Dunque, tra la modalità di nomina di tipo politico e non scientifico, il verosimile “indennizzo” informale dei membri del Comitato, la farraginosità della legge la cui attuazione è già in ritardo, il meritorio intento di “salvaguardare e valorizzare i dialetti del Lazio” è destinato a fallire, con buona pace dei dialetti laziali.

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