La legge della bellezza di Carmelo Ottaviano – 5
La sezione aurea appare a Ottaviano il «procedimento obbligato» di divisione dell’unità in parti disuguali, per una duplice «interiore giustificazione logica». In primo luogo per il principio di ragion sufficiente: non esiste un motivo valido per cambiare procedimento e non mantenerlo uniforme nelle successive divisioni delle parti. Inoltre, per il principio economico del massimo rendimento: con esso si «ottiene il massimo risultato, la molteplicità simmetrica invece di quella asimmetrica, con il minimo mezzo».[1]
Ma se la regolarità spaziale della divisione dinamica in parti disuguali della sezione aurea (il rapporto fra le parti rimane infatti lo stesso pur variando le dimensioni delle parti) rende conto della bellezza nelle opere dell’uomo e, in natura, nel mondo inorganico, v’è un’altra ragione ancora che ne giustifica l’«obbligato» uso da parte della natura negli esseri viventi. È la dinamica stessa dell’accrescimento – caratteristico dello sviluppo di un essere vivente – che:
[…] richiede una legge della crescita o sviluppo del vivente stesso (il vivente è tale in quanto cresce), e se la crescita suppone un rapporto di parti disuguali, cioè un procedimento per divisione in parti disuguali, quale divisione in parti disuguali la natura potrebbe scegliere, se non quella che si impone per una ragione logica o necessaria, cioè la divisione in media ed estrema ragione, ossia il rapporto che nasce dal procedimento addizionale? [2]
Dunque la sezione aurea e le progressioni addizionali, che ad essa conducono come limite dei rapporti fra termini successivi, sono certamente la base dell’armonia, ma in ultima analisi sono soprattutto finalizzate a permettere la vita. E così come per il fisico teorico Paul Dirac la bellezza porta alla verità, per Ottaviano la bellezza porta alla vita:
Infine, in quanto legge dello sviluppo della natura vivente, il rapporto della serie addizionale mostra di essere un rapporto finalizzato, ossia ordinato a sviluppare la vita, in altri termini a diffondere la vita. Ciò significa che lo sviluppo della vita nasce dalla ragione stessa, in quanto lo stesso ritmo di questa (il giudizio sineterico) comanda il ritmo di quella (il procedimento addizionale).
Non è quindi dubbio che la Bellezza rappresenti la condizione ideale della Vita, il maggiore possibile trionfo della Vita sulla Morte. [3]
Nella sua opera, La legge della bellezza come legge universale della natura, Ottaviano, tramite una ricca documentazione fotografica di soggetti vari, fornisce la dimostrazione dell’applicabilità della “curva della bellezza” a tutti gli enti naturali viventi e non-viventi: piante, fiori, pesci, insetti, uccelli, rettili, mammiferi, lo scheletro e gli organi del corpo umano e animale, onde, cascate, correnti marine, coste, scogli, banchi coralliferi, nubi, eruzioni della corona solare, macchie solari, testa delle comete, aurore boreali, l’occhio dei cicloni e degli uragani, il fungo delle esplosioni nucleari, microrganismi e galassie. Sovrapponendo la spirale aurea con le immagini di numerosi esempi di tali categorie di enti ritenuti belli, Ottaviano avvalora il suo asserto secondo il quale le loro forme sono delineate da tratti di quella spirale e mostra come, al contrario, le forme di oggetti o esseri viventi giudicati brutti o malati devino da essa.
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[1] C. Ottaviano, La legge della bellezza come legge universale della natura, op. cit., p.46.
[2] Ibidem, p. 147.
[3] Ibidem, p. 148.
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