La legge di causa ed effetto
La legge di causa ed effetto è valida nella visione empirica speculativa ma non ha significato nell’Assoluto nonduale
L’ipotesi evoluzionista è basata sull’osservazione del processo trasformativo della materia e della vita conseguente alla modificazione od espansione dello spazio/tempo. In un certo senso questa teoria deve in ogni caso tener conto di un “inizio” e pertanto è vicina all’altra teoria della creazione progressiva del mondo, comunque basata sulla presenza di un Dio creatore da cui l’universo viene creato.
Secondo l’ipotesi del Big Bang l’inizio del momento creativo viene posto nell’esplosione primordiale del nucleo originario della materia, in seguito al quale incomincia pian piano il processo manifestativi della vita. Infatti i religiosi apprezzano molto la teoria del Big Bang come “dimostrazione” della volontà creatrice di Dio ma dovrebbero altrettanto accettare, per essere coerenti con i loro credo, anche il processo evoluzionistico delle varie forme vitali prefigurato da Darwin e dai suoi successori.
Nella visione dell’unica realtà a-causale ed assoluta solo dal punto di vista empirico dualistico la creazione può essere “progressiva”, in quanto svolgentesi nel contesto del divenire nello spazio tempo ma, come evidenziò anche Einstein, l’esistenza spazio temporale è puramente figurativa, non ha cioè vera sostanza essendo un relativo configurarsi di eventi costruiti e proiettati nella mente. Perciò nella visione della assoluta Esistenza-Coscienza la creazione è un “apparire”, che si manifesta simultaneamente all’osservatore, sia pur considerata dall’osservatore stesso uno svolgimento conseguente allo scorrere del tempo nello spazio.
La manifestazione è di fatto un semplice riflesso nella mente del percepente che riesce a captarla ed elaborarla solo attraverso il “fermarla” nella coscienza (un simile processo avviene ad esempio nel sogno). Un singolo fotogramma della totale manifestazione che, sia pur sempre presente nella sua interezza, viene illuminato dalla coscienza individuale, visto nella mente e srotolato nel contesto spazio-temporale e denominato “processo del divenire”.
Da ciò se ne deduce che la descrizione evoluzionista di Darwin è “relativa” tanto quanto la visione “creazionista” dei più retrivi religiosi.
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