La grazia terribile di Ivan
Si sono conclusi gli appuntamenti mattutini in programma della XII edizione de “Il “Suono” di Liszt a Villa d’Este” con un concerto di Ivan Donchev, raffinato e coinvolgente, assolutamente in linea con la filosofia della rassegna
Domenica 9 giugno nell’Auditorium “Romina Trenta” di Velletri (da alcuni anni una delle sedi della articolata rassegna) ancora un evento musicale di grande spessore. Ringraziamenti e meriti per l’Associazione Culturale “Colle Ionci”, la Regione Lazio e Fondarc di Velletri e per i direttori artistici e organizzativi, in particolare Giancarlo Tammaro, che hanno contribuito a ideare, supportare e curare incontri musicali sempre di riconoscibile valore artistico e di interesse per le novità e gli abbinamenti di strumenti e temi. Questo ultimo concerto matinée intitolato “Accostamenti di autori ed epoche” ha reso omaggio a Ferruccio Busoni nel centenario della scomparsa e poi ci ha fatto conoscere un autore bulgaro, Pančo Vladigerov. Anche Ivan Donchev è bulgaro, nato a Burgas nel 1981. Entra subito nel ristretto cerchio degli enfants prodiges tenendo recitals e vincendo concorsi. Poi spicca il volo suonando nelle Sale e nelle orchestre di tutto il mondo. È diplomato col massimo dei voti in Pianoforte, Musica da camera e Pianoforte Jazz, è Docente di Pianoforte principale in Conservatorio. Queste più che strigate note servono però solo da trampolino: il punto di arrivo secondo noi è nella sua dimensione umana e comunicativa. Infatti Ivan è “terribile” nella tecnica impeccabile e nel temperamento, ma sa unire ad essi qualità che pochi hanno: capacità di emozionare e di comunicare in modo piano ed empatico. Tutto è emerso nell’esecuzione del concerto. Nei dieci Preludi-Corali di J. S. Bach trascritti da Ferruccio Busoni per pianoforte solo si è rivelata la capacità tecnica impressionante e comunque godibile. Ma è nelle due successive esecuzioni che abbiamo potuto apprezzare la capacità emozionale e comunicativa. La bellissima Tanzwalser di Busoni, scritta dall’autore per orchestra, nella trascrizione per piano di Michael Zadora, ha incantato per la musicalità espressa in una struttura a suo modo completa e piacevole. Merito del Maestro Donchev di aver scelto questo pezzo e anche quello conclusivo, le undici variazioni sulla canzone popolare Gorda Stara Planina (Superba Vecchia Montagna) di Vladigerov che costituisce la base per l’inno nazionale bulgaro. Nel presentalo Ivan è stato pacato e diretto (rifiutando il microfono) ma ha raggiunto le corde intime di ognuno per l’amore e la convinzione che traspariva dalle parole anche in favore della musica che migliora la vita e forse ci fa diventare più buoni. Quindi una meravigliosa esecuzione che ha fatto diventare i quasi trenta minuti un breve grande sogno. È confermato: un artista vero non ha bisogno di svolazzi o artifici. E infine un bis di estrema delicatezza e sensibilità, con la speciale dedica a “tutti i bambini della Palestina che in questo momento sono privati della loro infanzia”: Il piccolo montanaro di Francesco Paolo Frontini, brano che spesso Aldo Ciccolini, vero mentore di Ivan Donchev, utilizzava a conclusione dei suoi concerti dedicandolo a tutti i bambini. (la foto è inserita “secondo” il carattere dell’artista, sorridente tra Felice Ciccarelli, accordatore e restauratore del pianoforte Erard, e una rappresentante del pubblico)
Peccato per gli appuntamenti mattutini (ci sarà comunque una coda fuori programma il 7 luglio per il centenario della Rhapsody in Blue con i due pianoforti di Jacopo Feresin e Francesco Grano) ma gli altri concerti proseguono fino al due agosto come si può vedere dal sito della Associazione “Colle Ionci”,
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