La grazia delle rose maledette
(Enrico Pietrangeli) – Rose, maledette rose, armoniosa essenza che vibra nella rugiada: “nel cuore della rosa trionfa l’alba,/l’aria profuma, densa e musicale”. Stefano Gentile dona al lettore le sue esperienze mistiche, dense di tensione spirituale dal primo all’ultimo verso, costantemente attento all’intuizione del divino in una natura che racchiude i segreti di un Eden mai del tutto perduto, dove la poesia sembrerebbe, oltremodo, poter ricondurre. Talune soluzioni circolari riconducono ad esiti originali, finanche suggerendo dei retaggi relazionabili all’apocatastasi. Induzioni all’oltre, al percepibile ma imponderabile, matrioska dove quanto ingenerato è solo la scintilla intellettiva dell’indeterminabile sequenza di casualità che, attraverso lo “specchio” dello sdoppiamento visionario, trascendono la “fisicità”. “I folli sono nudi”, “specchi riflettenti/la divina lucentezza dell’anima”. Si apre con un’introduzione di Eugenio Rebecchi, responsabile della pregevole edizione Blu di Prussia, che, nell’afflato poetico dell’autore, ravvisa “luciferina essenza”, peraltro esplicitata in alcuni versi che richiamano in causa la Torre di Babele. Da qui, nella diversificazione esperienziale e per mezzo della sofferenza nella privazione dell’originaria unità, s’ “infrange il tabù della verginità intellettuale”. Affiora dunque la “Grazia delle rose maledette” insieme agli ancor più maudits “asfodeli notturni”, in un De Profundis alchemico “di un delirio proibito e scandaloso”, che pure racchiude “straordinaria bellezza” comprensibile solo all’autenticità delle “schiere gioiose dei fanciulli”. È un “mistero del sottosuolo” per “sacre liturgie dell’inconscio”, ma anche esoterica ricerca del “Senso”, del mito e il suo labirinto con Arianna e Teseo. “Al centro del giardino”, c’è il richiamo all’Albero sefirotico, “archetipo di esperienza unica e totalizzante”. Un libro ricco di sinestesie ordite tra suoni ed essenze, spartiti floreali dove “il roseto emana una musica arcana e celestiale”, “espressione olfattiva di melodie trascendentali” di “petali dei fiori musicali”. “Miracolo sbocciato nel contesto” è “la prospettiva di un affresco” così come focalizzata da Fellini con Roma, “illusorio e ineffabile sortilegio”, “estensione dell’universo” sull’istante in un effetto domino: “catartico atto creativo” nella “sublimazione della materia”, “immagine/che sogna e che reinterpreta se stessa”, “quintessenza del cinema”. Compare anche il màndala, associato ai simboli floreali, e persino elfi notturni, che compongono trame musicali e incantesimi con “un passato ormai lontano” in “un presente perpetuamente attuale”. La rotazione “attorno al proprio asse”, “emanazione dello spazio” ed “estensione di un nulla”, ci riporta ad un equilibrio evolutivo espresso nelle volute del rituale dell’avvitamento, celebrazione del “Divino” che passa attraverso architetture plasmate, in primo luogo, con la coreutica. Un’opera convogliata all’ascolto del dolore, “assolo di violoncello”, tensione esistenziale che conduce alla conoscenza interiore per accogliere l’universale. Un percorso a stretto contatto con la morte (“trascorsi la notte tra i sepolcri”) identificante l’oltre, ma anche elaborato di simboli che, nell’assunto poetico, coordina gli elementi primari al sentire preposto. Gentile, oltre che medico e poeta, è anche “chirurgo” capace di sprofondare oltre la materia restando, nondimeno, saldamente ancorato a quanto lo circoscrive. Versi che assumono forma di un piccolo trattato sul suono, quello “sublime” e “celestiale” del “delirio delle rose”, “cattedrale nel suo moto virtuale”, primaria struttura del cosmo in ogni forma e dimensione. Una “fioritura del pensiero” originata dall’ “arpa metafisica”. “Tu dovrai abbellire la mia tomba/col miracolo lieto delle rose” “laddove la realtà diviene sogno/e il sogno si fa sempre più reale”. Tra istanze foscoliane e magie shakespeariane, giunge infine l’epilogo, a rimarcare quanto i poeti sono sì sognatori, ma ad occhi aperti! Sognatori consapevoli e vigili, “autentici protagonisti della Storia”.
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