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La grande mostra di  Washington “True to Nature. Open air Painting in Europe  1780-1870”

La grande mostra di  Washington “True to Nature. Open air Painting in Europe  1780-1870”
Marzo 22
20:28 2020

La grande mostra di  Washington “True to Nature. Open air Painting in Europe  1780-1870” sulla pittura dal vero ospita nel catalogo la Locanda Martorelli che si consacra sito artistico a livello internazionale.

 

È stata inaugurata all’inizio di febbraio presso la National Gallery of Art di Washington l’importante mostra “True to Nature. Open air Painting in Europe  1780-1870”, organizzata e curata dalla stessa National Gallery of Art (Mary Morton), dalla Fondation Custodia di Parigi (Ger Luijten) e dal Fitzwilliam Museum di Cambridge (Jane Munre), con l’esposizione di circa 100 schizzi ad olio realizzati en plein air in Europa da artisti come Carl Blechen, Jules Coignet, André Giroux, Anton Sminck Pitloo, Carl Frederik Sørensen, Thomas Jones, Camille Corot, Joseph Mallord William Turner e molti altri. In mostra nel West Building della National Gallery of Art di Washington, dal 2 febbraio al 3 maggio 2020, ci sono dozzine di scoperte. La maggior parte di questi dipinti, difatti, non è mai stata pubblicata, offrendo ai visitatori l’opportunità di sperimentare questa straordinaria tradizione e di conoscere lavori artistici provenienti da vari paesi d’Europa.

Il diciottesimo secolo fu testimone dello sviluppo della pittura dal vero, impulso importante venuto dai giovani artisti in visita a Roma attraverso l’esperienza educativa nota come Grand Tour che si avventurarono nella campagna romana con i loro cavalletti per allenare i loro occhi e le loro mani al fine di catturare rapidamente gli effetti della luce su una serie di particolarità naturali e architettoniche. Questo divenne un aspetto essenziale della pratica artistica e si diffuse in tutta Europa nel diciannovesimo secolo.

Il catalogo della mostra, interamente in lingua inglese, contiene il pregevole saggio “The Roman Campagna” di Anna Ottani Cavina,  direttore della Fondazione Federico Zeri e Professore di Storia dell’Arte del Dipartimento delle Arti Visive dell’Università di Bologna, che riporta le descrizioni del nostro territorio da parte di viaggiatori illustri come Goethe,  Chateaubriand e Gregorovius e dove “gli artisti – così si esprime la Ottani Cavina – hanno creato un luogo di immaginazione e memoria che, da allora, sentiamo di conoscere e che chiamiamo Campagna Romana… i racconti dei viaggiatori e una miriade di dipinti fissarono quell’ampia distesa di campagna in perpetuità senza tempo”. “All’inizio del diciannovesimo secolo e sulla scia di Camille Corot – afferma  l’illustre studiosa, riferendosi alla pratica artistica della pittura dal vero – la sfida era quella di innestare l’impressione fuggitiva di un’istantanea della realtà (forme che cambiano in base alla luce)”. E poi ancora “gli artisti moderni lasciavano i loro studi” per “catturare una fetta plein air del mondo.. e i loro schizzi dipinti sono come le pagine di un diario”.

Il soggiorno nei nostri luoghi divenne per questi artisti un’occasione di condivisione, confronto ed emulazione. Molti di essi, come Il pittore tedesco Ludwig Richter, parlando di questa esperienza pittorica che aveva lo scopo di “dipingere il paesaggio con la massima fedeltà”, raccontano di come i loro giorni si concludessero la sera “a l’auberge”, ovvero presso una stessa locanda o osteria dei Castelli Romani. Di questi ritrovi, “un esempio emblematico – afferma Anna Ottani Cavina nel suo saggio –  è stata la famosa Locanda Martorelli, che si trova ancora nella Piazza di Corte progettata da Gian Lorenzo Bernini, ad Ariccia, nel feudo del Principe Chigi, un ritrovo negli anni di intellettuali e pittori come Turner, Corot, Ivanonv, Catel, Fries, Knip, Overbeck…”.

A pagina 226 del saggio è presente, unica nel catalogo tra le immagini dei dipinti in mostra, una foto d’interno (di Alberto Silvestri) della sala centrale della Locanda Martorelli decorata da Taddeo Kuntze e da altri artisti della sua cerchia tra il 1769 e il 1771. L’inserimento è stato reso possibile grazie ai contatti intercorsi tra i responsabili di Archeoclub Aricino Nemorense, il pittore umbro Franco Passalacqua e la prof.ssa Anna Ottani Cavina, massima esperta di storia dell’arte nel periodo del Grand Tour.

La Locanda Martorelli – Museo del Grand Tour, dove da dieci anni l’Archeoclub Aricino Nemorense APS è custode e valorizzatore, nonché sede dell’Associazione Europea dei Viaggi di Ghoethe Grand – Tour, dopo i restauri avvenuti nel 2018 e la recente ristrutturazione ad opera del Comune di Ariccia, con questa importante mostra di Washington, che sarà esposta anche a Parigi ed a Cambridge, si consacra sito artistico a livello internazionale e punto di riferimento culturale per il territorio dei Castelli Romani.

Nella sezione della mostra dedicata alla Campagna Romana sono anche esposte alcune opere dedicate ai Castelli Romani quali l’olio su carta “View of Lake Nemi” di Jules Coignet (1843) e l’olio su carta “Sunrise in an Italian Landscape” di Jean Joseph Xavier Bidauld (1785-91), pioniere della pittura plein air che visitò Ariccia e dipinse una veduta del paesaggio collinare di Valle Ariccia. Alcuni anni dopo, probabilmente a metà ‘800, la stessa prospettiva fu dipinta da Achille Benouville nell’olio su carta “View of a Hilly Landscape near Ariccia”.

 

 

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