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La Globalizzazione sessuale – il punto G in tutte le lingue

Marzo 01
02:00 2007

Il signor Grafenberg, scopritore del famoso punto G, non credo pensasse di diventare così famoso, dopo aver individuato un’ulteriore porta di accesso al piacere sessuale, soprattutto non pensava che la sua scoperta avrebbe, in seguito, costituito una delle teorie portanti della nuova speleologia sessuale. Le nuove ricerche, sollecitate e scandite dal bisogno di stabilire una relazione moderna tra l’uomo e il piacere e ulteriormente finalizzate a vitalizzare l’editoria e la comunicazione in genere, confliggono con i nostri modelli archetipici, costituiti da tradizioni orali e pratiche tramandate nei secoli, spesso informate da Tabù e da attribuzioni simboliche totemiche. Il fallo gigante, simbolo di forza e virilità, da tutti i maschi anelato, non è più un pour parlez da allegra brigata, adesso lo si può avere, lo possono avere anche i cinesi che sembra lo abbiano piccolo, mentre gli africani ne sono già dotati e almeno una cosa ce l’hanno. Lentamente ma inesorabilmente possiamo costruirci una sapiente macchina per il sesso e dichiararlo, soprattutto farne partecipi tutti quelli che ci girano attorno. Ma le scoperte non si fermano qui, anche gli uomini hanno un punto, sollecitando il quale, si dice, il piacere raggiunga apici altissimi, il punto L, scoperto dalla dott.ssa Leonelli. Immagino mio nonno, vecchio marinaio siciliano, se tornasse a vivere in questo istante e leggesse: sette orgasmi in un’ora con le tecniche di respirazione diaframmatica; Più sesso in vacanza: premile il bottone della lussuria; Un fisico da spiaggia subito; Otto semplici trucchi per mantenere l’erezione. Poverino, avrebbe molta difficoltà a comprendere un argomento di cui all’epoca non si discuteva mai, il punto G o L, S o T, per lui erano solo coordinate geografiche con cui orientarsi nel mare e il fisico da spiaggia lo mise su con otto trucchi per riuscire a procurarsi un lavoro stabile e tutto senza respirare e qualche volta bestemmiando a occhi chiusi. È finito il tempo del relativismo sessuale, dove in ogni angolo del mondo, a seconda della tradizione religiosa o tribale, le persone “facevano e non dicevano”, “ ora et labora” era il motto e nel buio della stanza, il fiato grosso veniva dissimulato dietro preghiere o anatemi. Adesso il sesso fuoriesce linguisticamente, straborda dal gossip più becero, dalle avventure pubblicizzate e nell’emorragica ostentazione di corpi virtuali senza veli. Come la stampa, la televisione sposta la centralità del senso e lo riempie di protesi, creando artifici a cui aspiriamo, bisogni inafferrabili e profondo senso di inadeguatezza, l’ansia della prestazione sarà l’avanguardia delle patologie e non ci sarà più nessuno a dire: “Il vero signore gode e tace”.

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