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La gioia

La gioia
Dicembre 13
18:27 2024

In psicologia è largamente condivisa l’ipotesi che esistano sei emozioni di base, universali e presenti in tutte le culture: paura, sorpresa, rabbia, disgusto, gioia, tristezza. La gioia è lo stato di appagamento e felicità che di solito si manifesta quando raggiungiamo obiettivi, vediamo esaudito un desiderio o soddisfatto un bisogno.
La gioia è un’emozione fondamentale per ognuno di noi perché contribuisce a mantenere un equilibrio emotivo e influisce positivamente sulla salute fisica e mentale. L ’aspetto che rende così attraente e importante la gioia è la sua forza motrice.
Le emozioni positive sembrano in grado di produrre infatti tre importanti conseguenze psicologiche:
– Rinforzare le capacità attentive e cognitive, tra cui memoria, creatività e apprendimento;
– Favorire la capacità di analisi globale, ovvero l’abilità di vedere non solo “l’albero ma la foresta”, predisponendo a una visione complessiva delle cose;
– Migliorare le capacità di resilienza, ovvero l’abilità di far fronte in maniera flessibile alle situazioni di pericolo e di stress, generando maggiore fiducia in se stessi.
In sostanza, la felicità crea un circolo virtuoso: quanto più sperimentiamo emozioni positive, tanto più diventiamo in grado di perseguire i nostri obiettivi e gestire lo stress con successo. Una gestione efficace dello stress contribuisce al nostro benessere psicofisico, generando nuovamente delle emozioni positive … e il ciclo si ripete.
Bisogna però distinguere tra gioia e felicità: la prima è una condizione transitoria di breve durata, un’emozione del momento, mentre la seconda è più stabile e duratura, spesso influenzata da fattori esterni.
La gioia può essere descritta e compresa attraverso una serie di segni unici e distintivi:
-il sorriso: è l’unica emozione capace di generare questo gesto corporeo che coinvolge sia i muscoli facciali che gli occhi contemporaneamente
-la fugacità: si sperimenta spesso in anticipo rispetto all’evento che la genera e, allo stesso modo, tende a svanire col passare del tempo. Si tratta di un’ emozione in grado di soddisfare i desideri e i bisogni fondamentali dell’individuo, portando con sé un profondo senso di piacere e di esaltazione per le cose buone che accadono nella vita.
– la sua capacità di stimolare la flessibilità mentale e l’adattamento, permettendo all’individuo di interagire in modo creativo con l’ambiente circostante.
– il suo impatto sulla percezione visiva: quando siamo pieni di gioia, sembra che i colori intorno a noi diventino più brillanti e vividi. Inoltre, tale emozione contrasta efficacemente le emozioni negative, permettendoci di affrontare le circostanze più difficili con un atteggiamento positivo.
La gioia, infine, offre una prospettiva diversa sulla vita, indipendentemente da quanto le situazioni possano essere complesse o dolorose.
È possibile sperimentare la gioia e imparare a essere felici introducendo piccoli ma significativi cambiamenti nella propria vita. Alcune azioni concrete che potrebbero favorire l’esperienza di emozioni positive sono:
-Trascorrere più tempo con altre persone. Numerosi studi suggeriscono che molto tempo in solitudine può risultare dannoso per l’umore e incentivare l’isolamento (ne abbiamo parlato anche qui). Si consiglia di privilegiare i momenti di interazione con amici o persone a noi care. Perché possono contribuire a migliorare l’umore più di quanto si possa pensare.
-Osservare tutto ciò per cui ci si sente grati. Gli studi mettono in luce che le persone grate sembrano anche più felici
-Prestare attenzione alla qualità del sonno. Per la salute e il buon umore è importante in particolare la qualità del sonno, piuttosto che la sua quantità.
– Dedicare qualche minuto al giorno alla meditazione. Solo 10 minuti al giorno di meditazione sembrano migliorare sensibilmente il nostro stato d’animo.
– Cercare di fare almeno dieci minuti di esercizio fisico al giorno. L’esercizio fisico aiuta a rilassarsi e favorisce il rilascio di endorfine, le sostanze responsabili del buonumore.
È importante ricordare che il sorriso è contagioso, favorisce un clima relazionale positivo e contribuisce a gestire con maggiore efficacia anche le situazioni più complesse.
Vediamo quali sono i tipi di gioia:
Gioia autentica: Un evento piacevole ci provoca allegria e serenità.
Gioia divertente: È la sensazione che nasce di fronte a una situazione comica ed esilarante.
Gioia edonista: È la forma più elementare di emozione perché nasce dalla soddisfazione dei bisogni primari (si, proprio i bisogni della piramide di Maslow): mangiare, dormire, fare sesso.
Eudaimonia: Il piacere deriva dal raggiungimento di valori e ideali personali.
Gioia finta: È uno stato d’animo intenzionale e privo di un reale stato emotivo sottostante, come il cinismo che nasce dall’uso della gioia come meccanismo di difesa.
Gioia patologica: Una forma di gioia che si manifesta in maniera distorta o eccessiva, spesso associata a disturbi emotivi o psicologici.
E cosa accade nel cervello quando proviamo gioia? Si attivano aree cerebrali specifiche correlate al piacere. All’esterno, invece, si hanno manifestazioni simili in chiunque e ovunque, come il sorriso, le guance rialzate, gli occhi mobili.
Vediamo ora quali siano 4 le abitudini che “nutrono” il nostro cervello e ci rendono più felici:
1) Quando ti senti giù, chiediti “a cosa devo essere grato?” La gratitudine, infatti, mette in moto reazioni biologiche nel cervello. In particolare, essere grati a qualcuno stimola le aree del cervello che producono dopamina. Inoltre, pensare alle cose per le quali dovremmo essere grati permette di focalizzarci sugli aspetti positivi della vita, e ciò stimola la corteccia cingolata anteriore a produrre la serotonina. Molte volte, però, le circostanze della vita sono così dure che è veramente difficile riuscire a individuare qualcosa per la quale essere grati. Tuttavia non è importante individuarla, ma cercarla. È la ricerca delle cose per le quali essere grati che stimola il cervello a produrre dopamina e serotonina. Infine, la gratitudine non agisce soltanto sul cervello, ma anche a livello sociale, migliorando le relazioni e innescando un feedback positivo.
2) Dare un nome alle emozioni. L’amigdala si attiva in risposta all’emozione osservata, ma nel momento in cui viene dato un nome all’emozione, la corteccia prefrontale ventrolaterale inizia ad attivarsi riducendo l’attività dell’amigdala. In altre parole, essere consapevoli dell’emozione suscitata riduce il suo impatto. Per ridurre l’attivazione emotiva, è importante usare il minor numero di parole possibile (meglio se una o due) e magari usare un linguaggio figurativo. Ciò attiverà la corteccia prefrontale che, a sua volta, ridurrà l’attivazione del sistema limbico (il nostro cervello emotivo).
3) Prendere una decisione. Le neuroscienze hanno dimostrato che prendere delle decisioni riduce l’ansia e le preoccupazioni, oltre ad aiutare a risolvere i problemi. Prendere delle decisioni implica creare delle intenzioni e impostare degli scopi, tutte attività che rendono attiva la corteccia prefrontale e riducono l’ansia. Inoltre, si tratta di attività che hanno un effetto sullo striato, un’area del cervello implicata nelle attività abitudinarie. Infine, prendere decisioni modifica la percezione del mondo, trovando soluzioni ai propri problemi e riducendo l’attività del sistema limbico. Prendere una decisione che sia sufficientemente buona per noi attiva la corteccia prefrontale dorsolaterale, la quale ci dà maggiore sensazione di controllo su noi stessi e sulla situazione, riducendo lo stress. Decidere inoltre stimola anche i centri del piacere. Questo avviene incrementando l’attività di rinforzo della dopamina.
4) Cercare il contatto fisico. Le relazioni sono molto importanti per il benessere del nostro cervello. Toccare le persone stimola il rilascio dell’ossitocina. Ovviamente parliamo di piccoli tocchi, come prendere la mano o dare una pacca sulla spalla. Com’è ovvio, più siamo in intimità, più possiamo usare il contatto fisico. Gli effetti del contatto fisico sono ancora troppo sottovalutati, eppure si tratta di un aspetto importante. Si è visto, inoltre, che il contatto fisico funziona da antidolorifico. Allo stesso modo, l’abbraccio ha l’effetto di stimolare ossitocina, un ormone che riduce l’attività dell’amigdala.
Concludendo, tutto è interconnesso: La gratitudine migliora la qualità del nostro sonno, la quale a sua volta riduce il dolore fisico e migliora l’umore. Ciò riduce l’ansia e ci rende più abili nel restare concentrati sulle cose e pianificare a dovere le attività. Questo aiuta a prendere decisioni, e quindi a ridurre ansia e aumentare la gioia. La gioia ci rende più propensi ad essere grati, e da qui riparte la spirale in un circuito di feedback positivo.

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