La gestione della vertenza del “Cinema Impero ” va rivista
Da alcune note di stampa emerge che la proprietà abbia ristrutturato a sue spese gli spazi. Il suo rappresentante, Alessandro Longobardi, ha affermato che questo è “il primo esempio di coinvolgimento della cittadinanza alla promozione del recupero di uno spazio laboratorio per formare e avviare i giovani nell’ambito del settore culturale, supportato da un sistema economico basato sulla sostenibilità, intesa sia come realizzazione che come gestione dello stesso”.
In virtù di queste dichiarazioni ci permettiamo di ricordare a tutte-i che negli anni passati – con una raccolta firme che ebbe grande successo – circa quattromila cittadine-i espressero chiaramente la volontà che la destinazione d’uso dell’Impero rimanesse tale e quale a quella originaria, con la stessa valenza culturale di Cinema, e che la partecipazione che ne segui si arenò proprio davanti alla richiesta dei proprietari di sostenibilità [economica], ossia che la struttura riuscisse a produrre profitti.
Spazi come il Cinema Impero sono indispensabili nel contrasto al degrado dei nostri quartieri. Ma un Cinema così, di prima visione a prezzi popolari, che coinvolga nella gestione l’associazionismo presente sul territorio, che proietti film originali nelle lingue delle comunità che vivono Torpignattara, difficilmente può produrre profitti.
A chi dicesse che le cose non stanno così chiediamo:
1- che interesse avrebbe la famiglia Longobardi a ristrutturare ed affidare all’associazionismo se non ottenerne un profitto complessivo a fine partita “questione Impero”?
2- quale trasparenza è stata garantita dalle Istituzioni nell’assegnazione della gestione dello Spazio e quanta effettiva possibilità è stata data a tutti i possibili soggetti interessati a partecipare?
Per noi democrazia partecipativa non è incontrare e decidere insieme alla proprietà!
Comune ed Municipio dichiarino il Cinema Impero una priorità di pubblico interesse.
Chiediamo che il Cinema Impero venga restituito alla collettività come spazio pubblico. Solo sulla base di questa premessa è poi possibile discutere dal basso sulla programmazione e gli ambiti sociali e culturali di intervento.
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