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La fissione nucleare compie 70 anni – 30

La fissione nucleare compie 70 anni – 30
Settembre 11
17:42 2010

Lawrence, Compton, Bush, e ConantIl rapporto MAUD: il contributo inglese alla bomba

Dall’altra parte dell’Atlantico. All’inizio dell’anno, mentre Otto R. Frisch e Rudolph Peierls stavano cominciando a discutere le idee che li avrebbero condotti a scrivere i loro importanti memoranda. Peierls aveva consultato Franz Simon, un chimico di primo ordine che era stato tirato fuori dalla Germania nel 1933, riguardo ai metodi di separazione degli isotopi. Frisch aveva deciso di lavorare con la termodiffusione gassosa – il tubo del chimico tedesco Klaus Clusius – perché gli sembrava il metodo più semplice, ma Simon aveva già cominciato a pensare ad altri sistemi. Nel passato era stata tentata una mezza dozzina di approcci. Non si può neanche sputare sul pavimento, senza separare isotopi, sosteneva Simon; il problema sta nel raccoglierli.

Creazione del comitato MAUD. Alla fine di giugno G. P. Thomson diede al suo comitato un nuovo nome per mascherarne le attività: MAUD. Sembravano le iniziali di un acronimo, ma non lo sono. Venivano da una misteriosa parola di un telegramma che Lise Meitner aveva inviato a un amico inglese: VISTI NIELS E MARGRETHE ULTIMAMENTE BENE ENTRAMBI MA SCONTENTI EVENTI PREGO INFORMARE COCKROFT E MAUD RAY KENT. L’amico della Meitner passò il messaggio a Cockroft il quale stabilì (e lo scrisse a Chadwick) che MAUD RAY KENT era un anagramma di RADIUM TAKEN (“Radio preso”). La circostanza concorda con altre informazioni in base alle quali i tedeschi si stanno impadronendo di tutto il radio che riescono a trovare. Thomson pensò che la prima parola avesse un nome abbastanza fuorviante. Soltanto nel 1943, i membri del comitato seppero che Maud Ray era la governante che aveva insegnato l’inglese ai figli di Bohr. Viveva nel Kent. A Oxford, nel dicembre del 1940, Franz Simon, che ora lavorava ufficialmente per il Comitato MAUD, presentò un rapporto che per lo sviluppo della bomba all’uranio fu quasi altrettanto decisivo dei memoranda ufficiali di Frisch- Peierls. Il titolo era Stima delle dimensioni di un impianto di separazione realizzabile. Lo scopo era, per usare le parole di Simon, quello di fornire i dati delle dimensioni e del costo di un impianto che separi 1 Kg al giorno di U- 235 dal prodotto naturale. L’autore calcolava che un simile impianto sarebbe costato 5 milioni di sterline e ne descriveva le necessità in tutti i particolari.

Entrano in gioco sezioni d’urto e neutroni veloci.
Briggs fu un testimone convincente. Ormai aveva ricevuto i verbali di una riunione di un sottocomitato tecnico del MAUD, tenuta il 9 aprile, in cui Peierls aveva riferito che le misurazioni delle sezioni d’urto confermavano la realizzabilità di una bomba con neutroni veloci e aveva appena saputo da Lawrence che il plutonio aveva una sezione d’urto di fissione veloce circa 10 volte superiore a quella del U- 238. Lawrence aveva anche presentato un rapporto a parte sull’elemento 94 che privilegiava, per la prima volta in un documento ufficiale USA, la fissione veloce rispetto a quella lenta, mentre Briggs privilegiava ancora la reazione a catena con neutroni lenti finalizzata alla produzione di energia.

Il rapporto MAUD che cambiò il corso degli eventi. Il rapporto MAUD differiva dai due studi dell’Accademia Nazionale quanto un disegno costruttivo differisce dallo schizzo di un architetto. Si apriva con l’annuncio che
Abbiamo ormai raggiunto la conclusione che sarà possibile costruire una bomba all’uranio efficiente che, con circa 11 Kg di materiale attivo, sarebbe equivalente per effetto distruttivo a 1,800 tonnellate di TNT inoltre libererebbe forti quantità di sostanze radioattive. Si stima che un impianto che produca 1 Kg di U- 235 al giorno (ovvero 3 bombe al mese) costerebbe circa 5 milioni si sterline. Nonostante questa fortissima spesa, riteniamo che l’effetto distruttivo, materiale e morale, sia talmente grande da giustificare ogni sforzo per la produzione di questo tipo di bombe. Il materiale per la prima bomba potrebbe essere pronto per la fine del 1943. Anche se la guerra finisse prima che la bomba fosse pronta, lo sforzo non sarebbe sprecato, salvo che nell’improbabile eventualità di un disarmo totale, poiché nessuna nazione vorrebbe rischiare di farsi sorprendere senza un’arma di tale capacità distruttiva. Le conclusioni e raccomandazioni, molto succinte, erano tre: (1) Il comitato considera che il programma di una bomba all’uranio sia praticabile e abbia probabilità di produrre risultati decisivi per la guerra. (2) Si raccomanda che questo lavoro continui con la massima priorità e sulla scala crescente necessaria per ottenere l’arma nel più breve tempo possibile. (3) L’attuale collaborazione con gli USA dovrebbe essere continuata ed estesa, soprattutto nel campo del lavoro sperimentale.

Le reazioni USA. Quando ebbero in mano, non ufficialmente, queste notizie dalla Gran Bretagna, scrive James Conant in una storia segreta del Progetto Manhattan intrapresa nel 1943, divenne chiaro al direttore dello OSRD (“Office for Scientific Research & Development”) e al presidente dello NDRC (“National Defense Research Council”) che era giunto il momento di una spinta decisa nella direzione indicata. Tuttavia, questa spinta non fu organizzata subito; d’altra parte Conant, stando ai suoi ricordi post-bellici, non era ancora convinto che una bomba all’uranio avrebbe funzionato nel modo descritto. Ma almeno le sue ricerche e il meditato giudizio degli inglesi avevano prospettato un programma ben definito di lavoro militare. In luglio, scrive Conant, Bush discusse con il vice-presidente Henry Wallace il problema se spendere una forte quantità di denaro del governo per il programma dell’uranio. Dopo di che decise, a quanto pare, di aspettare la trasmissione ufficiale della relazione finale del MAUD. Se ognuno dei passi necessari richiede dieci mesi di discussione, lamentava Leo Szilard nel 1940, scrivendo ad Alexander Sachs, è chiaro che non sarà possibile portare avanti questa cosa in modo efficiente. Anche Mark Oliphant contribuì a spingere il programma americano in cima al valico. Se il congresso conoscesse la vera storia del progetto per l’energia atomica – disse con modestia lo stesso Szilard dopo la guerra – non dubito che creerebbe una medaglia speciale da dare, per servizi straordinari, ad alcuni stranieri che si sono immischiati e che il dottor Oliphant sarebbe il primo a riceverla.

La difficile missione di Mark Oliphant. Oliphant, un fisico tutto-fare che veniva dal Laboratorio Cavendish di Ernest Rutherford a Cambridge, andò negli USA in aereo alla fine di agosto – trovava troppo lento il clipper via Lisbona della Pan American e in genere viaggiava su bombardieri non riscaldati – per lavorare sul radar con i colleghi dello NDRC, ma aveva anche l’incarico di scoprire perché gli USA ignoravano i risultati del comitato MAUD e non avevano dato riscontro del loro arrivo oltre oceano. La lunga lista delle operazioni intraprese da Mark Oliphant può essere riassunta nella seguente lista: (1) Le relazioni preliminari e le minute del MAUD erano state inviate a Lyman Briggs, il quale aveva messo il rapporto in cassaforte senza farlo vedere a nessuno; (2) Samuel Allison, fisico di fiducia di Compton, era fermamente convinto che il progetto dell’uranio riguardava fonti di energia per sottomarini; (3) Oliphant, disperato, telegrafò a Lawrence promettendo di andarlo a trovare a Berkeley; (4) Trovò finalmente in Lawrence il primo interlocutore valido sulla importanza della collaborazione USA- UK per la costruzione della bomba; (5) Oliphant convinse Lawrence, Lawrence convinse Compton, Kistiakovsky – un collega di Conant ad Harvard e super- esperto in bombe – convinse Conant; (6) Conant portò la relazione MAUD, ormai giunta ufficialmente in USA, direttamente al presidente Roosevelt.
La missione gloriosa e meritoria di Mark Oliphant si concluse con la dichiarazione che la bomba sarebbe costata 25 milioni di dollari e che la Gran Bretagna contava sulla presenza degli USA nel programma della bomba perché non aveva a disposizione né il denaro né le risorse umane per realizzare un’impresa tanto impegnativa.

Dubbi, ombre e indecisioni sulla costruzione della bomba. Lyman Briggs si era rivelato un uomo insignificante e impacciato nel parlare, aveva lasciato Mark Oliphant stupito e sconfortato; Conant nella sua storia segreta definì le peregrinazioni di Oliphant pettegolezzi tra fisici nucleari su argomenti proibiti e aveva, senza mostrarlo in maniera troppo evidente, un atteggiamento scettico e rinunciatario nei confronti della bomba. Nel suo Atomic Quest (1956), un diario disincantato di quegli anni, Arthur Compton descrive come segue la posizione di Conant. Conant era riluttante. I rapporti ricevuti fino ad allora lo avevano convinto che era giunto il momento di lasciare perdere la ricerca nucleare come argomento di studio in tempo di guerra. Non potevamo permetterci di destinare i nostri sforzi scientifici o industriali a un programma atomico dal valore militare molto discutibile mentre ogni oncia delle nostre forze era necessaria per la difesa della nazione. Poi Conant cominciò lentamente a cambiare parere. Ecco come lo descrive ancora Compton nelle sue memorie, riportando un incontro a tre con Conant e Lawrence: Se questo compito è importante come dite voi due, osservò Conant, dobbiamo muoverci. A Vannevar Bush ho detto che il progetto dell’uranio potrebbe essere messo in naftalina per tutta la durata della guerra; ora voi mi mettete davanti il piano della costruzione di un’arma ben definita e altamente efficace. Se questa arma sarà fatta, dobbiamo farla per primi; non possiamo permetterci di non farlo. Ma io sono qui per dirvi che da questo affare non verrà fuori niente di significativo se non ci mettiamo dentro tutto quello che abbiamo.
Si girò verso Lawrence. Ernest, tu dici di essere convinto dell’importanza di queste bombe a fissione. Sei pronto e dedicare i prossimi anni della tua vita alla loro costruzione? La domanda fece sussultare Lawrence. Esitò solo un momento. Poi disse: Sì.
(Richard Rhodes, The Making of the Atomic Bomb, Touchstone, 1986)

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