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La fissione nucleare compie 70 anni – 21

La fissione nucleare compie 70 anni – 21
Novembre 11
12:19 2009

Andrei N. Tupolev, Artem I. Mikoyan e Igor V. Kurchatov nel KremlinoIgor Kurchatov: L’uomo, il fisico (parte II)


Da un villaggio a un centro atomico. Verso la fine degli anni 1940, un piccolo villaggio era sorto intorno al laboratorio: ad esso era stata attribuita una nuova denominazione egualmente non-informativa, per motivi si strettissima sicurezza: il Laboratorio degli Strumenti di Misura. Non prima alla metà degli anni 1950, quando era stata completata la componente più segreta del lavoro, l’edificio ed il suo circondario erano finalmente stati riconosciuti con il nome ortodosso di Istituto per la Energia Atomica. Il Comitato di Difesa dello Stato aveva assegnato una apposita task force (“reparto con incarichi speciali”) per vigilare su il gruppo di Kurchatov e la sua propria difesa. I membri del laboratorio 2 realizzarono al più presto di fare parte di una nuova elite. Cibo e abbigliamento erano strettamente razionati in URSS durante quel periodo, ma a Kurchatov venivano assegnate speciali carte annonarie per l’acquisto di beni di consumo e alloggi confortevoli dove abitare. Una telefonata da parte di Igor era sufficiente per ottenere una automobile per un membro del suo staff in modo da trasportarlo nella cafeteria della Casa degli Scienziati su Kropotniskaya Street. Kurchatov poteva anche convocare all’istante una automobile per recarsi dovunque: essa proveniva dal garage del Consiglio dei Commissari del Popolo. Se confrontato con le enormi strutture industriali del Progetto Manhattan, il laboratorio 2 consisteva in uno sforzo su piccola scala di ricerca scientifica perseguito senza eccessivo senso di urgenza. I Sovietici sapevano di non potere costruire la bomba atomica in tempo per poterla usare con le armate di Hitler. Tuttavia, le vicende di questi anni indicano che gli scienziati si erano attrezzati con zelo, determinazione e patriottico entusiasmo per lo meno alla pari con quello delle loro controparti operanti all’interno del Progetto Manhattan.

 

Chi era Igor Kurchatov? Il problema non era tanto quello di rifiutare la realizzazione della bomba atomica richiesta da Stalin. Anche se molti importanti scienziati sovietici erano stati vittime delle purghe staliniane degli anni 1930, lo shock della invasione germanica aveva oltrepassato ogni forma di ostilità o paura reverenziale del regime stalinista. Era comunque ancora importante, durante quei primi anni, che il progetto fosse diretto da un uomo della statura, non solo fisica, di Igor Kurchatov. Costui non era una figura politica, non si iscriverà al partito comunista fino al 1948. Lavoratore indefaticabile, Kurchatov perseguiva il suo scopo con energia, perseveranza e senso del comando con alte pretese nei confronti dei suoi dipendenti. Quando era occasionalmente sotto pressione, Igor aveva una propensione per violente esplosioni di violenza e, frequentemente, di linguaggio assai crudo. Tuttavia, in momenti meno impegnativi, emergeva la sua natura di uomo dotato di senso dello humor, e di estremamente piacevole compagnia. Aveva il grande dono di essere capace di intravedere la soluzione dei problemi attraverso una massa complicata di complesse formule matematiche, e di estrarre i principi fondamentali di qualunque progetto di ricerca. Fermatevi qui, era solito gridare, stiamo diventando troppo scientifici. Analizziamo il caso in un modo più semplice. Aveva studiato fisica alla Crimea State Univerity e, nel 1925, all’era giovane età di 23 anni, era stato invitato a unirsi al prestigioso Leningrad Physical & Technological Institute, denominato “Fiztekh”. Nei primi anni 1930, era stato attratto dall’eccitazione per la nuova fisica atomica e aveva mantenuto il passo con i rapidi sviluppi della conoscenza di queste discipline emergenti al di fuori dell’URSS, ripetendo e verificando gli esperimenti di altri scienziati esteri e, occasionalmente, fornendo suoi contributi originali. Nel 1937, Kurchatov aveva costruito il primo ciclotrone in Europa, 7 anni dopo che Ernest O. Lawrence aveva inventato il suo primo apparato a Berkeley, presso la Università di California. Anche se non molto noto tra i colleghi occidentali, alla fine degli anni 1930, Kurchatov si era concentrato sulla costituzione di tre linee di ricerca: (i) una reazione a catena in una pila sperimentale a uranio naturale come combustibile e acqua pesante come moderatore; (ii) metodi di separazione di isotopi e (iii) il progetto di una bomba atomica.

 

Una bomba sovietica per rimuovere il terrore dagli USA. Beria era il commissario politico del progetto della bomba atomica URSS. Kurchatov rimaneva il responsabile scientifico. Due ingegneri assunsero presto un ruolo di massima importanza. Il primo era Boris Vannikov, l’equivalente sovietico del generale Groves. Il secondo era Avraami Zavenyagin, un braccio destro di Beria: entrambi gli ingegneri erano membri di un gruppo di amministratori, denominati dagli storici occidentali, con il titolo di Specialisti Rossi. Il gruppo era formato da giovani bolscevichi che erano stati scelti con cura per scuole di addestramento tecnico negli anni 1920 e 1930 per costruire lo stato industriale dell’URSS – soprattutto grazie alla forza lavoro degli schiavi. Non esisteva un pericolo imminente. La capacitò USA di produrre qualche bomba atomica all’anno non era così minacciosa come la capacità militare invasiva della Germania nazista del periodo appena trascorso. Però ogni anno che trascorreva, la minaccia di un attacco atomico da parte degli USA si faceva sempre più serio. La sfida non era tanto scientifica, dato che in qualità e disponibilità il potenziale sovietico era abbastanza adeguato. La vera sfida era nella produzione del materiale fissile su scala industriale. È in questo specifico settore che Boris Vannikov & Avraami Zavenyagin salirono in cattedra.

 

Gli specialisti rossi al lavoro. Venne così lanciato un vasto e imponente sforzo ingegneristico per produrre il centinaio di nuovi pezzi di equipaggiamento che doveva essere progettato, costruito e valicato con una precisione che non permetteva alcuno spazio per in accuratezze ed errori. Dozzine di nuovi materiali dovevano essere estratti dalle miniere e prodotti in quantità e qualità che nessuno fino ad allora aveva pensato potesse essere necessario.
Un problema ricorrente, così come avveniva negli USA, erano i rifornimenti di uranio. L’evidenza disponibile indica che, nel corso di parecchi anni, anche con la acquisizione post-bellica delle miniere di uranio in Sassonia e Cecoslovacchia, la mancanza di adeguati rifornimenti di uranio naturale era causa di grande disagio. Era diventata priorità assoluta lo sviluppo dei depositi esistenti e la ricerca di nuove fonti e miniere.
Vannikov & Zavenyagin, come specialisti rossi, facevano parte di una distinta casta della società sovietica, che influenzava e determinava le decisioni politiche della politica sovietica con un senso di potere e autorità pari soltanto a quella degli avvocati e dei magistrati in USA. Gli specialisti rossi costituivano i facilitatori, gli intermediari, i realizzatori e – di occasione in occasione – i decision maker finali delle più delicate e difficoltose operazioni politiche del governo sovietico.

 

I bolscevichi della prima ora. Questa elite appositamente creata per mettere in atto la politica governativa, si avviava a diventare una delle eredità di potere più durature e inaffondabili dell’era stalinista. Origini sociali e lealtà nei confronti del partito era le qualifiche fondamentali per entrare in questo gruppo scelto. I suoi membri, che hanno condotto la burocrazia atomica per i successivi 30 anni, avevano un background assai simile. Erano nati tutti da famiglie molto umili a cavallo tra il XIX e il XX secolo, erano tutti poco più o poco meno che 20enni durante la Rivoluzione Bolscevica. Tutti, ad eccezione di uno – Vyacheslav Malyshev, che avrebbe condotto il progetto della bomba nei primi anni 1950 – si erano iscritti al partito Bolscevico nei primissimi anni della sua fondazione e avevano combattuto durante la guerra civile. Negli anni 1920 e 1930 essi erano stati scelti, come individui leali al partito, per frequentare corsi di specializzazione in una serie di scuole tecnico-amministrative di nuova costituzione. Alla fine di questa routine di speciale addestramento, costoro erano emersi come direttori di impianti, fabbriche e apparati della industria pesante. Dopo le purghe degli anni 1930, gli stessi erano stati promossi a ruoli centrali come ministri o segretari di ministri, responsabili per la programmazione e la supervisione di segmenti dell’industria pesante, ciascun segmento strettamente collegato in qualche modo alla difesa nazionale. Non vi era nulla di accidentale in queste carriere parallele, essi erano stati selezionati esplicitamente per addestrare, a loro volta, una nuova elite.

 

La sola speranza del paese. La accettazione incondizionata della ideologia ufficiale e le azioni del partito dominavano la vita di questi nuovi quadri militanti dal momento della loro prima iscrizione, attraverso tutta la guerra civile, l’addestramento tecnico specializzato e le assegnazioni in sedi di lavoro appropriate
Per il corretto funzionamento della macchina governativa. Gli specialisti rossi erano eccezionalmente consci del loro ruolo unico e insostituibile. Uno degli amministratori più importanti del programma nucleare, Vassily Emelyanov, diceva di loro: rappresentiamo la sola speranza del paese, tutto dipende da noi.
(Peter Pringle & James Spigelman, The Nuclear Barons, The inside story of how they created our nuclear nightmare, Michel Joseph, 1982)

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