La fissione nucleare compie 70 anni – 20
L’uomo venuto da West Point
Le alte e basse sfere del comando. Sarebbe sorprendente – una volta visto il modo in cui il presidente Harry S. Truman, il ministro degli Affari Esteri James Byrnes e il ministro della Guerra Harry L. Stimson hanno trattato lo scottante argomento Hiroshima sotto l’egida della complicità del silenzio – se i responsabili politici e militari non avessero adottato lo stesso atteggiamento mentale e comportamentale. È impossibile catalogare, ma neppure conoscere, le molte altre vie attraverso le quali l’informazione relativa alla bomba sia stata tranquillamente soppressa e sostituita da versioni edulcorate e promosse dopo lo sgancio delle bombe di Hiroshima e Nagasaki. Si tratta di una pratica che si è protratta per tutti i 50 anni trascorsi dagli eventi del 6 e 9 agosto dell’anno 1945.
È anche importante prendere in considerazioni alcuni aspetti addizionali relativi alla medesima vicenda: in primo luogo, a causa del loro significato intrinseco e, in secondo luogo, perché essi forniscono indizi a proposito dei problemi venutisi a creare nei primi giorni dell’era atomica. Non esiste maniera migliore per afferrare il quadro completo di come l’informazione sia stata controllata e manipolata, per esempio, se non citare e comprendere il ruolo recitato dall’uomo che ha diretto militarmente il Progetto Manhattan, il generale Leslie R. Groves. Appare anche utile analizzare una sconcertante miscela di comportamenti e procedure a vari livelli di governo e molte delle quali ancora in pieno vigore, che hanno contribuito a produrre distorsioni e disinformazione, che erano e sono pratica comune a livello della gestione del potere. Per esempio, l’eccessiva segretezza delle decisioni politiche e l’abituale classification (“occultamento”?) dei documenti hanno contribuito – e ancora oggi contribuiscono – alla soppressione dell’informazione importante per capire come operano le alte e meno alte sfere del governo federale, in merito all’energia atomica. A tutti gli effetti, Groves – il responsabile principale di progetto, costruzione e uso della bomba atomica – è stato la caricatura del classico duro ufficiale dell’esercito di vecchia e nota tradizione. Groves è stato – dice di lui il suo braccio destro Kenneth D. Nichols – uno dei più grandi figli di puttana che abbia mai incontrato in vita mia, ma anche uno degli individui più capaci ed esecutivi con i quali abbia lavorato nella mia lunga carriera. Possedeva una personalità egocentrica superiore a tutti, una energia che non conosceva pause, un grande uomo, un uomo assolutamente fuori misura. Aveva una fiducia incrollabile nella bontà delle sue decisioni e non aveva nessuno scrupolo nel renderle operative quando si trattava di risolvere a tutti i costi un problema specifico. (Gar Alperovitz, The Decision to use the Atomic Bomb, Vintage Books, Random House, 1995)
Costruttore di caserme, Pentagono e bombe atomiche. L’uomo, che con la sua ombra dominava il Progetto Manhattan, era un militare di professione, di nome Leslie Richard Groves. Aveva 46 anni, quando il 17 settembre 1942, gli fu affidata la direzione degli studi atomici. Greasy (“Unto, oleoso”), come era stato soprannominato all’Accademia militare di West Point, era amareggiato soltanto da una circostanza: in tutta la sua carriera di soldato, gli erano sempre stati affidati incarichi da tavolino; così era rimasto per 16 anni al grado di sottotenente e, soltanto all’inizio della guerra, era salito provvisoriamente al rango di colonnello. Proprio alla vigilia della sua nomina a capo del Progetto Manhattan, gli era stato offerto un comando al fronte. Non fu perciò affatto entusiasta, quando il suo superiore lo mandò a chiamare e gli spiegò che era stato prescelto per un compito da svolgersi, sì in patria, ma che rappresentava il più importante compito della guerra, destinato forse a condurla verso la vittoria. Il generale Groves – quella nomina gli portò come consolazione la tanto sospirata promozione – era stato prescelto per questo incarico perché non esisteva nell’esercito chi più di lui avesse esperienza come direttore di lavori edili. Aveva diretto la costruzione di numerose caserme, ma soprattutto del nuovo gigantesco ministero, a pianta pentagonale, della Guerra, denominato appunto il Pentagono; ora avrebbe dovuto creare dal nulla e amministrate le città atomiche segrete e i laboratori annessi. Che, sotto la sua direzione, presero sia esteriormente sia all’interno, l’aspetto di caserme.
Alla testa di un manipolo di scienziati folli. Quando Groves riunì per la prima volta a Los Alamos il suo stato maggiore, cominciò la sua allocuzione con le parole: Non sarà per voi un compito facile; qui dovrete sorvegliare il più grande insieme di pazzi irresponsabili (in inglese, crackpots) che si possa immaginare. Del resto, non sempre Groves fece assegnamento sul controllo e sulla sorveglianza ufficiale degli scienziati. L’energico generale e gli scienziati atomici erano troppo diversi per potere intendersi tra loro. Groves aveva la sensazione (e la ha ancora oggi) che essi sottovalutassero le sue doti intellettuali. Perciò non si lasciava sfuggire occasione per dimostrare che era per lo meno alla loro altezza, anche nel loro stesso campo. La prima volta che tenemmo una conversazione un po’ approfondita al Metallurgical Laboratory di Chicago, colsi queste menti eccelse in errore – raccontava – Erano lì alcuni premi Nobel, ma io mostrai in che punto del calcolo si erano sbagliati e loro non poterono contestarlo. Non me la hanno mai perdonata. In realtà, Gee-Gee (si tratta delle iniziali della dicitura “General Groves”), come lo chiamavano, non era affatto disprezzato dalle sue reclute dal punto di vista del quoziente di intelligenza, ma piuttosto ammirato. Comunque, non tanto per le sue doti matematiche, di cui andava così fiero, quanto per la sua incontestabile fermezza e tenacia.
Un interessante episodio narrato da Philip Morrison. Racconta lo scienziato atomico Philip Morrison: Per un certo periodo, ho lavorato proprio accanto a uno dei tanti suoi uffici, e ho constatato con vera ammirazione, come con la stessa serietà e lo stesso impegno, discutesse della necessità di acquistare una rete da tennis e della spesa di un milione per un esperimento nuovo, anche se assai incerto. Alla fine rifiutava di gettare via pochi dollari per la rete da tennis; ma il milione per l’esperimento lo concedeva. Avrebbe costruito anche uno steccato intorno alla luna se gli avessimo detto che serviva al nostro progetto. (Robert Jungk, Gli apprendisti stregoni. Storia degli scienziati atomici, Piccola Biblioteca Einaudi, 1958)
Un film promozionale della MGM. Groves ha anche giocato un ruolo significativo nello sviluppo di un film della MGM, intitolato The Beginning or the End (“L’Inizio o la Fine”). In verità, dopo che la major Hollywoodiana aveva ottenuto dalla Casa Bianca approvazione per un progetto cinematografico di storia del progetto, costruzione e rilascio della bomba atomica, il primo passo della MGM era stato quello di ingaggiare Groves come principale consulente, per la modica cifra di 10,000 dollari, un compenso stratosferico per quei tempi. In tal modo la MGM era autorizzata a riprendere Groves in azione, mentre quest’ultimo si dichiarava disposto a offrire la migliore collaborazione per la riuscita e l’autenticità del film. Allo stesso tempo, apparentemente senza che venissero sollevate questioni inerenti al conflitto di interessi – e non poco imbarazzo da parte del US Army – Groves continuava a rimanere il responsabile unico del Progetto Manhattan. Il ruolo di consulente di Groves verso la MGM comportarono la revisione di alcuni passaggi della sceneggiatura, che finirono per discostarsi dal reale in alcuni passi come la decisione presidenziale di approvare lo sgancio delle due bombe e il discorso del 15 Aprile 1946 nel quale si alludeva al fatto che la stima minima delle perdite USA nel caso di invasione terrestre del Giappone sarebbe stata di mezzo milione di morti. Se poi i giapponesi avessero usato aerei kamikaze, le perdite USA sarebbero state assai più elevate. Due altre accuratezze che sono sopravvissute nella versione finale del film, ma che Groves non aveva trovato degne di obiezioni sono state: (i) una ripresa di aeroplani che sganciavano volantini su Hiroshima annuncianti attacchi atomici della durata di 10 giorni (in una recensione sulla rivista Bulletin of the Atomic Scientists, Harrison Brown ha definito questo inserimento dei volantini una delle più orribili falsità della storia perché vorrebbe dimostrare che gli abitanti di Hiroshima era stati preavvertiti di attacchi nucleari in un immediato futuro; (ii) un ritratto cinematografico di morte per radiazione come evento relativamente senza dolore, in pieno contrasto con la drammatica e dolorosissima morte di uno scienziato di Los Alamos, avvenuto nel settembre del 1945.
Le proiezioni private del film, prima della distribuzione mondiale. Dopo una lunga serie di visioni private e non del film nella sua versione antecedente ai successivi tagli delle varie censure cinematografiche e militari, il grande columnist USA Walter Lippmann (diventato famoso per la celebre frase: Quando tutti la pensano alla stessa maniera, nessuno pensa molto) si lamentò con John McGuiness della Loew’s Inc. e con la MGM. Lippmann aveva trovato la decisione della Casa Bianca foriera di notevoli preoccupazioni a livello di pubbliche relazioni internazionali. In una successiva lettera a Frank Ayedelotte presso l’Istituto di Studi Avanzati di Princeton, Lippmann aveva osservato che tutta la parte politica del film, che aveva a che fare con la decisione di costruire la bomba, e con la decisione di sganciare le bombe, erano melodrammatiche semplificazioni, quando non falsificazioni, di quanto è in realtà avvenuto. La scena tra il Generale Groves e il presidente Truman è il frutto di una vergognosa finzione. Nota finale: il film entrò in circolazione nel 1947, con la regia di Norman Taurog, per la durata di 112 minuti. Leslie R. Groves che doveva recitare la parte di se stesso fu sostituito dall’attore Brian Donlevy.
(Gar Alperovitz, The Decision to use the Atomic Bomb, Vintage Books, Random House, 1995)
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