La fissione nucleare compie 70 anni – 11
Alla fisica della fissione nessun Nobel (II parte)
Le molte ingiustizie del premio Nobel. Documenti svedesi, recentemente svincolati dal segreto istruttorio, rivelano perché Lise Meitner, una delle persone responsabili della scoperta della fissione nucleare, non ricevette il premio Nobel 1946 per la fisica della sua interpretazione teorica del processo. Nel novembre 1945, tre mesi dopo la fine del secondo conflitto mondiale, una stretta maggioranza dei membri della Reale Accademia Svedese delle Scienze decise di assegnare il premio Nobel 1944 per la chimica a Otto Hahn per la scoperta della fissione nucleare. La decisione è stata e ancora rimane assai controversa, dato che i colleghi berlinesi di Hahn, il chimico Franz Strassmann e il fisico Lise Meitner, non furono inclusi nella delibera della commissione.
L’esclusione della Meitner mette in risalto alcune spiacevoli manchevolezze nel processo decisionale. Quattro fattori emergono in particolare:
(i) la difficoltà nel valutare tutte le circostanze che fanno corona al lavoro di ricerca e, in particolare i contributi sotto forma di consigli informali oppure vere e proprie consulenze che hanno contribuito ad una scoperta interdisciplinare;
(ii) la scarsità di competenze in fisica teorica da parte dei componenti della commissione per l’assegnazione del premio e degli eventuali consiglieri cui i detti membri si sono appoggiati; ne deriva un confine fumoso e incerto di cognizioni che confondono invece che chiarire;
(iii) l’isolamento scientifico e, soprattutto, politico della Svezia durante la guerra che ha finito per interrompere tutta la catena di semplici amicizie, contatti internazionali e veri e propri rapporti diplomatici, indispensabili per formulare decisioni di così alta portata;
(iv) la quasi totale assenza di consapevolezza da parte della commissione giudicante nel valutare le conseguenze del pregiudizio, che la persecuzione degli ebrei da parte della Germania, ha introdotto nella documentazione scientifica pubblicata.
Il segreto di ufficio. Tutta la documentazione ufficiale della Reale Accademia Svedese delle Scienze, in tema di consegne di premi Nobel, viene mantenuta segreta per 50 anni e, trascorso questo periodo di totale oscurità, viene rilasciata per consultazione soltanto ad esperti titolati. I documenti, relativi al 1945 e 1946, recentemente concessi in visione, mostrano come i quattro fattori menzionati in precedenza, abbiano influenzato non soltanto la nomina di Otto Hahn, ma anche il giudiziose sul lavoro compiuto da Lise Meitner e suo nipote Otto Frisch, preso in considerazione in vista del premio Nobel 1946 per la fisica. È importante riesaminare criticamente la decisione del rigetto di questo secondo premio Nobel non perché Meitner e Strassmann oppure Meitner e Frisch meritavano ampiamente di venire premiati. La ragione di fondo sta nel fatto di avere ignorato, qualcuno sostiene addirittura eclissato, il contributo che tutta la fisica ha dato, negli laboriosi anni precedenti la scoperta e da parte di una partecipazione che più internazionale non si poteva, a una delle più importanti scoperte del XX secolo. In altre parole, la percezione e la storia della scoperta della fissione nucleare sono state completamente falsate dalla visione unicamente chimica della intero procedimento di natura fortemente interdisciplinare.
I premi Nobel attraggono, più di ogni altra gratificazione accademica, attenzione immensa da parte della comunità scientifica e del pubblico in generale. Il premio Nobel 1944 per la chimica assegnato alla fissione nucleare è stato, a dire poco, sensazionale, arrivando dopo la devastante eco della bomba atomica. Otto Hahn divenne una figura pubblica di proporzioni iconiche nella Germania del dopoguerra: il tedesco decente, che non era stato nazista, lo scienziato puro che aveva scoperto la fissione ma mai lavorato per la bomba. Hahn ebbe così il non comune prestigio di riabilitare la scienza tedesca. Di fronte a un personaggio così titanico, Strassmann era soltanto una ombra e la Lise Meitner una immagine prima sfocata, poi del tutto dimenticata. Si è arrivati persino a sostenere che, qualora la Meitner fosse rimasta a Berlino, sarebbe stata di impedimento ad Hahn sulla strada della scoperta. Nessuna di queste circostanze ha mai amareggiato la Meitner. Si lamentava poco, perdonava molto. Bohr ha sempre sostenuto che le spettava il premio Nobel per la fisica insieme al nipote O.R. Frisch. I posteri hanno fatto giustizia. (Elisabeth Crawford, Ruth Lewin Sime, Mark Walker, A Nobel Tale of Post-War Injustice, Physics Today, 50, September 1997)
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