La fermezza di Seneca
Titolo: La fermezza del saggio
Autore: Seneca
ISBN: 8838908540
Editore: Sellerio editore Palermo
Prezzo: € 6,00 e-book disponibile NO
Copertina:
Descrizione: Una delle grandi qualità dei classici, latini in questo caso, è quella di apparirci scrittura scolpita sul marmo per l’autorità conferita dalla storia e voce sussurrata nell’orecchio per la lezione impartita sui valori e gli stili di vita. Anche se questo secolo chiacchierone e zeppo di opinioni, libri, blog, trasmissioni e quant’altro riesce a rendere relativi perfino i classici, il dialogare di Seneca stenta ad invecchiare anche grazie alla capacità dell’autore di stendere
continui esempi di applicazione di ciò che va illustrando ai piedi del suo lettore. Così nel De constantia sapientis, uno dei tre Dialoghi dedicati al prefetto Sereno, illustra le linee per la costanza e l’imperturbabilità: la prima quale immutevolezza della virtù di fronte al trascorrere del tempo e alle sue insidie, la seconda virtù da spendere di fronte ad ingiurie e contumelie, più gravi le seconde delle prime. Il saggio possiede in sé tutto ciò che desidera e di cui ha bisogno di qui la sua fermezza, ormai inesistente di questi tempi soprattutto riguardo alcuni argomenti ‘sensibili’ come l’aspetto esteriore e l’invecchiamento: «Ad alcuni dà un gran fastidio sentir parlare di vecchiaia, di capelli bianchi e degli acciacchi collegati a un’età cui però si vuole giungere». E poi, riguardo l’autocritica su aspetto, età e stato delle proprie finanze: «Nessuno fa ridere alle sue spalle, se è lui il primo a ridere di se stesso». In appendice al piacevole volumetto in carta Grifo tipica di queste edizioni, La morte di Seneca come descritta da Tacito ne Gli Annali a conferma che le virtù di cui andava parlando il filosofo non erano quelle intraviste per caso durante le sue speculazioni, ma parte della propria persona e del proprio credo stoico. scrive Tacito, riportandone le ultime parole rivolte agli amici: «A voi, poiché mi è vietato il riconoscimento dei vostri servigi, questo io lego, quello che sono mi resta e che è tuttavia il maggior bene, l’esempio della mia vita. Se lo serberete nella memoria, avrete a premio della vostra fedele amicizia la gloria di una illibata esistenza». L’opera è perfetta figlia del proprio tempo poiché è possibile trovarci una divertente descrizione di Caligola ma anche alcune sentenze sulle donne, oggi difficilmente condivisibili.
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