La farsa invasione di migranti
La crisi economica e sociale ha portato a migrazioni di massa dalle aree di povertà verso i paesi benestanti. L’Europa si trova certamente in una posizione di benessere, nonostante il perversare della crisi economica e la diminuzione del lavoro. Lo stato di crisi è da ricercare nelle scelte che i vari Governi hanno effettuato con le leggi di bilancio, favorendo o meno il lavoro ed i lavoratori. Alcuni stati, in particolare quelli dell’est (ex URSS) hanno legiferato a favore di industrie, che sono state delocalizzate dall’area occidentale europea a loro favore tenendo basse retribuzioni degli operai e detassando le stesse aziende. Questa diversificazione nell’unione europea ha fatto sì che le nazioni occidentali (Italia in particolare) subissero la fuga non solo dei cervelli, bensì di aziende in cerca di sgravi fiscali e costi di produzione inferiori, ovvero maggior guadagno aziendale. È forse da pensare che il male economico non sia solo del “made in Cina”?
In Italia è stata identificata la migrazione africana come il male della crisi economica e sociale. Chiariamo subito un concetto: che l’Europa debba farsi carico della migrazione è fuori discussione, e che l’identificazione e la presa in carico dei migranti presso il territorio di sbarco sia a carico della nazione accogliente è un errore. Chiarito questo concetto e da capire chi e cosa amplifica una crisi, di per se di livello mondiale, economica ed occupazionale.
I paesi dell’est (contrari alla migrazione africana) hanno riversato in Europa più di cinque milioni di migranti. Considerato che l’Europa debba muoversi con regole similari non ritengo un problema una migrazione omogenea che si adegua alle regole delle singole nazioni, a loro volta rispettose dei diritti internazionali dei lavoratori. Nella nostra nazione sono presenti oltre due milioni di cittadini dell’est, pronti a prestare qualsivoglia servizio sia esso nel sociale, a servizio, di assistenza, nell’edilizia come tutto fare. In Italia dagli anni settanta in poi il lavoro si è orientato nel qualificare le specializzazioni, con lavorazioni a regola d’arte e retribuzioni adeguate. L’arrivo di migranti dall’est (i primi ad arrivare in Italia) non sempre ha risposto a questa regola. In modo particolare nell’edilizia, sia privata che delle imprese, dove il basso costo orario, il lavoro in nero, e l’utilizzo del lavoratore come: manuale, muratore, elettricista, idraulico, piastrellista, pittore ovvero tuttofare in un’unica persona, ha abbattuto il livello di specializzazione e di conseguenza la retribuzione. A questo è da aggiungere che, alcuni, lavorano sino al calar del sole, di sabato ed anche la domenica. È chiaramente crollato un trentennio di specializzazioni e di qualità, purtroppo non solo nell’edilizia.
Per i migranti africani la collocazione è diversa. Fatto salvo aziende serie, molti sfruttano la povertà per tre euro l’ora (a volte neanche rispettata), collocando i braccianti in baracche prive dei più elementari servizi di cui noi godiamo nei nostri, seppur minuti, appartamenti. È bene sapere che per un africano “un euro” spedito in Africa vale molto più di un’intera giornata di lavoro in Europa.
La crisi ha fatto sì che il cittadino si rivolga spesso a lavori sotto costo, rinunciando alla qualità e regola dell’arte, dove non sempre il risparmio si riscontra nel tempo. Anche l’Artigianato ha subito un grave colpo, stretto tra molti atti burocratici, costi di gestione alti, perseguibilità del reddito, molte attività specialistiche sono diventate fantasma. Le normative sul lavoro hanno, giustamente, richiesto certificazioni, attestati, controlli individuali e di operai, molto incisivi e senza che alcuna normativa di legge difendesse la sicurezza del lavoro delle varie categorie. Questo è avvenuto solo con leggi inique prive di controlli o riscontri sociali. In parole povere i costi sono realtà di un anno, mentre il lavoro è una chimera per chi riesce a giostrarsi in una giungla legislativa.
Quest’analisi richiederebbe un ampio dibattito, mi limito a valutare alcuni elementi, che mi trovano in prima persona, ad essere considerati. Ad oggi sarebbe da capire chi trae vantaggio da una migrazione incontrollata, e da dove si delinea una migrazione regressiva per il paese Italia che non sia pura propaganda elettorale.
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