LA DOPPIA FACCIA DELL’ACEA E I PELLEGRINAGGI NELLA CAPITALE
L’ACEA è il primo operatore pubblico italiano nel servizio idrico integrato e ACEA ATO2 fornisce il servizio ai 350.000 abitanti dei Comuni dei Castelli Romani.
Nel periodo dell’emergenza Covid gli operatori tecnici hanno garantito il servizio continuando a effettuare gli interventi sugli impianti come in precedenza, affrontando non soltanto le difficoltà tecniche, ma anche i rischi di contagio.
Non altrettanto di può dire della parte amministrativa. Gli uffici territoriali, per esempio quello di Frascati e di Velletri, sono stati chiusi e ancora a metà settembre gli abitanti dei Castelli, se hanno bisogno di affrontare problemi non risolvibili per telefono, devono andare alla sede dell’ACEA di Roma, zona Piramide.
Ma c’è di più. Se si va sul sito dell’ACEA si viene informati che la sede di Frascati di via delle Fratte è aperta dal lunedì al venerdì, con l’eccezione del giovedì, dalle 8,15 alle 13,15. Anche se ci si va di persona il messaggio è lo stesso (vedi la foto in alto). Più persone sono andate ed hanno scoperto che l’informazione è errata, l’ufficio è chiuso. Gli abitanti di via delle Fratte si trovano spesso a informare dalle finestre gli sprovveduti utenti decisamente seccati che, come anime perse, vagano per la via cercando un ufficio che è chiuso dall’inizio della pandemia. Per Velletri l’apertura annunciata è il martedì e il giovedì, ma anche lì l’ufficio è serrato.
Insomma, siamo di fronte a un’entità a doppia faccia: da un lato dipendenti che svolgono il proprio lavoro spesso sotto il sole ed affrontando rischi vari, e altri che non vanno a sedersi dietro le proprie scrivanie.
E’ dunque lecito chiedersi perché l’ACEA mantenga chiusi gli uffici mentre altre società di servizi come l’ENEL o uffici pubblici come l’Agenzia delle Entrate sono aperti su appuntamento. In queste condizioni i cittadini si trovano in balia di inaccettabili decisioni dell’azienda, nonché di inefficienze che non ci si aspetterebbe da un gigante nazionale. I cittadini dovrebbero essere tutelati dalle amministrazioni dei propri Comuni che hanno affidato all’ACEA un contratto di servizio che, in quanto servizio pubblico, deve garantire soprattutto il benessere degli utenti non costringendoli a pellegrinaggi nella capitale. A quando la riapertura delle sedi periferiche?
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