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Esordio cinematografico del noto regista tv Vincenzo Marano, La Donna di nessuno riesce a confermare mediante un’eleganza e una precisione stilistica, per certi versi ridondante, la stoffa di questo italiano trapiantato da anni in terra francese, ormai definibile esclusivamente come un vero e proprio “prodotto da esportazione”. Il film liberamente tratto dal racconto di Clara Dupont-Monod, Histoire d’une prostitute, narra “l’incontro-scontro” di quelle che sono le vite di tre persone apparentemente agli antipodi: Sarah (Candice Hugo) la protagonista, è una prostituta d’alto bordo che mediante “questa professione” riesce a portare avanti un tenore di vita pari solo a quello delle stars hollywoodiane. La giovane stravolgerà la vita della tranquilla e combattiva Jeanne (Helene De Fougerolles), giornalista rigorosa, onesta, totalmente dedita al lavoro, che proprio a causa di questa sua innata passione per la ricerca della verità si dimostrerà incapace di portare avanti un parallelo percorso amoroso, conducendo cosi un’esistenza sentimentalmente arida e solitaria. Entrambe le donne si ritroveranno a dover fare i conti con Martin Delvaux (Laurent Lucas), aitante giudice sceso “a patti col diavolo” pur di fare carriera, nonché giovane marito di una ricchissima borghese pronta a tutto pur di continuare a possederlo. L’uomo che poi si ritroverà coinvolto in un processo dai risvolti oscuri o quantomeno inaspettati, sarà al centro di questo folle triangolo d’amore e morte. Tra le interpreti una bravissima Anna Galiena, perfetta nei panni della madre-maitresse a capo del giro di escorts parigino. Una storia tetra, dolorosa, carnale, che porterà ad un finale dai toni decisamente melodrammatici. Degne di nota le musiche che accompagnano la pellicola, come anche gli accorgimenti narrativi e le metafore ricorrenti (l’acqua svolge un vero e proprio flusso di coscienza, accompagnando i personaggi come un’ombra silenziosa, un tacito monito al cambiamento possibile solo se voluto fortemente). Una storia sul tradimento: quello fisico, ma soprattutto quello più doloroso, il tradimento delle proprie idee. Sarah in tutto ciò sarà solo una pedina mossa a piacimento dal destino, un corpo volto all’altrui piacere, una mente che non troverà appagamento dal lusso e dallo sfarzo tanto agognati e successivamente tanto odiati. Questo film ci narra quello che potremmo definire il “diario di una prostituta per bene”, la storia di una donna abituata a vendere l’amore, che però verrà inconsapevolmente logorata e travolta dalla passione più cieca. Cicerone affermava: “Difficile è porre limite al prezzo, se prima non si pongono limiti al desiderio” e dopo aver visto questo film in molti si domanderanno se alla fine la vera prostituzione non sia poi quella dell’anima…