LA DIVINA COMMEDIA – UN VIAGGIO INTERIORE ALLA RICERCA DEL Sé
Ospiti dell’accogliente Rosita Millevolte, direttrice della nostra biblioteca cittadina, con il Patrocinio del Comune di Rocca di Papa, alla presenza dell’Assessora alla cultura Lorena Gatta, si sono svolti il 26 novembre, il 2 e 9 dicembre, tre incontri incentrati sul capolavoro immortale di Dante: La Divina Commedia. Un viaggio interiore alla ricerca del Sé, il titolo, con Maria Fondi, Maria Polidoro, introdotte da Rita Gatta.
Alla presenza di un selezionato pubblico, molto attivo e coinvolto, le relatrici hanno presentato alcuni tra i più famosi canti, sviscerando ciascuna interessanti commenti dal punto di vista letterario e psicologico. Le tre Cantiche della Commedia hanno offerto innumerevoli spunti di riflessione e condivisione, mettendo in risalto l’abilità e le competenze delle due oratrici.
Un amore senza fine quello di Maria Fondi, diletto che sconfina tra le Cantiche dell’immortale opera di Dante Alighieri, in una sintesi che dimostra la grande competenza che le viene da anni di insegnamento nelle scuole superiori, ma soprattutto da studio, approfondimento, grande curiosità, impegno…
Studentessa universitaria partiva prestissimo con i mezzi da Rocca di Papa pur di arrivare in orario per seguire le lezioni sul grande poeta e s’incantava alla voce del docente… immagini che lei descrive con emozione, trasmettendo tutto il suo incanto verso l’opera dantesca.
Leggendo e commentando versi di canti immortali si sono materializzate le figure di personaggi celebri nei secoli: nell’Inferno, quel Caron dimonio con occhi di bragia; Paolo e Francesca per la quale Maria ha condiviso pietà e dolore; Pier della Vigna condannato agli inferi per aver peccato togliendosi la vita; e la dolorosa, tragica morte del conte Ugolino. Siena mi fé, disfecemi Maremma: sussurra Pia de’ Tolomei al Poeta nel V canto del Purgatorio… nell’Antipurgatorio Manfredi, nipote dell’imperatrice Costanza d’Altavilla l’incontra nel III canto, biondo, bello e di nobile aspetto.
Infine nel Paradiso accompagnato da Beatrice incontra quelle anime che cantano lodi, fin quando sarà San Bernardo a condurlo nella Rosa dei beati, dove per intercessione della Vergine Maria, Dante potrà vedere per un infinitesimale attimo la Luce di Dio.
Si sono alternate e integrate Maria Fondi con Maria Polidoro, quest’ultima legando la Divina Commedia a un punto di vista psicologico, contenendo essa molte verità sul mondo interiore dell’uomo. L’opera è ricca di sogni, visioni, immaginazione attiva. Ne ha dato lettura alla luce della psicologia analitica, del pensiero di C.G. Jung.
Ha visto la Divina Commedia come un viaggio interiore di Dante teso alla piena realizzazione del Sé, quel seme che ciascuno di noi riceve alla nascita e che deve sbocciare in quella unica, specifica, personalità. Jung definisce questo cammino processo di individuazione ed il Sé anche come il divino in noi, il centro e la totalità della psiche, totalità di cu fa parte anche l’Io.
Spesso esigenze di adattamento al mondo ci spingono a trascurare, tradire quel seme, causa questa di nevrosi e patologie più gravi. Può accadere però che nel mezzo del cammin di nostra vita, ci rendiamo conto di questo tradimento e intraprendiamo il cammino che ci riconduce a quel Sé originario. Dobbiamo addentrarci nei sotterranei della nostra anima, nel nostro inconscio. Ed eccoci nell’Inferno di Dante, nella selva oscura, nel caos, nel disorientamento, al cospetto dei nostri limiti, delle belve, la nostra Ombra che talvolta ci imprigiona generando sofferenza. Dobbiamo conoscerlo l’Inferno per poi procedere nel Purgatorio al distacco, all’armonizzazione dell’Ombra e giungere nel Paradiso con la sintesi di tutti gli stati precedenti purificati in quella unità originaria che Dante chiama amore e che si manifesta come luce.
E’ Virgilio a guidare Dante, invitato da Beatrice su indicazione di Maria, colei che ha accolto il divino in sé. E’ allora l’Anima, il femminile interiore di Dante, con la sua forza di Eros, di amore che spinge il poeta ad affrontare il viaggio che lo riconduce al Sé, al divino, alla totalità. Insegnamento quanto mai importante ancora oggi.
Contemplazione, silenzio, ascolto del Sé… Dante coglie il Divino come energia pura in quella rosa bianca, fioritura dell’Umanità in armonia nella diversità.
La stessa rosa bianca che nella locandina spicca su sfondo tabacco… un fiore, quel simbolismo della Natura che Dante mette in risalto nei suoi versi a conclusione dei quali Luce appare, ma indescrivibile… è Amor che move il sole e l’altre stelle…
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