La dismissione di un’epoca
La dismissione
Ermanno Rea
9788817012935
Rizzoli
€ 9,20 e-book € 9,99 disponibile in Rosso Napoli. Trilogia dei ritorno e degli addii
Leggere autori italiani contemporanei come Ermanno Rea resta una grande emozione. La scansione del grande evento, la dismissione dell’Ilva di Bagnoli e quella delle piccole verità intime rivelabili in una storia come questa attraverso gli strumenti dello stile e della lingua, compongono un ritratto umano ed epocale di forte intensità.
Con la vicenda professionale di Vincenzo Buonocore, tecnico preposto allo smontaggio dell’altoforno per la vendita ad acquirenti cinesi, si ripercorrono le tappe dell’etica del lavoro ben fatto, dell’orgoglio che ne consegue e della personalizzazione della tecnica. Tornano alla mente le pagine più belle di Primo Levi da Il sistema periodico a La chiave a stella con la consapevolezza che, dopo soli vent’anni, Buonavolontà rappresenta il fallimento dell’ottimismo di Faussone: ai due non mancano capacità riconosciute né la capacità di farne filosofia, ma intorno tutto è cambiato. Con La dismissione Rea racconta la fine di un’epoca per noi lontana già anni luce: l’ultima parte si svolge nel 2002 ma da allora, non è passato minuto in cui quell’Italia produttiva non sia stata smantellata, l’entusiasmo per l’industria pesante divenuto un ricordo, in una fase che ci vuole spettatori delle odierne potenze mondiali. Entrare all’Ilva con Buonocore vuol dire andare ad ogni ora del giorno e della notte fra le produzioni, prima, e poi al cuore del gigante d’acciaio. Guardare alla sua vita familiare, alle amicizie, quella con Chung Fu cui è dedicato un intenso lungo capitolo, per trovare che la dismissione profonda e irreversibile è forse quella dell’uomo del ‘900, della convinzione profonda di ordine e giustizia che riponeva nel lavoro ben fatto; della solidarietà di classe, vista senza buonismi nelle sue diverse sfumature, nella certezza, fra le altre, di non volersi tradire, e questo neppure a costo d’un buon posto di lavoro. Contribuiscono al fascino del romanzo, dall’impianto documentaristico, i luoghi di Bagnoli come il Circolo del dopolavoro, la piazzetta con i caffè e le botteghe, le passeggiate a mare. Il libro uscito nel 2002 oggi, alla luce di altre grandi dismissioni in corso (quella continua dell’industria e del piccolo commercio, con una forte richiesta di politica condivisa mentre il recupero della nave Concordia è stato piegato a metafora del Paese), appare di grande attualità soprattutto per l’orizzonte che delinea. Gianni Amelio, attualmente nei cinema con L’intrepido, nel 2006 lo traspose nel film La stella che non c’è, portando un Vincenzo Buonavolontà/Sergio Castellitto a viaggiare in quella Cina che sembrava rubarci lo scettro delle produzioni, in un percorso che racconta, invece, la strenua lotta per la sopravvivenza dell’elemento umano fra la voracità delle produzioni industriali, l’esigenza di ‘progresso’ ad ogni costo. (Serena Grizi)
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