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LA DISCARICA DI ALBANO INQUINA ANCHE L’ARIA

Novembre 24
08:00 2021

17.000 TONNELLATE DI GAS INQUINANTI CHE CONCORRONO AL RISCALDAMENTO GLOBALE E AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

I SINDACI NON DICHIARANO L’AREA AD ELEVATO RISCHIO AMBIENTALE, PER NON TURBARE L’ARRIVO DI ALTRI IMPIANTI INQUINANTI

Il TAR ha stabilito con sentenza del 2 novembre 2021 che la discarica di Albano, visto che ha già pesantemente inquinato l’area, può continuare a ricevere rifiuti ed inquinare.

È una sentenza gravissima che va contro tutti i principi della Costituzione Italiana.

Il TAR del Lazio chiede “la prova che la riapertura della discarica possa cagionare un pregiudizio irreparabile alla salute e all’ambiente”.

Con questo articolo forniremo al TAR del Lazio la prova dei pesantissimi danni ambientali prodotti dalla riapertura della discarica.

L’inquinamento della falda acquifera del sito è stato già ampiamente documentato dalle analisi dell’ARPA Lazio, della ASL, del CNR e della stessa Pontina Ambiente, società proprietaria della discarica: dai dati raccolti emerge che dal 2010 al 2021 si sono rilevati 129 superamenti dei limiti di legge, con 76 superamenti di elementi inorganici (alluminio, antimonio, boro, ferro, manganese, mercurio, nichel, piombo e zinco) e 53 superamenti di composti organici cancerogeni (benzene, bromodiclorometano, cloruro di vinile, dibromoclorometano, 1,4-diclorobenzene, 1,2-dicloropropano, tetracloroetilene, tricloroetilene, triclorometano).

L’ARPA non ha però ancora diffuso dati sull’inquinamento dell’aria.

Le discariche di rifiuti solidi urbani (RSU) sono la terza fonte di emissioni di gas legate all’uomo che concorrono in modo significativo al riscaldamento globale e al cambiamento climatico.

Il gas di discarica è prodotto da rifiuti organici umidi che si decompongono in condizioni anaerobiche in modo simile al biogas. I rifiuti vengono ricoperti e compressi meccanicamente dal peso del materiale che vi si deposita sopra. Questo materiale impedisce l’esposizione all’ossigeno permettendo così ai microbi anaerobici di prosperare. Il biogas si accumula e viene rilasciato lentamente nell’atmosfera. Pertanto, il gas di discarica non contenuto, che fuoriesce nell’atmosfera, può contribuire in modo significativo agli effetti del riscaldamento globale. Inoltre, i composti organici volatili (COV) nei gas di discarica contribuiscono alla formazione di smog fotochimico.

Per stimare i tassi di emissione di gas totali da discarica, metano, anidride carbonica, composti organici non metanici (NMOC) e altri 46 pericolosi inquinanti atmosferici provenienti dalle discariche di rifiuti urbani viene utilizzato dall’EPA – l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti il modello LandGEM.

Abbiamo applicato il modello LandGEM inserendo le quantità di rifiuti urbani sversati in 40 anni negli 8 invasi della discarica di Albano (ad oggi quasi 2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani).

L’output del modello è visualizzato nel grafico pubblicato, in cui sono riportati i quantitativi di gas e inquinanti prodotti dalla discarica di Albano dal 1980 al 2120.

Si rileva dal grafico che la discarica di Albano ha raggiunto il massimo di emissioni di gas inquinanti nel 2016 con 18.000 tonnellate l’anno. Il livello delle emissioni di gas scende fino a 14.000 tonnellate negli anni successivi, quando il VII invaso della discarica è rimasto inutilizzato a causa dell’incendio dell’impianto di TMB. 

Con la ripresa degli sversamenti di rifiuti nel VII invaso nell’agosto 2021 è tornata a salire la curva delle emissioni inquinanti e quest’anno siamo arrivati a 17.000 tonnellate l’anno di gas e inquinanti.

L’emissione di gas e inquinanti della discarica continuerà per i prossimi 100 anni, fino al 2120.

Oltre al biogas, tra i gas inquinanti della discarica ci sono:

–        1,1,1-Tricloroetano, un solvente organico clorurato ritenuto responsabile dell’allargamento del buco dell’ozono

–        Tetracloruro di carbonio, che causa mal di testa, nausea, confusione, sonnolenza e vomito

–        Clorobenzene, che irrita in modo particolare gli occhi e la cute mentre, se inalato, può portare gravi danni ai polmoni, al sistema nervoso centrale, al fegato e ai reni

–        Clorodifluorometano e Diclorodifluorometano, due gas responsabili del buco dello strato di ozono nell’atmosfera

–        Idrogeno solforato, che produce irritazione agli occhi e alla gola, tosse, accelerazione del respiro e formazione di fluido nelle vie respiratorie. A lungo termine può comportare affaticamento, perdita dell’appetito, mal di testa, disturbi della memoria e confusione. E’ normalmente descritto come odore di uova marce, il tipico odore della discarica di Albano. 

–        1,1,2,2-Tetracloroetano, 1,1-Dicloroetene e un’altra marea di inquinanti cancerogeni.

Gli effetti sanitari di 18.000 tonnellate l’anno di gas inquinanti che si spargono intorno al sito della discarica sono inquietanti, come dimostra il 2° studio epidemiologico elaborato con i questionari raccolti nell’agosto 2021 al presidio contro la riapertura della discarica.

Dallo studio epidemiologico emerge che entro 3 km dalla discarica:

  • la probabilità di contrarre un tumore è quasi doppia (+60%) rispetto alla media regionale,
  • la probabilità di subire un tumore alla prostata è superiore del 308% rispetto alla media regionale,
  • la probabilità di avere un tumore alla trachea, ai bronchi o ai polmoni è superiore del 130% rispetto alla media regionale,
  • la probabilità di contrarre un tumore allo stomaco, al colon, al retto o all’ano nel comune di Ardea è superiore del +125% rispetto alla media regionale, a causa, anche, della mancanza della rete fognaria e della rete idrica comunale.

Considerando l’altissimo livello di emissioni di gas inquinanti, l’area di Roncigliano-Cancelliera-Santa Palomba-Villaggi di Ardea-Montagnano è oggettivamente un’area ad elevato rischio ambientale.

A fronte di questi numeri non si comprende il comportamento dei Sindaci dei Castelli Romani e Litoranea che tentennano nel richiedere l’applicazione della legge regionale 13/2019 “Aree ad elevato rischio di crisi ambientale”.

In questo contesto di forte inquinamento ambientale e a ridosso della discarica, il comune di Roma ha avviato la realizzazione del Print di Santa Palomba, con la costruzione di 1.000 case popolari in housing sociale. Migliaia di persone verranno deportate a vivere in un’area altamente inquinata.  

Come se non bastasse il livello di inquinamento già raggiunto, il signor Cerroni e la Regione Lazio vogliono costruire a Roncigliano un impianto a biogas per il trattamento di 80.000 tonnellate di umido, l’AMA e il comune di Roma vogliono costruire a Santa Palomba un impianto di trattamento meccanico biologico da 500.000 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati, la Volsca e il comune di Albano stanno lavorando ad un impianto di trattamento aerobico dell’umido sempre a Cancelliera.

Visto che la zona è già inquinata e deturpata, il signor Cerroni e le istituzioni fanno convergere nell’area altri impianti inquinanti, aumentando in modo esponenziale l’impatto dannoso sull’ambiente, sul territorio e sulla salute dei cittadini.

In fondo, le scelte dei Sindaci non sono per nulla diverse da quanto espresso dal TAR nella sentenza.

Il Partito Comunista chiede ai Sindaci dei Castelli Romani e Litoranea, al Sindaco di Roma, al Presidente della Regione Lazio un deciso cambio di passo in favore dell’ambiente, del territorio e della salute dei cittadini con i seguenti provvedimenti urgenti:

–        Ordinanza immediata di chiusura della discarica di Albano

–        Dichiarazione dell’area di Roncigliano-Cancelliera-Santa Palomba-Villaggi di Ardea-Montagnano come “area ad elevato rischio di crisi ambientale”

–        Blocco del Print di Santa Palomba a causa del grave inquinamento ambientale

–        Opposizione a tutte le proposte di ulteriori impianti industriali inquinanti nell’area di Roncigliano-Cancelliera-Santa Palomba-Villaggi di Ardea-Montagnano.

Ai sindaci dei Castelli Romani dedichiamo le parole del Presidente dell’ANCI Antonio Decaro affermate il 9 novembre 2021 nella XXXVIII Assemblea Annuale dei comuni italiani:

 “Bisogna trovare un antidoto efficace per arrestare il fenomeno della paura della firma e della burocrazia difensiva. Perché se un sindaco ha paura di firmare un atto che serve a costruire una scuola, ad autorizzare un concerto, a piantare mille alberi in un parco (ndr: a chiudere una discarica inquinante, a dichiarare ad elevato rischio ambientale l’area della discarica), non è lui che perde. E’ il Paese che perde. E con il Paese, tutti i suoi concittadini”.

 

 

 

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