La diplomazia per una soluzione politica
Bernardino Leon, inviato Onu per la pace in Libia, è in perenne contatto con Federica Mogherini, in qualità di Alto Rappresentante della politica estera e di difesa europea. Si cerca di far dialogare le due principali fazioni rivali: le milizie filo-islamiche al potere a Tripoli e le milizie di Misurata da un lato, con le forze del governo legittimo di Al-Thani a Tobruk dall’altro lato. Serve anche l’impegno dei Paesi vicini alla Libia: Turchia, Qatar, Emirati Arabi, Egitto; e un’iniziativa a guida Onu. Ma mettere d’accordo questi Paesi non è facile.
Per quanto riguarda il Qatar, l’esperta del mondo arabo Souad Sbai sostiene che «dalle Primavere arabe a oggi la mano del Presidente Doha dietro alle rivoluzioni e all’ascesa jihadista è sempre stata fortissima, non solo oggi in Libia, ma già prima in Siria, Tunisia ed Egitto». L’Egitto, poi, considera il Qatar un sostenitore del terrorismo.
La Tunisia appare su posizioni più pacifiche, perché il Presidente Esselsi dichiara di voler favorire la stabilità della Libia e cercare una soluzione politica alla crisi attraverso il dialogo fra tutte le parti in lotta.
La Turchia, invece, lancia l’allarme che, in base a informazioni dei suoi servizi segreti, terroristi dell’Isis cacciati dalla città martire siriana di Kobane, liberata dopo mesi di combattimenti dai guerriglieri curdi, stanno entrando in Turchia con l’obiettivo di compiere attentati contro le sedi diplomatiche. In questa situazione drammatica l’Egitto pianifica nuovi raid aerei contro le posizioni dello Stato Islamico in Libia, e in particolare su Derna e Sirte.
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