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LA CORSA DELL’ORA di Antonio Bellia

LA CORSA DELL’ORA di Antonio Bellia
Aprile 16
14:16 2018

Parte con LA CORSA DELL’ORA, il docu-film di Antonio Bellia dedicato al quotidiano “L’Ora di Palermo” durante il ventennio della direzione di Vittorio Nisticò, la rassegna organizzata negli spazi dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico che vede coinvolta la stessa Fondazione AAMOD nella produzione, co-produzione e collaborazione di significative opere audiovisive. Giovedì 19 aprile alle ore 18, all’interno della sala Zavattini, sarà possibile assistere alla proiezione del docu-film dedicato ad uno dei massimi esempi di giornalismo al servizio della lotta contro la mafia e partecipare di seguito al dibattito che vede la presenza dello stesso regista, di Marcello Sorgi e Maurizio Di Rienzo e che ha come tema proprio il mezzo della parola contro i soprusi di potere e gli attacchi alla democrazia. L’incontro è aperto liberamente al pubblico, fino ad esaurimento posti.
LA CORSA DELL’ORA, recente vincitore ai Nastri d’argento 2018 come miglior docu-film (ex aequo con “Diva!” di Francesco Patierno), è prodotto da Demetra produzioni SAS e da Marvin Film SRL con la collaborazione della Fondazione Archivio Movimento Operaio
Il Progetto di documentario, realizzato con il contributo dell’Ordine dei Giornalisti Regione Sicilia è vincitore di:
Bando Mibac (prima sessione 2015)
Bando “Fondo regionale Cinema-­‐Bando documentari 2014 Film Commission Regione Sicilia.
Bando IMAIE del 2014

SINOSSI
Tra il 1954 e il 1975 si concentra e sviluppa la storia del documentario; sono gli anni in cui Vittorio Nisticò è il direttore del quotidiano L’ORA. Le parole di Nisticò interpretate da Pippo Delbono rappresentano l’ossatura del film:
da un lato le battaglie contro l’intreccio di poteri e interessi tra la mafia e la politica in un momento storico di grande trasformazione per la Sicilia, dall’altro l’impegno di una generazione di intellettuali e artisti che vedono protagonisti personaggi come Sciascia, Consolo, Dolci, Guttuso, Caruso, che si fanno carico della necessità di essere interpreti di un cambiamento sociale e civile e che scelgono il piccolo quotidiano palermitano come luogo e strumento di questa grande scommessa. Il giornale in pochi anni diviene il perno della lotta alla “mentalità mafiosa”, Nisticò diventa un maestro del giornalismo e l’Ora una grande scuola, una “fabbrica delle notizie”.

NOTE DI REGIA
Attraverso l’analisi testuale del piccolo quotidiano palermitano mi son fatto l’idea che “L’Ora” rappresenta la nascita “dell’anno zero” della lotta alla “mentalità mafiosa”, rappresenta l’anno zero della presa di coscienza e di consapevolezza da parte degli intellettuali siciliani. La nascita dell’esigenza da parte loro di una presa di posizione; la lotta alla mafia doveva partire dalla accettazione del fenomeno mafioso e dalla necessità di combatterla attraverso lo strumento che gli era più consono e cioè attraverso la scrittura, attraverso la denuncia, attraverso la presa di consapevolezza che la mafia non era solo piccola criminalità, ma era diventata un elemento fondante della società civile, un elemento fondante i rapporti di potere e politica. Per la prima volta si denuncia pubblicamente sulle prime pagine di un quotidiano la connivenza tra politica e mafia e lo si fa in modo forte, palese e determinato, mettendosi contro la politica, contro la magistratura e contro una grossa fetta della parte dirigente del nostro Paese, pubblicando nomi e cognomi sulle prime pagine sia di mafiosi capimafia sia di politici, imprenditori e società civile che facevano parte di questo meccanismo mafioso. E questo lo si fa prima di tutto attraverso le pagine della cultura e attraverso l’autorevolezza dell’intellighenzia siciliana che rafforza e sostiene la forza dirompente degli straordinari giornalisti di cronaca guidati dal direttore Vittorio Nisticò.
La cosa che mi ha più stupito studiando, cercando tra gli archivi degli articoli pubblicati su “L’Ora”, è lo spessore culturale di questo piccolo giornale. Le pagine della cultura sono straordinarie, vi erano i contributi di Leonardo Sciascia, di Consolo, di Bufalino, di Perriera, di Danilo Dolci, intellettuali siciliani e non, che bazzicavano in quella redazione. A volte, leggendo gli articoli di Leonardo Sciascia, mi sono chiesto come fosse possibile che un quotidiano letto da una piuttosto scarna popolazione eterogenea, potesse avere un livello così alto di intellettualismo, così alto di analisi politica, sociale e culturale. Mi chiedo, ma oggi le grandi testate giornalistiche riescono anche solo parzialmente, a proporre un livello culturale di quello spessore? Mi chiedo: è un problema di epoca in cui viviamo, dove gli intellettuali sono sempre meno raffinati o dipende soprattutto dallo spazio che l’informazione dà alla cultura nell’analisi dei fenomeni sociali?

ANTONIO BELLIA – Profilo e filmografia
Nasce a Catania nel 1969. Si laurea in Psicologia all’Università di Palermo ma fin da giovanissimo coltiva la passione per la fotografia e il cinema. Ben presto inizia un percorso nel cinema prima come assistente e poi come aiuto regia. Per diversi anni alterna la regia di documentari al lavoro di aiuto regia nel cinema. Realizza alcuni documentari per la RAI e altri per ARTE’/ZDF. Nel 2005 fonda la Demetra produzioni con cui realizza le proprie opere e partecipa in qualità di coproduttore e/o produttore esecutivo alla realizzazione di documentari e fiction di altri autori.
Dal 2009 è direttore artistico del SiciliAmbiente documentary film Festival giunto alla VIII edizione. Dal 2015 assume la co-­‐direzione del “DIRITTI A TODI Human Right International Film Festival” di Todi

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