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La comunicazione della scienza

Gennaio 18
02:00 2007

Parola d’ordine? Comunicazione! Alcuni risero all’idea, altri, solo pochi anni fa, ci crearono un nuovo corso di laurea ed oggi, senza non si vive: tramite e mediatore nel difficile dialogo che impegna le varie compagini sociali. Tutto può essere divulgato, senza essere snaturato o banalizzato, anche un argomento di scienza e proprio di ciò fa la sua bandiera il giornalismo scientifico che si muove sapientemente tra due mondi quello della scienza e quello della società, affamata d’informazione, rapida, essenziale e concettualmente mirata. L’effettiva necessità di una comunicazione valida, oggettiva, approfondita, curata e non fuorviante, che consenta al fruitore di farsi una propria idea, fa della comunicazione della scienza un contributo fondamentale anche per la costante mediazione e ri-mediazione sociale. Parafrasando Giovanni Carrada, un giornalista scientifico italiano, egli ritiene che non sia sufficiente che la gente o sia affascinata o sia impaurita dal mondo della scienza: è necessario far sì che la sentano propria, che siano sensibilizzati alle sue fatiche ed ai suoi progressi e che la vivano sempre, non solo quando diventa tecnologia per la vita quotidiana! La scienza non è un mondo astruso, che parla con un linguaggio incomprensibile e gli scienziati non si barricano nella “torre d’avorio” come vuole una certa letteratura, ma questo mondo comunica al suo interno e si comunica all’esterno, tramite le modalità oggi più diffuse: usa la lingua inglese come “lingua franca”, le sue notizie corrono alla velocità dei click del web, “eldorado” per la nostra società dell’informazione, ed assume le forme più varie a seconda delle caratteristiche del “medium” tramite il quale si intende farla recepire. L’inglese si presta bene a svolgere il difficile ruolo “affidatogli”, l’essenzialità della sua grammatica, la notevole flessibilità nell’acquisire vocaboli e all’occorrenza nel creare neologismi, fa sì che essa sia il “codice linguistico condiviso” necessario affinché la comunicazione sia effettiva e proficua. “Papers”, “abstract”, i più popolari “magazine” internazionali, come anche i più prestigiosi “scientific journals”, sono scritti in inglese ed Internet vive grazie a lei, la conoscenza di questa lingua rende, chi la padroneggia, cittadini attivi e realmente cosmopoliti. I media da parte loro sono un palcoscenico, un forum, sono da ritenersi la moderna “agorà”, dove presentare la scienza: perciò la comunicazione scientifica, oltre ad essere possibile, è realisticamente e concretamente necessaria allo sviluppo della scienza stessa da un lato, della società dall’altro e delle due insieme parallelamente e complementariamente. Per quanto, però, il giornalismo scientifico, in particolare, e la comunicazione della scienza, più in generale, siano fondamentali; altrettanto importante risulta lo sforzo che la scienza deve fare per riuscire, dal suo interno, a curare una migliore codifica di se stessa, per ottenere presso il grande pubblico, non autorità o autorevolezza, perché depositaria di un certo tipo di “Verità alta ed altra”, ma legittimità ed oggettività; perciò, non solo comunicazione di studi, scoperte e ricerche scientifiche, ma passione affinché noi tutti, che poi siamo i veri finanziatori-sostenitori delle sue imprese, ci sentiamo cellule vive di questo organismo. La scienza vive, oggi, in Italia, un difficile momento di “stallo”, come dice Luca-Cavalli Sforza, per una compresenza di fattori quali i scarsi fondi concessi ed il notevole problema della “fuga dei cervelli” all’estero, ma nulla è perduto: “il motore si è un po’ ingolfato, ma si può riattivare”, di ciò ne sono testimonianza le tante fondazioni ed istituti di ricerca nostrani. In conclusione, perciò, quello che all’inizio era il binomio, scienza e società, si è trasformato in un quartetto in quanto si sono aggiunti i media e l’inglese! Ci sentiamo, perciò, di poter tranquillamente dire che certo, essendoci più soggetti implicati nella comunicazione essa non è facile, ma proprio per questo non si può e non si deve lasciarla ai marosi del mare in tempesta, che anzi nella rinnovata sfida che mira all’avvicinamento e al coinvolgimento delle persone a questo mondo, la comunicazione si propone rinsaldando tutti i precedenti legami.

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