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La città di Gabi

La città di Gabi
Gennaio 04
23:00 2009

9989-st-gabiL’antica denominazione di Gabina, che veniva assegnata all’attuale via Prenestina, effettivamente denotava (e indica anche nel tempo odierno) la presenza di una realtà archeologica misteriosa e antichissima. Distesa su una lunga porzione terriera a ridosso del lago di Castiglione, sorgeva l’antica città pre-romana di Gabi, già colonia di Albalonga (progenitrice della nascita di Roma nel 753 a.C.), posizionata al dodicesimo miglio della strada che si inoltrava all’interno della Latium Vetus, ovvero della campagna romana, circondata dai monti Prenestini e Tiburtini.
Dai risultati ricavati dalle ricognizioni esplorative in loco e dalle elaborazioni manifestate dalla ricerca storiografica inerente il periodo tardo repubblicano – si ipotizzano nei primordi della formazione -, le residenzialità abitative dovevano necessariamente concentrarsi sulla collina settentrionale adiacente, dove a partire dal XII secolo d.C. si costituisce il castrum medievale. Dell’epopea repubblicana rimangono ai posteri le necropoli con tombe a camera presso il fosso di S. Giuliano, il Santuario di Giunone Gabina e le tracce estrattive della pietra con proprietà edificanti. Fin dal VI secolo a.C. però la cittadina evidenzia delle regolari relazioni con Roma. Le fonti citano un trattato (scritto su pelli di bue) che sarebbe stato stipulato tra le due città/entità territoriali all’epoca di Tarquinio il Superbo e denominato Foedus Gabinus, che dovrebbe a ragione essere rimasto conservato presso il Tempio di Semo Sanctus sul colle Quirinale. Cosicché questo consente a Gabi di assumere un’importanza sempre maggiore nell’intorno, insieme ad altri piccoli centri abitati presenti nelle aree limitrofe quali Tibur (l’odierna Tivoli), Praeneste (Palestrina) e Collatia ( localizzata con il Castello di Lunghezza).
Il valore strategico della posizione occupata, il controllo di rilevanti arterie di collegamento e di tracciati commerciali (ad esempio tra l’Etruria meridionale e la Campania o tra il versante Adriatico) consentono alla città Gabina un notevole sviluppo economico, sociale e politico nella dimensione centrale pre-italica. Con l’avvento della dinastia Giulio-Claudia e dell’età imperiale (Ottaviano Augusto) il territorio cittadino si estese prepotentemente in direzione della già citata via Prenestina. Difatti nei primi decenni del V secolo a.C., quando Roma sconfisse la Lega Latina (costituita da alcune città che volevano mantenere la propria indipendenza) in prossimità di Gabi, quest’ultima assunse una potenza e uno splendore mai più eguagliati.
L’attività organizzativa e vitale ben nota anche nelle fonti classiche, è ricordata accuratamente dalle narrazioni di Dionigi di Alicarnasso, che menzionava l’invio a Gabi dei giovani Romolo e Remo, presso la comunità del pastore Faustolo, per apprendere l’arte della scrittura e delle lettere, della musica e soprattutto dell’utilizzo delle armi. Un intreccio di collegamenti tra la cultura laziale e le reminescenze della presenza greca nella bassa regione pontina. In epoca antica la presenza di civiltà autoctone (formatesi nel luogo), di natura esclusivamente pastorale, permetteva di identificare vie di comunicazione necessarie al collegamento tra i villaggi e che consentivano il trasporto di prodotti agricoli, legnami, materiali di costruzione e tra questi la famosa pietra gabina o lavica.
Nel percorso storico a partire dall’VIII secolo a.C. si evidenziano dei notevoli cambiamenti relativi alla ripartizione degli insediamenti, dagli abitati proto storici di dimensioni ridotte e sparsi sul terreno senza connessione con le altre realtà presenti c’è una traslazione a modelli di centri urbani organizzati, che privilegiano le aree rialzate collocandosi nei dintorni del costato craterico.
Lo sviluppo di queste comunità e le necessità pressanti di difesa dagli attacchi dei nemici esterni o di semplici briganti ha permesso la realizzazione di una fortificazione muraria in opera quadrata costituita da blocchi di tufo estratti dal fiume Aniene. Purtroppo alla fine del III secolo a.C. le devastazioni di Annibale, che marciava dai Colli Albani verso Roma, provocarono dei dissesti economici di entità notevole. Gabi è coinvolta due secoli più tardi anche nelle vicende delle dispute tra Roma e le popolazioni italiche come terreno di scontro tra Mario e Silla. Le continue estrazioni di pietra refrattaria al fuoco, ottima per la costruzione, e di materiali utilizzati in epoca medioevale non hanno permesso di avere sufficienti resti o reperti a dimostrazione del passato che fu.
Su mandato della famiglia Borghese a partire dalla fine del XVIII secolo l’archeologo Ennio Quirino Visconti effettuò degli scavi finalizzati sia al recupero di oggetti preziosi, quali vasellame e terrecotte, sia al rinvenimento dalle terre sepolte del Tempio di Giunone Gabina, ancor oggi visibile.

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