La Cattedrale di Albano
La Cattedrale di Albano, di fondazione costantiniana, è soggetta ad una serie di rimaneggiamenti nel corso del Medioevo. In tale periodo avviene la dedica a San Pancrazio in sostituzione di San Giovanni Battista. In epoca moderna la chiesa verte in uno stato di degradazione e decadimento. Infatti la disposizione originaria con suddivisione a tre navate era stata snaturata dall’innalzamento di arresti murari che divisero la navata centrale dalle due laterali. Bisognerà attendere il 1567 affinchè nuovi interventi di riqualificazione risollevino le condizioni della navata principale, rimasta fino a quel momento il cuore sacro dell’edificio. A tale anno risalgono la realizzazione della nuova pavimentazione e la costruzione della copertura lignea. Ma ancora nel XVII secolo la cattedrale vive in uno stato di disagio: la navata destra è ancora scoperta e destinata a cimitero, mentre la sinistra è frazionata in differenti ambienti di servizio.
Di un vero e proprio rinnovamento della chiesa si può parlare solo con l’avvento del cardinale Flavio Chigi che nel 1687 decide di realizzare una nuova sagrestia in fondo alla nave di sinistra e ne commissiona la realizzazione all’architetto Carlo Fontana. Spetta, però, al cardinale D’Adda il merito di aver rinnovato la cattedrale. I lavori di ristrutturazione promossi da D’Adda e portati avanti, dopo la sua morte, dal cardinale Paolucci hanno luogo tra il 1715 ed il 1721. Il miglioramento dell’insediamento dell’edificio nel tessuto urbano avviene grazie al cardinale d’Estrées che, come indicato da una lapide posta in sagrestia, acquista e abbatte alcune abitazioni che sono addossate alla chiesa favorendo la liberazione della piazza antistante e aprendo una nuova strada. In pieno Ottocento vengono realizzate due nuove navate laterali dotate di cappelle non troppo profonde. Mentre al 1913 risale l’intervento di Giovanni Battista Giovenale che sostituisce il soffitto ligneo con una volta a botte, ingrandisce i pilastri della navata e ne modifica l’ordine stravolgendo, così, lo sviluppo originario della fabbrica. Il tentativo di rinnovare l’antica basilica costantiniana con un sistema di setti murari che annette l’organismo preesistente ricorda e riprende il rifacimento di San Giovanni in Laterano ad opera del Borromini. Se prendessimo in esame il raggruppamento delle paraste grazie a tratti di trabeazione, la controfacciata concava con paraste piegate e le porte ricavate negli interassi minori ci accorgeremmo questi elementi appaiono come una palese citazione dell’opera borrominiana.
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