La Canzone di La Palisse
Signori, degnatevi di udire
l’aria del famoso La Palisse,
potrebbe farvi divertire,
se mai essa vi divertisse.
La Palisse era troppo indigente
per dar lustro al suo casato,
ma non gli mancò mai niente
finché visse molto agiato.
Con grande piacere viaggiava,
girando sui monti e sul piano,
quando a Poitiers soggiornava
da Vendôme era lontano!
Si dilettava sul battello
e, in tempo di pace o di guerra,
andava per acqua su quello
quando non viaggiava via terra.
Beveva vino ogni mattina
dall’ora settima alla nona,
per mangiare dalla vicina
doveva andarci di persona.
Per rifocillarsi a puntino
pietanze squisite voleva,
e il martedì grasso persino
prima delle Ceneri faceva.
Al sole lucente era uguale,
come l’oro era biondo,
non avrebbe avuto rivale
se fosse stato solo al mondo.
Ebbe ingegno e talenti a iosa,
ma è sicuro in fede mia,
che quando scriveva in prosa
non scriveva una poesia.
E’ un fatto certo e reale,
che fu un ballerino astruso,
ma non avrebbe cantato male
se la bocca avesse chiuso.
Si racconta quanto si vuole
che non sapesse in modo chiaro
se caricare le pistole
senza la polvere da sparo.
Il signor de La Palisse pare
sia morto davanti a Pavia,
ma un’ora prima di spirare
era pur vivo tuttavia.
Per una sfortuna immensa
lo ferì una mano fatale,
e poiché è morto si pensa
che la ferita fosse letale.
Dai soldati rimpianto infine,
morì degno di grande invidia,
e il giorno della sua fine
fu l’ultimo della sua vita.
Quando morì era giovedì,
l’ultimo suo giorno quaggiù,
se fosse morto di venerdì,
sarebbe vissuto un giorno di più.
(trad. P. Statuti)
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