LA BUROCRAZIA DELLA ASL RM6. HO FATTO UN SOGNO
Ho fatto un sogno.
Nel sogno ricevo una lettera della ASL RM6 che mi notifica che deve effettuare un sopralluogo. Noto che la legge citata nella lettera non è quella che autorizza l’ente pubblico a entrare nella tua proprietà, ma un’altra che non ha nulla a che vedere con la questione. Ovviamente acconsento che il sopralluogo venga effettuato, mica mi soffermo su piccoli aspetti procedurali.
Chiedo di leggere il documento che ha dato luogo alla richiesta di sopralluogo, ma non me lo danno e mi dicono che, per averlo, devo fare un formale accesso agli atti. Protocollo l’accesso agli atti. La legge prevede che gli atti vengano messi a disposizione dei cittadini immediatamente e che, nel caso in cui vi siano particolari e giustificati motivi, il tempo può estendersi fino ad un massino di trenta giorni (inviare un documento di una pagina come quello richiesto richiede un tempo molto breve) ma passano i trenta giorni e il documento non si vede. La legge prevede pure che, se il funzionario responsabile della pratica non risponde entro i trenta giorni, il cittadino può richiedere l’intervento del Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza dell’ente che deve dare una spiegazione del diniego: non ottengo risposta.
Cerco di affrontare la questione rivolgendomi al direttore amministrativo della ASL, provo a contattarlo, passano i giorni ma non ottengo risposta.
Allora mi rivolgo al vertice dell’azienda, al commissario straordinario della ASL, provo a contattarlo, passano i giorni ma non ottengo risposta.
Dopo un mese e mezzo, ben al di là dei tempi previsti dalla legge, ricevo il sospirato documento insieme alla relazione del sopralluogo. Mi accorgo che la relazione è stata inviata soltanto al ricorrente, ma non a me che sono il proprietario dell’immobile e mi accorgo quindi che, se non avessi effettuato l’accesso agli atti, sarei all’oscuro dell’esito del sopralluogo – con tutte le conseguenze che ciò comporta.
Nel sonno, tormentato dai sogni, mi viene da fare alcune considerazioni.
Lì sembra che vi siano seri problemi di funzionamento della struttura amministrativa della ASL RM6 e comportamenti non rispettosi dei diritti dei cittadini.
Dirigenti molto ben pagati dai cittadini-utenti (con stipendi ben superiori ai 100.000 euro l’anno, circa tre volte quelli dei medici che svolgono il duro lavoro in corsia) non appaiono disponibili a confrontarsi con i loro “datori di lavoro”; nel rapporto cittadino-amministratore pubblico la bussola morale e giuridica è rappresentata dalla Costituzione nell’articolo 54 (“I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore) e nell’articolo 97 (“I pubblici uffici sono organizzati in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione”).
Mi chiedo: una struttura amministrativa che mostra i limiti citati è in grado di dare il necessario sostegno ai servizi sanitari della ASL RM6 nella loro preziosa funzione assistenziale?
Ormai da vari anni si assiste nel nostro paese al depotenziamento della sanità pubblica a favore di quella privata, e la nuova amministrazione della Regione Lazio sta andando decisamente in questa direzione. Penso che sarebbe dunque il caso che chi di dovere prendesse spunto da questa vicenda e adottasse i necessari provvedimenti per restituire una sanità pubblica efficiente ai cittadini che la finanziano con le loro tasse, rivedendo a fondo la struttura burocratica della ASL RM6 che presenta non pochi elementi di criticità.
Ci sono sogni normali, quelli per estrarre i numeri da giocare al lotto, e i sogni che hanno qualche collegamento con la realtà. E se questo fosse un sogno del secondo tipo? Per accertarsene basta fare l’accesso agli atti, e più correttamente l’accesso civico generalizzato, alla ASL RM6.
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