La bottega e la bilancia
Chi volete libero, la bilancia o il padrone?
Non dovrebbe accadere che una bottega sia sconvolta da una bilancia. Anzi, di solito vanno d’amore e d’accordo, perché sono indispensabili l’una all’altra. Che fa una bottega senza bilancia? Non può vendere niente. E una bilancia fuori dalla bottega che pesa?
Questa volta però la bilancia ha scoperto che il padrone della bottega truccava la merce e gli ha detto “non si fa, chiedi scusa e salta un turno”. Figuriamoci il padrone, che ha interessi in più botteghe! “Prevenuta e tarata” l’ha subito offesa e rifiutata. Poi il guaio grosso è stato che anche le botteghe concorrenti si sono allarmate. “È giusto pesar giusto e non truccare, ma gli interessi si devono fare” dicevano. E intanto si riunivano botteghe a destra e botteghe a sinistra, botteghe di sopra e botteghe di sotto, e cercavano una soluzione per i propri interessi, ma sempre salvando la bilancia, perché è indispensabile, e la gente deve sapere che pesa il giusto, anche se il giusto visto da una parte è così, dall’altra, stranamente, è cosà. Insomma quella disgraziata di bilancia aveva scatenato un putiferio e manco il sindaco ci capiva più niente. “Perdono o non perdono? E chi perdono, la bilancia o il padrone?” La gente si appassionava, ma poi pensava “e gli interessi nostri? Forse li può fare la bilancia?” Ma i bottegai subito ribattevano “la bottega è la suprema istituzione, e gli interessi di bottega sono prevalenti, non c’è bilancia che tenga” e minacciavano di chiudere la bottega per far rimanere tutti (gli altri) senza pane. Fu indetta una grande assemblea e al popolo fu chiesto “chi volete libero, la bilancia o il padrone?” Qualcuno dal fondo arrischiò “Beckenbauer!” e tutti si svegliarono dall’incubo, e vissero felici e contenti nel paese dove le bilance pesavano giusto, i padroni non truccavano e i bottegai facevano sì i loro interessi, ma non dicevano di farlo nell’interesse generale.
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