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La Biblioteca Eboracense nel Seminario tuscolano – 2

La Biblioteca Eboracense nel Seminario tuscolano – 2
Gennaio 10
23:00 2011

Marzo 1944. Il vescovo ausiliare mons. Budelacci e i monaci camaldolesi traslocano i libri da custodire in VaticanoLa scrittrice Clara Wells, visitando il Seminario tuscolano, riportò nel 1878 nel suo volume The Alban Hills-Frascati (ora pubblicato e tradotto da C. De Felici e Lucio De Felici, ed Centro Studi e Documentazioni Storiche, Frascati 2006), come dal cardinale vescovo tuscolano Enrico Stuart il Seminario fosse “arricchito di una biblioteca di oltre settemila volumi. Tra di essi ce ne sono molti inglesi, stimabili come classici, francesi e italiani […]. Prima di entrare nella biblioteca si attraversa un lungo vestibolo, alla fine del quale c’è un ritratto del Papa Clemente XIV;

segue un’anticamera intorno alla quale sono appesi i ritratti del Duca di York, i Cardinali Del Drago, Della Porta, Pallotta, Consalvi, Gazzoli, Simonetti, Grimaldi, Falsacapa, e una iscrizione che ricorda il dono fatto al Seminario dal Cardinale York di una somma equivalente a circa 3500 scudi. La proprietà del seminario è passata per la maggior parte nelle mani del Governo, che ha garantito in compenso certe condizioni. La stanza successiva è la Cappella dedicata all’Immacolata Concezione, e decorata con affreschi di Taddeo Gunz, che rappresenta la nascita e la morte della Vergine. Nella biblioteca vi è un affresco, dello stesso artista, riguardante ‘La Conoscenza e l’Ignoranza’. Ci sono anche, sull’altare, due medaglioni, ora molto rari, del cardinal Consalvi, regalati al seminario dal Cardinal Viseman. Gli stranieri e le altre persone possono accedere alla biblioteca in certe ore, specialmente se hanno la conoscenza del dotto bibliotecario Canonico Santaviti [Santovetti]. Si possono portare via i libri per leggerli, senza il permesso del Cardinale di Frascati”.
In seguito la biblioteca non passò tempi fortunati, sia per la scarsità di risorse della diocesi per sostenere le spese di manutenzione e conservazione nel complesso del Seminario, sia per la poca propensione alla cultura da parte dei più, tanto che come si accennò, già nel 1897 qualcuno suggeriva l’ipotesi di venderne i volumi, ma una supplica onde recedere dalla vendita, presentata al cardinale Vannutelli, ebbe buon fine. Una più consistente ipotesi di vendita della biblioteca o per lo meno di passaggio di responsabilità, si ripresentò negli anni ’20 del ‘900.
La proposta di ridare vita e lustro alla biblioteca, ormai scarsamente utilizzata – tenendo conto che il Seminario era chiuso dal 1922 e non si prevedeva una sua riapertura (che poi invece ci sarà nel 1927 col cardinale Lega) – avvenne poco dopo la visita che Giorgio V re d’Inghilterra e la regina Maria (genitori dell’attuale Regina Elisabetta) fecero in Italia nel 1923, venendo anche a Frascati, nella Villa Aldobrandini e nella Biblioteca dello Stuart.
Gli approcci per una nuova gestione della Biblioteca avvennero nell’estate del 1924. Il Rettore del Collegio inglese di Roma, prof. A. Hinsley, scriveva infatti all’anziano vescovo tuscolano cardinal Cagliero, salesiano, già missionario in Patagonia, comunicandogli di aver ricevuto alcuni inglesi di passaggio i quali, avendo visitato la biblioteca eboracense e preoccupati della sua conservazione e custodia, avevano intenzione di acquistarla e ‘portarla’ in Inghilterra. Il Rettore anzi suggerisce di gestirla lui stesso come Amministratore e Direttore anche in favore degli studenti inglesi della Gregoriana per ‘apprendere la lingua latina ed italiana’ in cambio di un contributo e di “qualche diritto di sorveglianza” ritenendo comunque fosse ‘inopportuno vendere i locali ma conveniva darli in affitto per 25 anni’; e l’Hinsley, aggiungeva pure che ai suoi interlocutori inglesi che volevano acquistarla, dette una risposta negativa perché capiva bene “che il popolo di Frascati è affezionato alle memorie storiche degli Stuart e del resto non c’è motivo adeguato per disturbare quei tesori e cambiare l’ambiente storico e naturale”, e si affrettava anche a dare garanzie: “Sono stato assicurato che persone importantissime in Inghilterra, specialmente dopo la visita della nostra Regina a Frascati, erano e sono interessate, e che i mezzi finanziari non mancherebbero per un progetto di conservazione del Seminario e di custodia della biblioteca”. Però – scriveva ancora il Rettore del Collegio inglese – “ho subito capito che queste persone sono per lo più protestanti e volendo scansare ogni possibilità o pericolo di ingerenza da parte di acattolici…”, si sarebbe prestato egli stesso a trattare a nome del Collegio.
Le trattative andarono avanti per più di un anno mediante l’allora procuratore della curia Gioacchino Farina, che già aveva istituito a suo tempo e assunto la direzione del museo ‘massaiano’, un personaggio che però proprio per il museo aveva avuto forti divergenze coi padri cappuccini (anni dopo, insignito di onorificenze varie dal regime fascista, aspirava a diventare addirittura podestà di Frascati).
Farina (che quasi sicuramente era d’accordo col sindaco di Frascati) condusse una fitta corrispondenza con gli emissari del cardinale inglese Gasquet (Bibliotecario della Vaticana) e soprattutto con l’inglese Walter Seton in Londra, il quale assicurava il favorevole assenso del cardinale e “se la biblioteca fosse affittata a fiduciari inglesi, delle pratiche facilitazioni dovrebbero da essi essere accordate per l’uso della Biblioteca anche da parte degli abitanti di Frascati”. Si trattò per tutto il 1925. Farina propose la vendita per due milioni, ma dopo qualche mese dagli inglesi si avanzò l’idea dell’affitto della Biblioteca, per un ventennio, tanto più che il Seton comunicava che “la maggior parte – qualche migliaio dei libri – non sono utili”, ma solo “un limitato numero di manoscritti sono d’interesse di questo Paese e in particolare della Scozia e collegamento col duca di York”; sicché in seguito farà un’offerta di affitto per 500.000 lire da pagarsi entro il 31 dicembre 1926 con la possibilità di un acconto di 5.000 lire che avrebbe versato nelle mani di Sua Eccellenza il Ministro [ambasciatore] britannico presso la Santa Sede, Sir Odo Russell se disposto ad accettare questo deposito [“placed in the hands of His Excellency the British Minister at the Holy See, Sir Odo Russell”]. Nella trattativa intanto erano entrati il Sindaco, il conte Muccioli, il Senatore Cippico e qualche altro.
Come si sia poi interrotta la trattativa non è adeguatamente documentato; sta di fatto che intanto nell’amministrazione comunale era andato un Commissario prefettizio, poi un podestà, ma soprattutto il cardinal Cagliero, vescovo tuscolano, già in precarie condizioni di salute dal dicembre 1925, morirà nel febbraio del 1926 nella casa salesiana del Sacro Cuore a Roma e successivamente con la venuta del nuovo vescovo, cardinale Michele Lega, che portò con sé e nominò vicario mons. Biagio Budelacci, il Farina fu esautorato dall’incarico con seguito di strascichi e polemiche dovute alla gestione amministrativa delle proprietà della curia che molti considerarono perlomeno non adeguata (anche perché già diversi locali del seminario al piano terra erano stati in precedenza alienati a prezzi irrisori).
Ma le vicende della Biblioteca non erano ancora finite.

(Continua)

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