La Biblioteca Eboracense nel Seminario tuscolano – 1
Enrico Clemente Benedetto Maria Stuart, fu cardinale vescovo di Frascati dal 1761 al 1803. Nato a Roma il 6 marzo del 1725, era figlio di Giacomo III d’Inghilterra, in esilio, e di Maria Sobieski. Dopo la morte del fratello Edoardo e scomparso da tempo anche il padre, divenne pretendente al trono di Gran Bretagna, Scozia e Irlanda. Gli apparteneva il titolo di duca di York (Eboracum). Per quarantadue anni governò la diocesi tuscolana, ed ebbe il ‘cardinalato’ più lungo (60 anni). Quando morì il decano del Sacro Collegio dei cardinali, nel 1803, titolare della diocesi di Ostia, Enrico, essendo il cardinale più anziano, lo rimpiazzò di diritto in quella sede, anche se continuava a risiedere a Frascati. Il cardinale Enrico Stuart morì nel 1807. È stato certamente il vescovo tuscolano che, più di ogni altro, viene ricordato a motivo delle sue numerose opere pastorali per la diocesi ed anche per la munificenza verso la Cattedrale, il Seminario e le altre chiese della diocesi. E proprio all’interno del Seminario vescovile, era ubicata la famosa biblioteca eboracense che lui volle creare inaugurandola nel 1775 e donando ad essa, l’anno dopo, i volumi da lui raccolti e conservati negli anni (originariamente circa 2.200). In quella circostanza al centro della grande sala fu anche posto un suo busto in marmo (opera di Agostino Penna). Da poco, con un ‘breve apostolico’ di Clemente IX del 12 febbraio 1770, il Seminario era passato dalla gestione dei gesuiti a quella diretta della diocesi, ed il cardinale vi intraprese numerose opere di restauro e ristrutturazione, tra cui quella della facciata dove fece apporre una lapide in onore del Papa. In quest’opera di ristrutturazione, il cardinale volle erigere dalle fondamenta sia la Cappella del seminario, al cui altare fece mettere un quadro della Madonna (attribuito al Maratta), sia la Biblioteca, entrambe affrescate dal pittore polacco Taddeo Kuntze. Per far sì che i fruitori della Biblioteca, e non solo i seminaristi e i loro professori (tra cui i noti letterati e scienziati diocesani Marco Mastrofini e Carlo Felici), fossero costretti a passare attraverso la Cappella, fece aprire dalla parte del cortile interno una porta da cui si sale, anche adesso, tramite una scalinata esterna. Sopra questa porta è affissa oggi la lapide che fu quasi sicuramente ‘scalpellata’ sotto la dominazione napoleonica per cancellarne la scritta, così come nel cortile c’è quella dedicata a Gregorio XIV che originariamente Lo Stuart aveva fatto affiggere sulla porta d’ingresso del Seminario. La singolarità ulteriore di questa biblioteca era quella di essere a disposizione non solo del Seminario di cui era parte integrante, ma anche della cittadinanza. Tale biblioteca, che aveva una scaffalatura in noce, recentemente restaurata, e sul pavimento una meridiana, ad imitazione di quella in S. Maria degli Angeli di Roma, fu man mano arricchita non solo di opere letterarie antiche, classiche, filosofia, teologia, ma anche di manoscritti, incunaboli, ecc…, tanto da raggiungere la cifra di 12.000 opere. Più volte la Biblioteca corse il rischio di essere dispersa con la prospettiva della vendita dei suoi tesori. Tra questi più recenti avvenimenti, quello del 1897, quando i canonici si opposero alla paventata vendita, prevista per le dissestate finanze della diocesi, mentre una seconda proposta del genere si profilò negli anni ’20, presentata dall’ex procuratore della curia, che per fortuna non fu presa in considerazione.
Si arrivò così all’8 settembre del 1943, quando i bombardamenti degli Alleati su Frascati distrussero anche il Seminario. La biblioteca rimase solo danneggiata, anche se in condizioni tali da non consentire una adeguata salvaguardia da furti o eventuali altri rischi conseguenti alla guerra, soprattutto dopo il bombardamento del gennaio 1944. Pertanto, su decisione dell’allora vescovo ausiliare di Frascati, mons. Biagio Budelacci, e grazie anche all’immediato aiuto dei monaci camaldolesi, tutti i volumi furono trasferiti in Vaticano, da dove – molti sono ormai rassegnati a pensare – non torneranno più in quella che è stata la loro sede originaria (ma di queste vicende scriveremo in un prossimo articolo). Nel frattempo la Biblioteca Vaticana ha provveduto a catalogare quasi interamente questo patrimonio già diocesano. In occasione del bicentenario della morte dello Stuart, furono promosse, sia a Frascati che a Velletri, pubblicazioni e manifestazioni in suo onore. A Frascati in particolare, dal dicembre 2008 al gennaio 2009, fu allestita una interessante mostra alle Scuderie Aldobrandini, della quale è stato stampato un interessante catalogo: La Biblioteca del cardinale. Enrico Benedetto Clemente Stuart duca di York a Frascati 1761-1803.
Molti visitatori in quei mesi poterono ammirare la scaffalatura in noce sapientemente restaurata nei locali dell’ex seminario tuscolano. Ora quegli scaffali sono stati nuovamente ‘riempiti’ di numerosi volumi, che certamente hanno poco da spartire con l’antica biblioteca, e tuttavia la nuova, in fase di ulteriore definizione, potrà essere messa a disposizione di studiosi e ricercatori si spera in tempi brevi, così come l’archivio storico della diocesi e della cattedrale, una volta sistemati anch’essi definitivamente.
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