‘La Bella, la Bestia e l’Umano’ di A. Rivera.
A. Rivera, La Bella, la Bestia e l’Umano, Roma, Ediesse 2010, p. 193.
Con questo volume l’autrice, Annamaria Rivera, esemplifica il razzismo, il sessismo e lo specismo ed analizza le analogie e gli intrecci che intercorrono tra i tre sistemi di dominio.
Nella prima parte del libro, Rivera demolisce la credenza nell’umanità divisa in unità biologicamente distinte e chiarifica il significato di razzismo attribuendogli la seguente definizione approssimativa: «Il razzismo è un sistema di idee, discorsi, simboli, comportamenti, atti e pratiche sociali che, attribuendo a gruppi umani e agli individui che ne fanno parte differenze naturali, quasi-naturali o comunque essenziali, generalizzate, definitive, giustifica, legittima, persegue e/o realizza ai loro danni comportamenti, norme e prassi di svalorizzazione, stigmatizzazione, discriminazione, inferiorizzazione, subordinazione, segregazione, esclusione, persecuzione o sterminio.» L’autrice prosegue introducendo e sviluppando il tema del sessismo, molto simile al razzismo poiché l’idea principale è la medesima: la discriminazione, il dominio, lo sfruttamento e la penalizzazione degli altri considerati di natura diversa e/o inferiore da controllare e soggiogare.
Molto interessante è il discorso sul sessismo che l’autrice propone con vari esempi appartenenti soprattutto a contesti storici, sociali e culturali molto diversi da quelli a cui più spesso ci si riferisce e che spontaneamente non conosciamo.
Lascia ampio spazio al femminismo, movimento sorto nell’Ottocento per rivendicare i diritti delle donne e che oggi si propone di liberare la donna dal dominio culturale maschile per affermare la sua diversità ed originalità. Ma quello che più ho apprezzato è la scelta della scrittrice di non focalizzarsi sui risultati positivi che hanno ottenuto le femministe dall’Ottocento sino ad oggi, quanto la complicità di una parte del genere femminile in questo sistema. Se il narcisismo maschile, il sessismo, il sistema patriarcale si alimentano e si riproducono, scrive Rivera, è grazie alle tante signore o signorine Smith, ansiose di raccogliere le briciole del potere maschile o almeno di essere accettate nei salotti buoni.
Un’altra critica che condivido totalmente riguarda l’orientamento etnocentrico del femminismo. Questa critica, avanzata negli anni sessanta e settanta dal Black Feminism, rimproverava al femminismo bianco l’incapacità di includere i vissuti e le condizioni delle donne non bianche, non borghesi e non eterosessuali. Orientamento che sussiste ancora poiché, come scrive Rivera, non vi è altro modello possibile di liberazione delle donne se non quello mainstream, ossia universalista, assimilazionista e laico-repubblicano che non contempla altre identità, biografie, storie femminili se non le maggioritarie.
Ho trovato interessante la posizione che ha assunto la scrittrice: non si è immedesimata in alcun ruolo, né quello del dominato né quello del dominante. È rimasta esterna e ha fornito un’immagine esauriente della società universale, passata e presente, basata sul gioco dello scambio dei ruoli: chi è stato vittima può diventare/diventa agente.
La scelta del titolo potrebbe ricollegarsi a questo duplice aspetto dell’umano: è la persona dominata, la Bella, ma al tempo stesso è anche la persona dominante, la Bestia, per cui non può essere uno o l’altro. Ma è l’Umano, la persona dominata e dominante.
Un libro cospicuo di nozioni e di spunti di riflessione, formativo, interessante e preciso, anche se alcuni argomenti richiederebbero più approfondimenti.
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