La Befana
Amo Babbo Natale. Però da buon romano gli preferisco la Befana.
Non è uno scherzo. Ve lo giuro.
Sì sto parlando proprio di lei, della misteriosa vecchina che, a cavalcioni di una scopa, con il suo naso aquilino e indossando un gonnellone scuro e ampio, un grembiule con le tasche, uno scialle e un fazzoletto in testa, porta doni ai bambini buoni la notte tra il 5 e il 6 gennaio. A quelli cattivi porta invece una calza piena di carbone. I bambini le preparano, in un piatto, un mandarino o un’arancia e un bicchiere di vino. Il mattino successivo insieme ai regali troveranno il pasto consumato e l’impronta della mano della Befana sulla cenere sparsa nel piatto.
In definitiva, lei è la personificazione della festività dell’Epifania che ricorda in ambito cristiano l’omaggio che i Re Magi offrirono a Gesù Bambino.
State scuotendo la testa? E va bene, è giusto così.
Sforzandomi di apparire rispettoso ma risoluto, non mi rimane che cantare allora: “La Befana vien di notte, con le scarpe tutte rotte, col cappello alla romana: Viva, viva la Befana!”.
Basta così. Spengo il pc. Sono troppo stanco per scrivera ancora.
La testa mi fa male. Allungo la mano per tastarmi la fronte e sento un forte bruciore.
Mi sdraio sul letto, giro lentamente la testa e socchiudo un occhio.
Domani è il 6 gennaio. Mi chiedo: cosa mi porterà la Befana?
Poi mi addormento.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento