L'uomo, La Bestia e La Virtù
Costumi di Rita Forzano
Scene di Jacopo Bezzi
Teatro Arcobaleno – Stabile del Classico,
Via Francesco Redi 1/a (Roma)
28 novembre – 21 dicembre 2014 – venerdì, sabato e domenica
A distanza di 95 anni dalla sua prima messa in scena (era il maggio del 1919) L’UOMO, LA BESTIA E LA VIRTÙ di Luigi Pirandello arriva al Teatro Arcobaleno di Roma dal 28 novembre al 21 dicembre con la regia di Ennio Coltorti.
Uno dei testi pi ù amati e rivisitati del drammaturgo siciliano, prende vita per la prima volta attingendo alla corporeità della Commedia dell’Arte, e all’Opera Buffa esaltando la migliore tradizione performativa italiana, per restituire al pubblico il Pirandello più puro e viscerale, grottesco e ironico, attraverso la riscoperta dell’animalità dei suoi personaggi.
In “L’Uomo, la bestia e la virtù” Pirandello ha dato sfogo a tutta la sua ironia e critica sociale, tanto da rendere questa storia di passione, amore, matrimonio borghese e “corna” simbolo di una società malata, la nostra, dove il limite tra bene e male è nascosto dalle apparenze e dove maschere e parole giocano a nascondino con la verità.
Apologo in tre atti, come definito dallo stesso Luigi Pirandello, L’Uomo, la Bestia e la Virtù, narra la storia del Professor Paolino (uomo o forse bestia?), la signora Perella (la presunta virtù) e il marito di questa, Signor Perella (bestia o forse uomo) che culminerà in un “guaio” da riparare in maniera ambigua e inaspettata.
Il tutto raccontato attraverso il sarcasmo del drammaturgo – che anche nelle didascalie gioca ad attribuire a ogni personaggio un equivalente animalesco – e portato in scena da Ennio Coltorti, insieme a una squadra di giovani attori che, per confrontarsi con l’autore, ha utilizzato per mesi la tecnica della Commedia dell’Arte.
Un lavoro raffinato che si fa forte delle indicazioni registiche dello stesso Pirandello, per uno spettacolo tanto fedele al testo, da apparire un vero e proprio omaggio a esso, a 95 anni dalla sua prima messa in scena.
L’Uomo, la Bestia e la Virtù di Luigi Pirandello con la regia di Ennio Coltorti sarà in scena al Teatro Arcobaleno dal 28 novembre al 21 dicembre.
Prezzo biglietti: 13 – 19 euro.
Info e prenotazioni: 06.4402719 – info@teatroarcobaleno.it
Ufficio Stampa: Marta Volterra marta.volterra@gmail.com 340.96.900.12
L’uomo, la bestia e la virtù
Note di regia
Affrontare Pirandello significa avere il coraggio di andare a frugare nei meandri delle ipocrisie del nostro tempo. “Della nostra civiltà” direbbe l’autore, alludendo forse in realtà a tutto il genere umano che nelle società più “avanzate” indossa una maschera per nascondere il proprio egoismo “bestiale”. “
Dio ci ha donato la parola per nascondere il pensiero” sosteneva un grande cinico come Talleyrand. Il gusto provocatorio di questo crudo aforisma rivela una caratteristica spesso presente nei comportamenti degli uomini cosidetti “civili”: per Pirandello “l’uomo” civile maschera con la “virtù” la propria “bestia” e quindi lui con la sua chirurgica abilità linguistica e drammaturgica mostra fin dall’inizio, in questo testo, la bestia che è in noi (è addirittura indicato nelle didascalie, per ogni personaggio, l’equivalente animalesco) distruggendo inesorabilmente quella maschera (dell’amore, della fedeltà, dell’onestà etc.) e rivelando alla fine l’essenza utilitaristica, opportunistica e ipocrita degli esseri umani.
Lo spettacolo, rispetta fedelmente il testo.
Dopo un primo periodo dedicato all’apprendimento della tecnica della Commedia dell’Arte, si è presa in esame l’opera del grande drammaturgo e il contesto storico in cui si trovò ad operare. Poi, dopo un’approfondita analisi a tavolino del testo, si è cominciata in palcoscenico una sorta di improvvisazione sui personaggi partendo proprio dalla Commedia dell’Arte e dalla tecnica della ricerca dell’animalità dei personaggi.
La scelta successiva dell’allestimento scenico e dei costumi è stata fatta tenendo presente l’estrema teatralità suggerita dalle didascalie e dalla struttura del testo.
Il riferimento musicale all’Opera Buffa di fine ottocento (sicuramente conosciuta e apprezzata dall’autore) concludeva la scelta dei riferimenti a quello stile grottesco cui Pirandello (grande estimatore del teatro tedesco di quel tempo) fece così profondamente ricorso nello scrivere quella che divenne presto la commedia più comica e più rappresentata tra quelle regalateci da questo nostro grande autore che tutto il mondo ci invidia.
Ennio Coltorti
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