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L’ottimismo del caos fermo

Ottobre 07
22:00 2012

Il mestiere più difficile sta diventando quello dei commentatori politici (ci riferiamo soprattutto ai professionisti) stretti come sono tra il martello delle frasi fatte dei politicanti e l’incudine di risparmiarci il facile sparo sulla Croce Rossa. È dura la ricerca dell’originalità e di un taglio più sottile di una sciabola; ma proveremo a farlo per muovere comunque l’aria e rimanere sospesi nella speranza.

Il panorama stagnante e maleodorante dei fatti è stranoto, però conviene ricordarlo in sintesi: immobilismo vociante dei politicanti arroccati a difendere le posizioni, quindi appunto caos fermo. Ma l’arroccamento non è in trincee di sudore e sangue in favore di migliori destini. Il favore (anche di telecamera a volte) è per la ruberia consortile pianificata. Cambiano solo dettagli e gusti personali, più raffinati o più rustici: il dilemma dei novelli Amleto è tra ostriche o cozze. Ciò detto bisogna far entrare nel panorama l’ottimismo, se no bisognerebbe cambiare pure il titolo, e a capo. Si può fare con le vecchie care metafore, e adoperare, a seconda della strada scelta, spada o fioretto, ramazza o piumino.
Il caos ha vari aspetti: negativo, positivo, magari romantico-sognante. Nel primo caso ci sono cellule maligne e voraci che mangiano tutto, anche le cellule buone, e luoghi, più o meno figurati, invasi da cartacce e rifiuti: qui ci vogliono spade e bisturi o energiche ramazze, e la prognosi non sempre è fausta. C’è un caos, oltre a quello primigenio, che invece è positivo e creativo: quello dello studio o del tavolo di un artista o di un lavoratore instancabile che non ha tempo di riordinare la carte: in questo caso bisogna solo comprendere e aspettare che l’ingegno e la fatica producano l’opera immaginata o richiesta. Questi due caos, sembrerà strano, ma si incontrano nel terzo, quello romantico-sognante, inventato alla bisogna da chi scrive. Alla fine della malattia ci può essere miglior vita, e tanto più si è vicini al fondo del burrone tanto prima si può cominciare la risalita, e le piazze soffocate dai rifiuti prima o poi, anche per disperazione, saranno ramazzate a nuovo. Anche al termine del caotico percorso artistico e lavorativo il risultato ripagherà delle fatiche e d’incanto il tavolo sarà riordinato e pronto per un nuovo giro. Ecco, si vuole sostenere la tesi, allontanando per scelta le obiezioni negative, che l’ottimismo è nei fatti, nella storia che vive di risurrezioni e rivoluzioni ed è alimentata anche da attese e sogni. Un percorso alla fin fine romantico tra tempeste e sentimenti: che fanno talmente parte della conformazione genetica dell’uomo che neppure ce ne accorgiamo, ma sono il conforto ed il motore quotidiano per la progressione della vita. Aiuterà un fioretto per pungere la voglia, o un piumino per togliere un po’ di polvere alla fantasia.

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