L’Italia sono anche loro
Oggi il nostro paese si trova a fronteggiare le ondate migratorie di coloro che fuggono la guerra e la miseria dei loro paesi e cercano riparo e fortuna in Italia. La legge italiana prevede che chi richiede asilo in Italia senza adeguati mezzi di sostentamento ha diritto a forme materiali di accoglienza sin dal momento in cui presenta domanda di protezione. La ragione è chiara, sono persone in fuga dai loro paesi di origine perché perseguitate, per una guerra in corso, scappano per mettere in salvo la propria vita cercando di arrivare in un Paese sicuro senza, molto spesso, alcun tipo di mezzo di sostentamento.
Difatti l’Italia è per tanti immigrati più terra d’accoglienza che di intolleranza e di discriminazione. Lo testimoniano prima delle statistiche, il vissuto di tanti cittadini stranieri che da qui hanno trovato opportunità di crescita e di affermazione sociale ed economica. È altrettanto vero che accoglienza e integrazione non possono essere sinonimi di rinuncia alla propria identità e alla propria storia. Al contrario: nell’era della globalizzazione è necessario difendere e valorizzare le proprie tradizioni, che sono un elemento di forza e di vitalità sociale, non un ostacolo alla convivenza o all’integrazione. Non si deve confondere la libertà e l’accoglienza con il diritto a fare tutto ciò che si crede o si vuole. Accanto, e prima, dei diritti, ci sono i doveri e tra essi, in particolare, il dovere di rispettare e di far rispettare la nostra cultura. In questo momento storico in cui la trasformazione dell’Italia da paese di emigrazione a paese di accoglienza impone riflessioni inedite a livello culturale e politico, segnando in modo definitivo il passaggio di status dell’Italia da paese d’emigrazione a quello d’immigrazione, ma anche da quello d’esilio a quello d’asilo, diventa ancora più importante ricordare il nostro recente passato. Anche la nostra è una storia di emigranti. Nel 2010 Papa Benedetto XVI ha detto “L’immigrato è un essere umano, differente per cultura e tradizione ma comunque da rispettare”. Ora Papa Francesco dice che: “Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro!” invitandoci a non essere insensibili alle grida degli immigrati, ad andare oltre alla semplice elemosina dato che non basta garantire a ciascuno un panino, ma occorre accompagnare con gesti concreti il percorso di integrazione di immigrati, profughi e rifugiati. Ora l’Italia sono anche loro. Mario Pulimanti (Lido di Ostia –Roma)
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