“L’Italia non è un Paese normale”
In queste parole ho scelto di racchiudere il senso della bellissima lezione di Benito Li Vigni alla quale ho avuto la fortuna di assistere domenica pomeriggio. L’occasione è stata la presentazione del suo ultimo saggio – “I predatori dell’oro nero e della finanza globale” – organizzata dall’Associazione Culturale Labicocca a Labico. Un tema complesso, non c’è che dire. Un tema che proprio per la sua difficoltà nella maggior parte dei casi “spaventa” il pubblico, ma che invece stavolta è stato il filo rosso di un pomeriggio davvero prezioso. Il merito va tutto a lui, Benito Li Vigni, un uomo che con la sua esperienza – di vita e professionale (ricordiamo che è stato uno dei più vicini collaboratori di Enrico Mattei) – e con la sua bravura e semplicità ha reso comprensibili a tutti i numerosi presenti i meccanismi più nascosti su cui si basa la nostra economia, la nostra società, la nostra cultura, la nostra politica… in parole povere una parte sostanziale della nostra stessa esistenza.
Due ore di vera lezione, che affrontando i diversi capitoli del libro ha spaziato dalla guerra per il petrolio – armata e non – all’influenza delle più importanti banche mondiali nelle nostre scelte di vita – nonostante ci illudiamo di essere liberi; dal ruolo predominate della mafia nel nostro Paese (“la mafia è l’unica industria che ha funzionato in Italia e che è estranea alla crisi economica visto che il suo fatturato è, attualmente, di circa 140 milioni di euro”) all’incapacità, o forse non volontà, degli attuali uomini politici di governare e di garantire il benessere “vero” ai cittadini; dalla deindustrializzazione pressoché totale dell’Italia frutto di scelte incomprensibili degli uomini di Stato alla conseguente crisi economica e finanziaria dalla quale non riusciamo e con tutta probabilità non riusciremo facilmente a risalire; fino alle possibili soluzioni alla mobilità sostenibile, alle energie rinnovabili, a quella che egli stesso definisce una decrescita felice.
Una domenica pomeriggio che è stata un viaggio nella vita di un uomo scomodo, che pensa e dice cose scomode (importanti e “pericolose” le sue affermazioni circa le stragi mafiose dei primi anni ’90 e la conseguente tangentopoli) e che per questo motivo viene spesso trascurato dai media nazionali ma, probabilmente per questo stesso motivo, è molto apprezzato dal resto del mondo, specie dall’ America – a cui lo lega una particolare collaborazione con il Presidente Barack Obama. Uno storico, un giornalista che non vuole avere padroni e vuole essere libero di criticare chi a suo avviso segue una strada sbagliata per il futuro del nostro Paese. Un bravo professore – anche se non ama ci si rivolga a lui in questo modo – che ha invogliato il pubblico al dibattito, al confronto e, ovviamente, alla lettura del suo saggio. E poiché, come egli stesso afferma, “l’Italia non è un paese normale, perché se lo fosse oggi non saremmo in queste condizioni”, sarà bene cominciare a capire qualche cosa di più e indubbiamente “I predatori dell’oro nero e della finanza globale” potrebbe proprio essere un buon inizio per farlo.
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