L’italia del nostro scontento
L’italia del nostro scontento: Tre tematiche come tre sono i colori della nostra bandiera e le registe di questo documentario che attraversa il malcontento italiano. Un tricolore che rappresenta un triplice punto di vista, utile ad osservare l’intera penisola e il suo popolo, nel bene e nel male. Una lunga serie di interviste volte per lo più a cogliere i differenti modi di vita e di pensiero degli italiani, chiamati a partecipare alla pellicola mediante la scelta di un target molto vasto: giovani e meno giovani; persone benestanti e non. Il tutto per capire in quale modo l’Italia di oggi venga percepita, partendo per l’appunto da tre matasse da svolgere: ambiente, giovani e politica. Il primo di questi argomenti, ossia il segmento “verde” di Elisa Fuksas , figlia del noto architetto, che proprio per questo cognome importante ha dovuto rispondere a numerose critiche, è quello che ricorre in maniera più esaustiva al parere di note personalità dell’universo sia intellettuale che artistico (basti ricordare Salvatore Settis, Edoardo Winspeare, e Oliviero Toscani), ed è sicuramente quello che utilizza un modo di raccontarci l’Italia per cosi dire più “ricercato”, mediante un taglio e l’inserimento di alcuni spezzoni che potremmo definire esclusivamente come “illuminazioni neoartistiche”. La giovane regista scelta per aprire il film ha come precedentemente detto esperienze di architettura, ereditate dal padre e proprio per questo sceglie volutamente di riprendere in maniera frontale solo coloro che rappresentano il lato noto dell’Italia, mostrando invece i volti più giovani e meno noti di profilo, mettendo però spesso in risalto particolari fisici della loro persona. Mediante questo flusso di coscienza, si traccia un profilo, quello dell’Italia di oggi, interno ad un altro profilo, quello degli intervistati. Grazie a questo segmento verde si cerca perciò di capire i disagi comportati dall’urbanizzazione e la relativa riconfigurazione del “bel paese”. I restanti due colori seguono maggiormente il classico taglio documentaristico: si alternano interviste poste ad un campione eterogeneo di italiani, caratterizzato da una schiettezza tipica di chi “ha qualcosa da dire”. “Giovani” e “politica” appaiono cosi come due temi strettamente legati; capo e coda di un filo comune, anelli inseparabili di un’impalpabile catena di pensiero. Sovrapposizione riscontrabile mediante le dissolvenze incrociate effettuate tra una considerazione e l’altra dei giovani sull’attuale politica. .. Insomma, un documentario che fa pensare, estremamente attuale, dinamico e riflessivo sulle problematiche dell’Italia di oggi, degli italiani e sul relativo e sempre più auspicato concetto di Italianità.
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