L’Isola dei morti: la bellezza di un incubo
È notte. Il cielo è coperto. Le nuvole nere minacciano pioggia da un momento all’altro. Il mare si infrange minaccioso sugli scogli. Il vento muove misteriosamente le cime degli alti cipressi. Una figura ammantata di bianco, come stretta in un sudario, viene traghettata su di un’isola a bordo di una piccola barca. L’accecante biancore di quest’anima che si staglia in piedi di spalle al centro esatto della composizione, è l’unica nota di luce che si respira nella cupa atmosfera… Ma quella su cui stiamo per approdare è davvero un’isola? o ci stiamo lentamente dirigendo verso gli inferi?
È Isola dei morti dipinta da Arnold Böcklin nel 1880. La prima versione del quadro fu commissionata al pittore svizzero dalla signora Marie Berna che chiedeva ‘un quadro per sognare’. Sogno e incubo. Dov’è che inizia l’uno e finisce l’altro? Spesso si rimane affascinati dalla macabra bellezza di un incubo.
E come non rimanere affascinati dalla forza espressiva di questo quadro? Come non provare sulla propria pelle il brivido di quello stesso vento che spira tra i cipressi? Come non provare un senso di inquietudine per le sorti del misterioso passeggero che da un momento all’altro verrà inghiottito dal buio? Come non emozionarsi di fronte ad un incubo così bello? E allora lasciamoci trasportare dalla bellezza funerea di questa tela, ovunque essa ci porti: e se ci condurrà in un incubo, pazienza. Sarà un incubo bello quanto un sogno.
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