L’identità di Matteo
Il 24 gennaio al Teatro Artemisio Gian Maria Volonté è stato presentato The Bosnian Identity, un film documentario scritto, diretto e fotografato dallo stesso Matteo e coprodotto dall’Università Roma Tre. Con questo lavoro l’autore ha vinto al bif&st Festival Internazionale di Bari il premio per il miglior regista di film documentario, con la motivazione: «Il documentario ha il merito di aver raccontato lo smarrimento, la rabbia e la voglia di rinascere del popolo bosniaco, con uno sguardo puntuale e mai patetico, forte ma delicato, con un’impeccabile cura formale e un profondo rispetto per i personaggi e i luoghi ritratti». In effetti si tratta di un’opera di assoluta pulizia di immagini, di indagine lunga e paziente, poetico nella sostanza e non nei ghirigori. La tragedia dei trentamila morti emerge dalla fredda documentazione delle fosse comuni e degli uffici statali che con tenacia catalogano resti e Dna per restituire identità e dignità ai morti e ai sopravvissuti. In parallelo marcia la storia dei disperati e senza lavoro che si ubriacano di droghe improvvisate, e di chi reagisce alla distruzione delle sue gambe per un colpo di mina e rinasce alla vita e all’amore dopo anni di sofferenza e cure.
Un ponte discreto e forte verso la speranza, come confermano le immagini di una Sarajevo moderna e proiettata verso il futuro. Convinti applausi e calorosa manifestazione di affetto dei presenti verso un Matteo, sicuramente predestinato al successo nel nome, ma dalla “identità” affatto diversa.
Bastianelli, anche nell’intervento finale, conserva la calma e la pacatezza di chi ha un saldo progetto interiore che sviluppa senza effetti speciali. Si percepisce che la sua stella è il lavoro; fatto con passione e capacità naturalmente, ma anche vissuto come permanente contatto umano. Non mancheranno ai veliterni altre intense serate per “colpa” del loro Matteo.
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