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L’ENEL risponde a Beppe Grillo

Gennaio 04
23:00 2009

Attraverso il suo blog il comico Beppe Grillo ha invitato i suoi lettori ad autoridursi del 7% l’importo (al netto dell’IVA) indicato sulla bolletta dell’Enel, relativo al consumo di energia elettrica. Il motivo di questa iniziativa è che non considera giusto che in tale importo sia compresa una voce destinata all’incentivazione di inceneritori e termovalorizzatori, che generano energia elettrica inquinando l’aria con diossine e nano-particelle. Il comico genovese lamenta pure che la suddetta voce, mentre fino a poco tempo fa era scorporata nella bolletta ed individuabile con la denominazione “A3”, ora invece è compresa nell’importo totale, sicché gli utenti si ritrovano a pagare una maggiorazione del 7% del prezzo dell’elettricità senza sapere perché. Questa maggiorazione in bolletta era stata voluta nel 1991 dal governo Craxi per costituire un fondo (con il contributo dei cittadini) da utilizzare come incentivo alla produzione di energia elettrica non inquinante e da fonti rinnovabili (solare, eolico, geotermico, idroelettrico e biomasse), e ridurre in tal modo l’inquinamento dell’aria. Questo contributo, detto “Cip 6”, purtroppo non è stato utilizzato per produrre solo energia pulita, in quanto dal 1992 ad oggi è finito essenzialmente nelle tasche dei produttori di energia da fonti non rinnovabili ed inquinanti (cioè petrolieri e grosse aziende di inceneritori e termovalorizzatori). Ciò è avvenuto in quanto il CIP (Comitato Interministeriale Prezzi) con delibera n. 6 del 1992 ha reso le fonti di energia non rinnovabili (chiamandole “assimilate”) paritetiche alle fonti di energia rinnovabili, finendo per azzerare l’obiettivo iniziale di ridurre l’inquinamento dell’aria. L’Enel, ente produttore di energia elettrica, che si è visto chiamare in causa da Beppe Grillo (con l’invito a ridurre la bolletta dell’Enel attraverso il suo blog) ha risposto con una lettera nella quale dice che a stabilire l’entità della somma destinata al cosiddetto “Cip 6” è una legge dello Stato. Così come a decidere quali voci introdurre o no nella bolletta è l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas. Dice ancora l’Enel di possedere “solo in modo marginale inceneritori e altre fonti assimilate, mentre proprio a chi possiede questo tipo di impianti viene erogata la larga maggioranza dei fondi raccolti in base al cosiddetto Cip 6. Solo la quota residua, infatti, – continua Enel – è destinata alle fonti rinnovabili, nelle quali Enel è al primo posto in Italia e nel mondo. Una stortura, questa, alla quale sia l’Autorità di settore sia molte forze politiche intendono porre rimedio”. Secondo l’economista Matteo Berio, nel 2007 il costo di questa politica di incentivazione “Cip 6”, addebitata ai cittadini con la bolletta elettrica, è stato di 5.308 milioni di euro. Di questa cifra solo il 17,5% è andato ad incentivare la produzione di energia da fonti rinnovabili (eolico, solare, geotermico e biomasse), mentre il restante 82,5% è andato ad incentivare la produzione di energia elettrica da altri fonti, dette paradossalmente assimilate, come se l’energia prodotta con gli scarti di lavorazione dei combustibili fossili o con i rifiuti urbani non riciclabili (CDR, combustibile da rifiuti) si debba considerare pulita come quella del sole! Dunque, i governi dal 1992 ad oggi hanno privilegiato chi produce energia elettrica inquinando l’aria a fronte di chi la produce lasciando l’aria pulita. Pertanto dobbiamo concludere che: 1) i petrolieri, non solo non hanno dovuto pagare nulla per sbarazzarsi dei residui tossici, ma ci hanno pure guadagnato con i contributi pubblici (ad essi è andato il 70% delle agevolazioni “Cip 6”; 2) alcune grosse aziende che gestiscono la raccolta differenziata dei rifiuti hanno trovato persino più conveniente mandare il rifiuto riciclabile nei termovalorizzatori (dal momento che viene pagato dallo Stato per produrre energia) anziché riciclarlo; 3) con la termovalorizzazione ci vogliono per legge discariche speciali, in quanto il rifiuto bruciato, trasformandosi in nano-polveri, diossine e ceneri, diventa altamente tossico e pericoloso, e la realtà campana ha dimostrato che la gestione dell’intero ciclo (raccolta – smaltimento – termovalorizzazione – discarica speciale) richiede controlli puntuali da parte dello Stato affinché non finisca nelle mani di organizzazioni criminali senza scrupolo. Una speranza l’aveva data l’ultimo governo Prodi che, appena insediato, aveva cancellato “la stortura” (per dirla con le parole dell’Enel) di incentivare con contributi pubblici l’energia prodotta da scarti di combustibili fossili e da combustile da rifiuto, ma, nella sua fase finale, il leader dimissionario, ormai debole, su pressione delle lobby economiche di questo settore l’aveva ristabilita. Oggi, poi, l’attuale governo non solo ha confermato tutte le agevolazioni “Cip 6” a queste lobby, ma con il disegno di legge A.S. 1195, ancora in esame al Senato, di fatto finisce per assegnare loro un più forte potere decisionale: in quanto espropria le Regioni della competenza di valutare l’impatto ambientale di impianti di estrazione petrolifera e delle centrali nucleari, avocandola a sé. Infatti – secondo il sen. Antonio Di Pietro – ciò equivale a dire che saranno le stesse lobby a decidere dove si dovranno costruire i pozzi di estrazione petrolifera e le centrali nucleari. Petrolio e nucleare non entreranno in conflitto tra loro, in quanto per far funzionare le centrali nucleari occorre utilizzare una quantità enorme di energia da petrolio, come abbiamo già spiegato nel numero precedente di Controluce. Ed è per questo che la Francia punta a dismettere i reattori nucleari di ultima generazione, proprio in quanto fallimentari. Dunque, c’è da chiedersi se in Italia il sistema politico dei partiti può solo obbedire alle potenti lobby economiche, oppure (prendendo in prestito le parole di Lester Brown, uno dei più importanti analisti dell’ambiente esistenti al mondo, secondo il Washington Post) il sistema politico può impegnarsi veramente per una ristrutturazione dell’economia globale in modo da consentire la sostenibilità della nostra civiltà?

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