L’arte grafica di Gina Marziale
La “natura” è il filone tematico prescelto: la ‘natura razionale’, diceva il compianto Vito Riviello, che avrebbe presentato in catalogo la mostra stessa, se non fosse stato stroncato pochi mesi fa da un male incurabile (ma il compito di recensore è degnamente passato nelle mani della figlia Lidia, che l’ha svolto con zelo, profondità e grazia espressiva).
La ‘natura intelligente’, preferirei dire io (anziché razionale) per non lasciare spazio al solito equivoco (e al solito antropocentrismo) che assimila ragione e intelligenza, mentre ‘intelligente’ è la vita in ogni sua espressione e la ragione dell’uomo non è che una possibilità dell’intelligenza (oltretutto, non sempre superiore o edificante come si vorrebbe far credere o dire). Chiunque sappia osservare la natura prende necessariamente atto della sua intelligenza e conviene che una delle tante espressioni in cui questa si manifesta è la sua ciclicità, il suo ricrearsi costante, il suo sapersi nascondere per riproporsi in sempre nuove avventure.
Ed è la poetica di Gina Marziale: una poetica del ready made, in fondo, anche se qui gli oggetti sono dipinti e non trovati direttamente in natura. Una poetica dell’oggetto smarrito e poi ritrovato, o anche del tesoro nascosto (come a me è capitato di dire), la quale si oppone all’idea di estinzione o consunzione totale, preferendo quella di recupero, di riciclaggio, di riproposizione e rinascita dell’esperienza vitale, ritenuta indistruttibile. Tutto ciò possiamo trovare in molti cicli pittorici della Marziale, come quello dei Fossili, o quello delle Radici, o ancora quello dei Microcosmi, dove prende corpo il gusto per il dettaglio, per il particolare illuminato di luce universale.
Per non parlare del ciclo delle Finestre, dove si sviluppa una sorta di viaggio o di osmosi tra l’intricato ed il complesso, l’aggrovigliato e l’elementare. In queste incisioni, poi, Gina Marziale – che, è bene ricordarlo, si avvale della collaborazione e dell’esperienza di un’eccezionale acquafortista, la pittrice Cristina Fasulo – si lascia prendere dal tema dell’arabesco, dell’ideogramma da decriptare, del groviglio metallico, e insomma del labirinto grafico dove il suo animo sembra perdersi, ma dove celati sentieri conducono all’aperto, o all’oasi nascosta, alla stanza luminosa, al sereno nido, al punto luminoso e chiaro. Ed è una navigazione tormentosa tra ordine e caos, alla ricerca dell’archè, di ciò che non può estinguersi mai.
Recentemente l’universalità degli intenti estetici della Marziale si è venuta esprimendo anche in altre direzioni, e mi riferisco all’esperimento condotto insieme agli artisti Maria Rosanna Cafolla ed Attilio Geva, il quale, sotto il nome di n-EGO-tions, ha avuto il battesimo nel mese di ottobre presso la Fondazione “Morris. Casini”. La particolarità di questa proposta estetica consiste nel tentativo del gruppo artistico di superare le barriere dell’ego per giungere ad espressioni comuni. È qualcosa di più del lavoro d’equipe, perché ciò che caratterizza n-EGO-tions è la totale assenza di un progetto iniziale, con la conseguente assegnazione di ruoli specifici ad ognuno, per cui i singoli autori affidano la propria arte ad un lavoro che gradatamente, in ultima analisi, si struttura da solo.
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