“L’ambiguità”, di Simona Argentieri
L’ambiguità ha tante facce ma quella analizzata da Simona Argentieri va intesa come una forma di comodo “mascheramento” dell’ipocrisia emotiva e comportamentale: è la falsa coscienza, ma anche l’incoerenza intellettuale in perfetta buona fede, che si trova al limite della rimozione in individui che si rifiutano di riconoscere le proprie responsabilità. La studiosa, membro ordinario e didatta della ‘Società Italiana di Psicanalisi’ e della ‘International Psychoanalytic Foundation’, scrive un testo per tutti e alla portata di tutti. Interpretare la realtà che vive fuori dagli studi medici – spiega – aiuta a riconoscere insospettabili patologie sociali. Nel testo (pubblicato da Einaudi nel 2008) c’è la descrizione progressiva di una trasformazione inavvertita dalla nostra società: si parla della capacità acquisita di proclamare ideali e valori sulla spinta dell’indignazione che poi vengono concretamente disattesi dal modo di agire. Sono contraddizioni che coesistono al livello cosciente e che consentono comunque di barattare la propria etica col rifiuto di guardare questa incoerenza. Un modo di fare ambivalente che si fa pericolosissimo se riferito ai politici, portatori malsani dell’etica del singolo che viene completamente elusa perché ceduta al “capo”.
La psicanalista si affida ad esempi pratici per spiegare come l’atteggiamento ambiguo oggi sia il sintomo di un disagio che occulta i pregiudizi della gente comune: un modo illusorio di fare i conti con la diversità nella sfera intrapsichica che si manifesta poi nei confronti degli altri. Il fatto clamoroso è che tutto ciò avvenga in persone perfettamente sane. Infatti l’autrice riporta episodi tratti dalla sua vita quotidiana: della collega psicoterapeuta indignata per non aver ricevuto una fattura – quando lei per prima evade il fisco non rilasciandola ai suoi pazienti – oppure di una conoscente che richiama il marito ai suoi doveri di padre – nonostante si ostini a ostacolare il rapporto che il consorte ha con un altro figlio, nato dal precedente matrimonio. L’analisi è rivelatrice dell’origine psicologica di problemi legati al razzismo, al rifiuto del “diverso” (inteso in tutte le declinazioni del termine), alle relazioni inconsapevolmente camuffate allo scopo di evitare agli individui di compiere lo sforzo di riconoscere la vera natura della diversità, guardando al di là del singolo punto di vista.
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