L’ACCORDO ITALIA-LIBIA VIOLA CONVENZIONE DI GINEVRA.
“Ci è giunta notizia dall’Agenzia umanitaria Habeshia che nella serata di ieri, 3 settembre, sedici ragazzi e cinque ragazze di nazionalità eritrea, tutti profughi, sono stati prelevati dalle autorità libiche dalle loro abitazioni nella città di Benkazi”.
Lo affermano Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, co-presidenti dell’organizzazione per i diritti umani EveryOne. “I sedici ragazzi sono ora detenuti nella località di Frnash Sebaa (70) Algedya, mentre le cinque ragazze sono state condotte nel centro di detenzione di Kuifia, nei pressi di Benkazi. I ragazzi” continuano gli attivisti, “sono stati raggiunti in tarda serata da un rappresentante dell’Ambasciata eritrea a Tripoli, il quale ha comunicato loro che presto, forse addirittura nelle prossime ore, a causa della mancanza di un passaporto valido saranno deportati nel Paese d’origine. La notizia ha ovviamente messo in allarme tutti i profughi attualmente trattenuti nei centri di detenzione libici, che temono un’imminente deportazione forzosa, senza la possibilità di ricevere l’adeguata protezione umanitaria. Ovviamente” spiega la presidenza del Gruppo EveryOne, “tutto questo accade in conseguenza dell’accordo Italia-Libia, secondo il quale il leader Gheddafi si impegna a fermare nel suo Paese i profughi richiedenti asilo, impedendo loro di beneficiare della convenzione di Ginevra e di godere dunque dei propri diritti fondamentali. Chiediamo pertanto al Governo italiano, e in particolare al ministro Frattini, di attivarsi al più presto per scongiurare un’imminente deportazione che potrebbe mettere in serio pericolo di vita i profughi. Abbiamo inoltre inviato un messaggio urgente all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati Antonio Guterres e all’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani Pillay – e alle loro rappresentanze in Italia – affinché vigilino sui diritti dei profughi, assicurandosi delle loro condizioni di salute; abbiamo infine allertato il Comitato contro la Tortura del Consiglio d’Europa,” concludono Malini, Pegoraro e Picciau, “perché sia scongiurato il perpetrarsi di trattamenti inumani e degradanti all’interno dei centri di detenzione libici, ai danni di esseri umani innocenti”.
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