Italia Nostra Castelli Romani dice NO ad ulteriore consumo di suolo agricolo ed all’avanzata del cemento
Italia Nostra Castelli Romani dice NO ad ulteriore consumo di suolo agricolo ed all’avanzata del cemento.La sezione Castelli Romani di Italia Nostra stigmatizza come ancora una volta si voglia sacrificare terreno agricolo per nuove colate di cemento. Il programma integrato proposto per la realizzazione presso località Cecchina ad Albano di una struttura commerciale (n. 1 edificio) ( 15627,41 mc ) con annessi parcheggi pertinenziali e pubblici, in variante al PRG, comporta un ulteriore consumo di suolo agricolo che viene sacrificato per la realizzazione di una nuova struttura a fini commerciali di dubbia utilità per la comunità cittadina essendo la rete dei servizi commerciali di Albano e comuni limitrofi già abbastanza sviluppata ed evoluta per soddisfare le esigenze del mercato. L‘intervento, in variante al PRG, riguarda infatti la trasformazione di un’area da zona agricola a zona di “Centri commerciali e servizi privati” senza che sia stata fornita alcuna adeguata dimostrazione dell’interesse pubblico a sostegno dell’operazione. Inoltre occorre notare che la legge regionale 22 /1997 in base alla quale si realizzerebbe il PRINT, all’art 2, comma 4, recita: “Il programma integrato può comprendere anche zone agricole contigue ai perimetri urbani come definiti dagli strumenti urbanistici, escluse quelle di pregio ambientale.” Ora, come riportato nel PTPR, l’area in questione risulterebbe classificata come “Paesaggio agrario di rilevante valore” e dunque riteniamo per tale ragione che il PRINT in oggetto sia in contrasto con lo spirito stesso della legge poiché, seppure l’area non risulti soggetta a vincoli, comunque presenta un valore paesaggistico attestato dal PTPR. Non c’è dubbio inoltre che tale PRINT contribuirebbe a ridurre la superficie permeabile del suolo e a tal proposito dovrebbe essere valutato e trattato attentamente anche alla luce del DGR 445 del 2009 che prevede una serie di prescrizioni per la tutela degli acquiferi dei Colli Albani. Occorre infine osservare che l’impatto dell’opera ricade anche sul comune di Aprilia il quale avrebbe dovuto essere coinvolto nell’operazione. Vogliamo dunque sperare che il Consiglio comunale di Albano possa riconsiderare criticamente la proposta evitando quest’altra colata di cemento.
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