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Istituto privato delle monache francesi

Istituto privato delle monache francesi
Luglio 25
14:06 2013

Monte Porzio Catone dalla torre campanaria del Duomo (foto di Vinicio Tullio)Tutto ebbe inizio in un assolato giorno di agosto, la vigilia dell’Immacolata: il farmacista del paese, ormai al limite della sua pazienza prese carta e penna. – Eccellenza – Così iniziava la sua missiva indirizzata, appunto, a Sua Eccellenza Signor Scialoja, Ministro della Pubblica Istruzione – Roma.1 Correva l’anno 1873, regnava in Italia Vittorio Emanuele II e Pio IX era il Pontefice in carica: da Monte Porzio Catone il Dott. Ranieri Renzi fornì, nelle righe che seguirono un quadro ben preciso di una situazione che, a suo parere, era ormai divenuta insostenibile.

Infatti, grazie all’appoggio del Feudatario Don Marco Antonio Borghese era stata istituita una scuola elementare privata, a sostituzione di un asilo infantile, gestita da religiose francesi chiamate Suore del Sacro Cuore, una delle quali “ha la patente di facoltà inferiore“. In poco tempo molte alunne avevano abbandonato la Scuola Municipale per iscriversi nella loro scuola religiosa, dove – denuncia il farmacista – “non si insegna che a modo loro e s’ispira nel cuore delle fanciulle l’avversione al nostro magnanimo Re e alla Famiglia, alla Patria e alle Leggi“; tant’è vero, aggiunge il mittente della lettera, che nella scuola non è esposto il ritratto del Re, né lo stemma nazionale. Continua il Renzi dicendo che a queste ragazze vengono fatti “regali in tessuti, medicinali e alle rispettive famiglie in caso di malattia, ed una dote all’anno di £ 268:75 da estrarsi a sorte“. A causa del massiccio trasferimento delle alunne nelle loro scuole, la Maestra Municipale rimase con solo due iscritte: la figlia del Medico e del Facente Funzioni di Sindaco. Secondo quanto descritto nella lettera del farmacista, le ragazze partecipavano alla vita comunitaria e scolastica e si suddividevano in vari gruppi come “Sorelle degli interessi cattolici“, “Figlie del Sacro Cuore” e “Figlie di Maria“, condividendo regole e preghiere; ogni dì di festa partecipavano a conferenze tenute da un Gesuita proveniente dal vicino Collegio di Mondragone. A tal punto arrivava il plagio – continua il farmacista – che le giovanette, soggiogate da persone idrofobe papiste, rifiutavano persino i legami di parentela qualora i congiunti si mostrassero liberali. Tutto ciò, aggiungeva preoccupato il Dottor Renzi, avrebbe condotto presto a delle scissioni tra la popolazione, essendo il piccolo paese da poco uscito da un “abbruttimento clericale“. Esattamente un mese dopo, il 14 settembre, il Questore di Roma e Circondario di Roma, Bartozi (?)2 inviava all’Ill.mo Prefetto della stessa città il rapporto del Delegato della P.I. di Frascati, che confermava quanto scritto dal Farmacista Renzi, aggiungendo anche che la Maestra Governativa Sig.ra Casella era stata costretta a far ritorno in Piemonte per mancanza di iscritti. Confermava altresì che tra le altre azioni intese a distogliere alunne alla scuola governativa, le monache francesi, oltre ai regali, somministravano loro anche la minestra tutti i giorni, inducendo inoltre le loro allieve ad insultare con l’epiteto di “Buzzurre” la Maestra Governativa e le sue poche alunne e incitando a massime in opposizione all’indirizzo della moderna società. Secondo il rapporto le Signore Francesi erano regolate dai Gesuiti del Mondragone. Il 10 ottobre 1873 il Provveditore agli Studi di Roma Carbone propose al Ministero della Pubblica Istruzione la chiusura della Scuola Privata delle Suore Francesi di Monte Porzio Catone. Tre le contestazioni: – Una monaca straniera Jolie Boirie a capo della scuola suddetta in violazione degli articoli 150 e 151 del Regolamento del 1860 che consentivano solo a chi avesse la Cittadinanza italiana di aprire una scuola privata; – Il tentativo nel 1872 di ingannare Il Regio Ispettore e il Delegato Mandamentale presentando una Maestra non fornita di titoli legali; – Nel 1872-73 si tenne in carica una Maestra senza autorizzazione dell’Ufficio Scolastico.
Ad esse si aggiunse come veritiero quanto denunciato dal farmacista Ranieri. Nella relazione che andò a convalidare quanto contestato, si evidenziava come deplorevole la divisione delle alunne in gruppi, rimarcando ciò come proprio delle Sette religiose, contrarie ad un insegnamento della Scuola della Schiettezza, della Vera Religione, del Sentimento nazionale e del Progresso. Il 29 ottobre, il Regio Ispettore tenuto conto di quanto esposto e discusso ordinava alla Madre Superiora delle Figlie della Croce l’immediata chiusura a tempo della Scuola Elementare femminile da lei tenuta fino ad allora abusivamente in Monte Porzio Catone e ne incaricava il Delegato Scolastico del Mandamento di Frascati di curare l’esatto adempimento. Lunga ed articolata la disquisizione inviata il 12 dicembre 1873 a S.E. Il Signor Ministro della Pubblica Istruzione dal Consiglio Superiore dello stesso Ministero, a firma del Vice Presidente Terenzio (cognome illeggibile), ove, analizzati i vari articoli di legge il Consiglio conferma il suo parere sulla indispensabile necessità di richiedere i requisiti di Nazionalità e di idoneità all’insegnamento, a tutti coloro che dirigono Istituti privati e insegnano in essi. Qualche tempo dopo, il Principe Borghese inoltrò domanda per riaprire a suo nome la scuola chiusa dal Ministero della P. I. con decreto 10 febbraio1874. In una Risposta al Ministero dell’8 aprile 1874 il Regio Provveditore A. Gabessi faceva notare le ripetute premure del Sindaco e della Popolazione e la disponibilità di locali idonei come già riconosciuto dall’Ispettore Scolastico. La Sig.ra Boirie è messa da parte e non dirige più l’Istituto; inoltre l’insegnante prescelta, la Maestra Giannelli, già maestra nell’Istituto Borghese in Vicolo dell’Arancio in Roma, se in possesso di tutti i requisiti previsti dalla Legge, non ostacolerebbe l’accoglienza della domanda. Alla quale peraltro si potrebbe rispondere in modo positivo senza revocare il decreto di chiusura del 10 febbraio, che aveva comunque ottenuto, secondo il Provveditore, l’effetto di rialzare l’autorità governativa nel paese ed è da credere che valga da ammaestramento per l’avvenire. Fermo restando che al rinnovarsi di inconvenienti, l’autorità provinciale avrebbe provveduto alla chiusura di questa seconda scuola. Termina qui il lungo carteggio esaminato presso l’Archivio Centrale dello Stato: una storia che ripropone quel distinguo tra scuola pubblica e privata, risalente a circa un secolo e mezzo fa. Una Scuola finalizzata all’indottrinamento, che non sottostava alle regole laiche del giovane Stato Italiano, almeno stando a quanto emerso dalla documentazione. Siamo davanti a una scuola dove vengono messi in atto tentativi di plagio, che fanno leva sulle necessità di una popolazione bisognosa di tutto: dal piatto di minestra, a medicinali, pezzi di tessuto, piccole somme di denaro estratte a sorte. La fermezza dello Stato si delinea con i provvedimenti successivi e pare avere la meglio, in quella piccola Comunità, l’idea di un’istruzione laica che segua un indirizzo stabilito dalle Leggi. Una riflessione scaturisce da questa vicenda e fa riferimento alla nostra attualità: la Scuola pubblica si arrabatta e cerca di sopravvivere con decenza – grazie alla professionalità docente – ai tanti provvedimenti economici restrittivi, basati sulla politica del risparmio. Tutto ciò, mentre lo Stato emana leggi che garantiscono finanziamenti alle scuole private. La storia, dicono, si ripete: ma stavolta, pare, in una direzione opposta.
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1 A.C.S. – M.P.I. Divisione per le scuole primarie e normali 1860/1896 busta 86
2 Trascrizione non certa per lo stato del documento originale

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