Ipervisualità. Rendere visibile l’invisibile: opere video dalla collezione Wemhöner
HYPERVISUALITY. Instllation view at Palazzo Dugnani, ph Roberto Marossi, courtesy Wemhöner Collection
Ipervisualità.
Rendere visibile l’invisibile: opere video dalla collezione Wemhöner
a cura di Philipp Bollmann
Artisti: Isaac Julien (Playtime); MASBEDO (Fragile; 2’59“); Julian Rosefeldt (The Swap; Deep Gold); Yang Fudong (New Women)
Palazzo Dugnani
via Daniele Manin, 2 – Milano
aperto:
dal 4 al 7 aprile 2019: 09:30-22:30
dall’8 al 14 aprile 2019: 09:30-19:30
ingresso libero
www.sammlung-wemhoener.com
Dal 4 al 14 aprile 2019, nella suggestiva cornice di Palazzo Dugnani a Milano, apre al pubblico la mostra Ipervisualità. Rendere visibile l’invisibile: opere video della collezione Wemhöner, a cura di Philipp Bollmann.
Realizzata in collaborazione con la Wemhöner Collection e promossa dal Comune di Milano | Cultura in occasione della Milano Art Week e di miart 2019, la mostra presenta per la prima volta in Italia, e in generale fuori dalla Germania, una selezione di opere di una delle più importanti collezioni tedesche d’arte contemporanea. Sei videoinstallazioni di formato museale di alcuni tra i massimi protagonisti della scena artistica internazionale – Isaac Julien, MASBEDO, Julian Rosefeldt, Yang Fudong – entrano in dialogo con gli spazi affascinanti e monumentali di Palazzo Dugnani, edificio storico normalmente chiuso al pubblico che conserva un magnifico affresco del Tiepolo oltre a opere di Ferdinando Porta e della scuola Veneta del ‘700.
Grazie alla sinergia tra la Wemhöner Collection e il Comune di Milano, per la prima volta una collezione straniera sceglie Milano per presentarsi al grande pubblico dell’arte che da tutto il mondo affolla il capoluogo lombardo durante la Milano Arte Week e le giornate di miart.
Le architetture maestose e le stanze private del seicentesco Palazzo Dugnani sono lo scenario ideale per la mostra Ipervisualità, che si propone di colmare il divario tra il visibile e l’invisibile nella percezione temporale, l’invisibilità del tempo e la visibilità delle tracce che il tempo lascia nello spazio.
Il prefisso «iper» nel titolo della mostra non vuole porre l’accento su una sovrabbondanza di immagini la cui creazione viene spesso attribuita, con toni critici, alla società mediatica. Il termine «ipervisualità» concretizza piuttosto uno di quegli «iperfenomeni» che nascono da una varietà di esperienze di sforamento. La sua sfumatura iperbolica vuole dunque sottolineare un movimento che supera i limiti. Le sei videoinstallazioni in mostra si spingono ai limiti delle possibilità offerte dalla rappresentazione visuale: New Woman di Yang Fudong, Fragile e 2’59’’ di Masbedo, Playtime di Isaac Julien, The Swap e Deep Gold di Julian Rosefeldt invitano i visitatori a immergersi nello straniamento prodotto dalle immagini in movimento.
Attraverso il linguaggio visivo e il parlare per immagini, tutte le opere esposte nella mostra Ipervisualità attivano un potenziale estetico per far apparire l’invisibile. L’invisibile non è il nulla e non è per nulla invisibile.
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