IO. O NO?
C’era una volta l’uomo nero, spauracchio di noi bambini, che essendo privo di una reale identità ci terrorizzava. Era una figura irreale, immaginaria, fantastica che avrebbe potuto riportarci nel mondo sconosciuto in qualsiasi momento proprio ora che eravamo atterrati sul mondo terreno. Da adolescenti poi sostituimmo l’uomo nero con il pastore: rozzo, cattivo, puzzolente, analfabeta e solitario. A tredici/quattordici anni la paura più grande non è più quella di essere riportati indietro, in quel mondo ultraterreno nel quale eravamo prima di nascere, bensì quella di non essere accettati dagli altri abitanti di questo mondo. Ecco allora il nuovo, terribile spauracchio: il pastore.
Il pastore era una persona che non si era potuta e voluta integrare, un uomo scansato da tutti, odiato, disprezzato da uomini e donne al punto che per soddisfare certe sue voglie usava le proprie bestie! E noi, ragazzini di campagna che trascorrevamo i pomeriggi in bicicletta facevamo attenzione a non oltrepassare certi confini per non incappare in questa presenza. Eh sì che il nostro migliore amico ci raccontava di esserselo ritrovato in mezzo alla strada all’improvviso e che esso (non egli), emettendo suoni gutturali, lo avesse minacciato brandendo un bastone di legno nell’aria.
Da adulti poi lo spauracchio figlia e, da uno che era, diventano mille: il Capo, la moglie, la suocera, la Polizia, le tasse, le notizie al telegiornale, la disoccupazione, la depressione, il Governo di centro-destra, quello di centro-sinistra, gli extracomunitari, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera.
Oggi navigavo su internet e ho scoperto un sito che vende esperienze: pilotare auto in pista, volare su una mongolfiera ma anche cose più stravaganti come il pernottamento in un igloo, cena con spettacolo di burlesque e poi…una giornata da pastore! Come?! Una giornata da pastore?!
“Volete vivere una esperienza davvero unica? Provate a vivere come un pastore in un alpeggio! Imparate a mungere le mucche e a fare il formaggio, a gestire il gregge. Una giornata in alpeggio per ritrovare la serenità giusta!”
Quando l’ho letto mi si è accapponata la pelle. Questi mi stavano dicendo che con sessanta euro avrei potuto vestire i panni trasandati di un pastore, di quello che era stato il mio spauracchio più grande dai tredici ai sedici anni! Superato lo shock iniziale ho letto pure le valutazioni di chi già aveva provato l’esperienza: manager d’assalto con tre lauree e quattro Master avevano smesso la cravatta e avevano pasciato li peguri per un’intera giornata come manco mia nonna che aveva la quinta elementare (e una volta fu pure bocciata!), dirigenti d’azienda ipertrofici che erano entusiasti di prendere ordini da un pastore della Maremma!
Cazzo, per me è stata una scoperta rivoluzionaria che ha sovvertito il mio modo di vedere le cose; io che avevo sempre preso in giro mia nonna perché da ragazza pasciava li peguri (ancora mi diverte usare questa espressione), io che mi sentivo superiore agli altri man mano che prendevo la licenza elementare, la licenza media, il diploma, la laurea, io che disprezzavo chi fosse più povero di me, io che odiavo, io che, io.
Io. O no?
Oggi qualcuno (molti) mi hanno detto che quella paura, quel terrore, quell’ansia che mi attanagliava mentre pedalavo felice era solo un’illusione. E’ strano rendersi conto di questo, ci si rimane male. A quella paura c’ero abituato, faceva parte di me e ora che sta svanendo quasi me ne dispiaccio. A saperlo prima mi sarei pure risparmiato tre anni e tremilacinquecento euro di psicoterapia, fanculo! Ridatemi il pastore cattivo, quello che ululava anziché dirmi “Buongiorno”, quello che abusava delle sue pecorelle, quello che puzzava di formaggio. Davvero, ridatemi quella paura, ne ho bisogno!
Adesso sono sconvolto a tal punto che vorrei fare io una domanda a uno qualunque di voi che tanto ormai mi sembrate tutti estranei e pericolosi, altrochè pastori colti e sorridenti. Questa domanda la faccio a te, laggiù:
Mi vorresti dire che saresti anche tu disposto a indossare, per un giorno, quella che era la tua paura più grande?
Bè ascolta, o sei totalmente pazzo o sei completamente illuminato, non ci sono mezze misure stavolta. E mi vuoi convincere pure che da domani proverai a metterti nei panni dell’altro, a convalidare le ragioni del tuo vicino, a considerare opportune anche le opinioni di tuo marito, ad ammettere l’esistenza di un altro da te?
Uhmm…non mi esprimo più su di noi esseri umani, il rischio di sbagliare è troppo grosso. Pazzia e illuminazione sono le due ampolle di una clessidra: basta capovolgere il proprio punto di vista e attendere che il tempo trascorra attraverso la vita.
Da questo momento però so che tutte le nostre antiche credenze possono essere messe in dubbio. Quelle convinzioni su noi stessi, sul mondo, sugli altri, quei pilastri di cemento armato sui quali poggiamo le nostre intere esistenze, FORSE, non sono così solide.
Pecorelle siamo, pecorelle smarrite.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento