Intervista ad Armando Guidoni scienziato, poeta ed editore
Su concessione degli editori della rivista “MOSAICO italiano” riportiamo l’intervista ad Armando Guidoni fatta da Teresa Cesaroni nel numero di agosto 2023
La poliedrica persona di Armando Guidoni richiede, a chi lo intervista (e di questo lo ringrazio), una dislocazione secondo le sue attività. Siccome a noi interessa particolarmente “l’editore” nuovo, dividerò il colloquio in tre parti, la prima delle quali apre con un affondo sulla problematica dei libri in un mondo di crescenti autori e decrescenti lettori. Dopo questo dialogo introduttivo (ma forse centrale per il tema che abbiamo stabilito), passerò a descrivere la figura dell’intellettuale complesso e attivo, per dare, alla fine, un quadro prospettico riguardante le numerose opere (sia in scritto che in fatto) dello stesso: cosa che può essere illuminante nel quadro generale di una vita dedicata alla ricerca e all’espressione, nonché alla scoperta di talenti e alla riproposta di opere forse dimenticate.
Nel mondo dei libri
D – Il marchio “Edizioni Controluce”…
R – Quando iniziai a collaborare con il Photo Club Controluce, l’associazione contava già alcune pubblicazioni. I libri venivano stampati, però, privi di un codice ISBN e di un marchio riconoscibile. Allora nel 1998 proposi di dare ai volumi stampati un taglio più “professionale”. Abbiamo creato il marchio “Edizioni Controluce” e stampato libri dotati del codice ISBN proponendo la nostra produzione editoriale su un mercato più ampio e offrendo a chiunque, sul territorio nazionale, la possibilità di acquisto. Oggi, ad esempio, sono in vendita su molte piattaforme online.
D – L’editoria è in crisi ovunque. Eppure lei apre collane che – a quanto sembra – vanno bene, come quella, importantissima, internazionale, della quale vorremmo ci parlasse distesamente.
R – L’editrice Controluce si sta muovendo anche in campo internazionale. Questa è una operazione di integrazione culturale che con la pubblicazione di libri scritti in una lingua straniera corredati da una traduzione in italiano “a fronte” potrà servire per la comprensione di linguaggi diversi. Per gli studenti stranieri questo servirà a loro per perfezionare la nostra lingua e per gli adulti a conoscerla, se ancora non la possiedono agevolmente.
D – L’editrice è appoggiata da un portale online che reca lo stesso nome ed è molto visitato. Inoltre, vediamo più volte l’anno pagine di pubblicità su “Leggere:tutti” e altre riviste di settore, ma la distribuzione cartacea si limita ai Castelli Romani?
R – È vero, le nostre pubblicazioni sono recensite dalle testate giornalistiche locali ed anche a livello nazionale da autorevoli riviste di settore quali “Leggere:tutti”. Pionieri nel settore dell’informazione, nel 1996 avviammo il progetto web per dare maggiore visibilità al nostro mensile cartaceo e alle attività dell’associazione. Iniziai a costruire il sito Controluce.it usando solamente il linguaggio HTML. Ovviamente, visto che in quegli anni il computer e la rete internet non erano diffusi come oggi, il sito non era seguito da molti lettori, ma già nel 2000 il numero dei “navigatori” della rete che visitavano il nostro sito aveva superato le più rosee aspettative raggiungendo oltre un milione di pagine lette. Pian piano però, migliorando le tecniche e le nostre iniziative, siamo arrivati a fare del sito uno strumento efficace e fondamentale per l’associazione e per il pubblico. Oggi il sito si è trasformato in un “portale web” che fornisce informazione chiara, modulare e facilmente accessibile sugli articoli predisposti (50-80 nuovi inserimenti ogni giorno) con una fruizione più vasta, veloce e priva di limiti geografici: una dimostrazione lampante, se mai ce ne fosse bisogno, che l’informazione “culturale” ha radici concrete. La distribuzione dei libri avviene attraverso le richieste pervenute dal Portale Web e anche attraverso alcune librerie dei Castelli Romani.
D – Da principio “Controluce” era considerata l’editrice dei Castelli Romani. In poco tempo si è ampliata e aperta alla cultura nazionale e poi europea. Come è avvenuta la trasformazione?
R – La necessità di divulgare le ricerche fotografiche e i concorsi fotografici – di livello nazionale – ci condusse a produrre in proprio libri e cataloghi. Da ciò è nata anche la voglia di divulgare la storia e le tradizioni del nostro territorio. Questa attività, poi, ci ha offerto la possibilità di confrontarci sulla sfida della promozione della lettura. Abbiamo, allora, iniziato a fornire un servizio ai soci e collaboratori della nostra storica rivista ‘Controluce’ con la preparazione e stampa di racconti, saggi, poesie, diari di viaggio, ecc. La qualità dei libri in catalogo ha attirato anche la curiosità di autori che, stanchi di confrontarsi con i costi e le ‘pastoie’ delle grandi editrici, preferiscono rivolgersi alla piccola editoria svincolata da pesanti obblighi e meno incline a esercitare eccessive pressioni sugli scrittori. Certo, un piccolo marchio editoriale non può stare al passo con la continua trasformazione del mercato e dei canali di vendita, del modo in cui vendere e comprare diritti. Diciamo che offriamo anche una concreta possibilità per fare emergere nuovi talenti evitando il fenomeno del self-publishing.
D – Un’editrice è il suo stesso catalogo, si dice da sempre. Vorrebbe approfittare della nostra ospitalità per illustrare le collane e mettere i titoli che hanno avuto più successo? In “toto”, a quante pubblicazioni siete arrivati?
R – Il catalogo è diviso in undici collane: Poesia, Storia e Biografie, Narrativa, Saggistica, Fotografia, Scienza, Dialetti, Diari di viaggio, Drammaturgia, Critica letteraria, Internazionale. In totale, i libri pubblicati sono oltre 170. Mettendo in evidenza i libri scritti da vere e proprie “icone” della letteratura quali Aldo Onorati (13 pubblicazioni) e Pasquale Maffeo (4 pubblicazioni), si possono citare alcuni meravigliosi libri fotografici di Tarquinio Minotti, una prestigiosa antologia di poeti italiani, saggi storici e scientifici, libri di narrativa e di poesia e numerosi libri scritti in dialetto.
Chi è Armando Guidoni?
Mi permetto, da giornalista agli inizi circa la carta stampata, ma allenata a presentare autori e libri al video del mio portale, leggendo attentamente la biografia e alcune poesie di Guidoni risulta evidente di essere davanti ad un uomo innamorato dell’esistenza. Un uomo dalla curiosità molteplice, attratto dalla scienza e, soprattutto, delle arti. Ora esploriamo l’altro versante, come si dice fra “iniziati”.
D – La scienza: mestiere o passione?
R – La scienza ha influito sulla mia modalità di lettura del mondo. Ho ricevuto in giovane età una proposta di lavoro dal CNEN che ho accettato. Negli anni ho frequentato ottantacinque corsi di formazione professionale e ho vissuto non poche esperienze diverse. Molto formativa è stata la prima attività in un laboratorio sperimentale; successivamente mi sono dedicato alla protezione ambientale dal nucleare partecipando, nel quadro delle attività derivanti dal piano nucleare italiano del 1975, alla progettazione e successiva applicazione di una metodologia computerizzata per l’analisi di parametri ambientali che hanno condotto il CNEN alla realizzazione della “carta dei siti” per determinare i siti suscettibili di insediamenti nucleari.
Nel 1980, dopo un’esperienza lavorativa nel centro di ricerca “Lawrence Livermore Laboratory” negli Stati Uniti d’America, sono stato nominato membro del gruppo di lavoro “Automazione Gestione delle Emergenze Nucleari” e ho partecipato allo studio concettuale per il progetto “Centro di emergenza Enea per la gestione computerizzata di situazioni di emergenza nucleare” coordinando le attività necessarie per la realizzazione del “Centro di Emergenza Nucleare Nazionale Enea-Disp”, designato dall’AIEA quale focal point per l’Italia in caso di incidenti nucleari. Nel 1986, in qualità di responsabile del centro, ho partecipato alla gestione in Italia del disastroso “Evento Chernobyl”.
Negli anni ’90 e per tutta la prima decade del duemila ho partecipato in ENEA “gruppo di Frascati”, in qualità di esperto nel settore delle scienze cognitive applicate a sistemi intelligenti, allo sviluppo del sistema “Olocontrollo emulativo” nonché alla sua applicazione nella realizzazione di prototipi industriali. Si tratta di ‘macchine’ che, una volta definito un obiettivo, hanno la capacità di ‘leggere l’ambiente’, di adattarlo e di adattarcisi autonomamente.
D – “Visio”: un’idea innovativa: ce ne parli.
R – “Visio” è stato sviluppato nella prima metà degli anni ’90 come sottosistema di visione di robot di nuova generazione che operano sulla base di modelli emulati e possiedono la capacità di sviluppare in modo autonomo destrezze sempre più consistenti e di applicarle in tempo reale. La struttura funzionale di questo componente è costituita da un insieme di circuiti elettronici che si attivano senza il governo di una serie di programmi applicativi ed è analoga a quella animale; per cui, tagliando i fili che collegano il robot alla scheda e collegando questi fili all’uomo, egli riacquista la capacità di interagire con l’ambiente. Attraverso un particolare processo di ‘semplificazione dell’immagine’, la scheda Visio ‘individua ed estrae’ i contorni degli oggetti contenuti nel fronte di luce. Per queste ragioni, sia nel caso della visione umana che del sistema di visione artificiale, al cervello arrivano messaggi opportunamente riconiugati.
Questo progetto e queste attività di sperimentazione e di ricerca si collocano nel periodo trascorso con il gruppo di Frascati, in cui ho iniziato a lavorare nel settore della robotica. Oltre al dispositivo di supplenza percettiva, abbiamo cercato di dare vita ad una serie di strumenti utili all’uomo attraverso la ‘autonomatica’. Il neologismo serve a far capire immediatamente la funzionalità di tali dispositivi. Essi devono essere sia autonomi che automatici.
Per capire cosa fosse davvero utile all’uomo e per capire come operare per creare un dispositivo di supple-za percettiva, abbiamo dovuto studiare l’uomo in toto. Mi sono trovato a dover guardare dentro di me, a dover ascoltare e a dover scoprire prima me stesso. In quel momento mi sono reso conto di avere dentro qualcosa che non avevo mai portato alla luce, qualcosa a cui non avevo dato mai peso, o meglio qualcosa che avevo sempre sentito ma trattato come una patologia, come qualcosa da contrastare o da lasciar passare: le emozioni.
D – Eccoci al punto. Lei è poeta, oltre che scienziato. La poesia come strumento per descrivere le emozioni, in che modo si coniuga con la razionalità pura e “asettica”?
R – Ho sempre trattato le emozioni in modo razionale; a ogni disequilibrio emozionale dell’organismo, come fosse stata una patologia, tendevo alla sua rapida e raziocinante risoluzione in modo da eliminare la ‘sofferenza’. Finché non mi sono trovato, nel mio lavoro, ad affrontare uno studio di analisi dell’uomo e quindi, di riflesso, di me stesso. Ora utilizzo le emozioni come una risorsa fondamentale. Ho iniziato a ‘leggere’ le mie emozioni e a trascrivere in versi le parole che da loro scaturivano.
Una poesia nasce dalla rilettura di eventi passati o dalla lettura di eventi futuri (desiderio), sempre ‘al’ e ‘nel’ presente. Mi spiego… Gli eventi passati che mi donano un ricordo e un’emozione, prendono nuova vita nel presente, unico tempo in cui posso viverli veramente. Così anche i sogni e i progetti futuri vivono nel momento in cui li penso e li desidero. Tutto ciò che mi circonda e tutto ciò che è dentro la mia mente è vissuto al presente: una vera chiave di lettura che mi permette di generare una descrizione sulle emozioni della mia vita.
D – La poesia come strumento per far emergere le emozioni negli altri…
R – Biologicamente parlando, noi viviamo immersi nell’ambiente che ci circonda, ricevendo da questo infiniti stimoli. Tutte queste informazioni entrano nella nostra sfera percettiva, vengono trasformate in segnali biologici e passano attraverso neuroni, muscoli e tutti quegli organi atti a trasformare le informazioni in sensazioni, emozioni e poi in azioni. Ogni nuova informazione che penetra genera un disequilibrio nella singolarità di ogni universo-uomo. Ognuno di noi, allora, spontaneamente – e molto spesso inconsapevolmente – opera per riportare il suo corpo-mente ad uno stato di equilibrio (omeostasi). Nel mondo ci sono, quindi, sette miliardi di universi differenti e sono convinto che ogni poesia verrà ‘sentita’ sulla base delle esperienze del lettore. Nessuno potrà vivere e percepire veramente la stessa emozione che io ho provato. In altre parole, ho scritto di me stesso, generando negli altri le loro personali emozioni.
D – Si disquisisce ancora sulla contrapposizione tra “Arte” e “Scienza”. Ci “illumini” sulla irrisolta quaestio.
R – “Incontri tra arte e scienza” è il titolo che ho dato ad un ciclo di conferenze, svoltesi a Monte Compatri a partire dal 2007. Avvertii il bisogno di organizzare questa manifestazione sia per chiarire dei dubbi sia per generare nuove domande.
Anticamente i filosofi erano i detentori del sapere. Sapere inteso come conoscenza del mondo in tutti i suoi “campi”: filosofia, politica, matematica, scienza, scultura, pittura, letteratura, ecc. Con il Medioevo e con lo sviluppo della tecnologia, negli anni, il sapere è stato scisso, ramificato. Si è creata una separazione netta, vastissima, tra scienza e arte. Secondo me questo nostro nuovo atteggiamento di separazione nei confronti del sapere è sbagliato. La scienza non esclude l’arte come l’arte non esclude la scienza. Le conferenze sono nate nel 2007 per discutere e per dimostrare questa verità.
D – 1991: anno di accesso nell’Associazione Culturale Photo Club Controluce. È così? Cosa significa?
R – Entrare a far parte del Photo Club Controluce è stata sicuramente una tappa importante della mia vita perché mi ha permesso di incontrare persone con cui condividere interessi, opinioni e progetti. Mi ha inoltre portato ad intraprendere una nuova attività, quella giornalistica e quella editoriale. Ricordo con simpatia i primi numeri del giornale in versione cartacea. Stampavamo le foto, i titoli e gli articoli in colonne, poi li ritagliavamo e li applicavamo su un foglio più grande. Creavamo un ‘collage’ da portare in tipografia dove venivano realizzate le matrici e la stampa (stampa off-set piana). Scrissi il mio primo articolo sul secondo numero del giornale. Era un’intervista sulla fusione termonucleare fatta a un vecchio e caro amico dell’ENEA.
Col passare del tempo, iniziai a pensare che avremmo potuto accrescere le potenzialità del giornale. Provammo ad inserire accanto alla prima parte di esso – quella storica di informazione sui fatti del territorio dei Castelli Romani e Prenestini – una seconda sezione di cultura generale. In questo modo il giornale riuscì a soddisfare le richieste di un pubblico maggiore e a superare i limiti di una circolazione ristretta, passando da 1000 a 12000 copie di stampa. Trovammo lungo il cammino migliaia di volontari disposti ad unirsi a noi per dare respiro a una rivista culturale. Si trattò di una comunità di persone che con la propria intelligenza hanno dato vita e credibilità a uno strumento di divulgazione culturale e di informazione svincolato da ‘padroni’ economici o politici.
D – Il Coro Moreschi, La Rassegna Teatrale, Il Concorso di Poesia “Alfredo Michetti”: sono realtà unite a quella forse fondamentale che è l’editoria.
R – Queste tre iniziative nascono dalla volontà di sperimentare e di alimentare un continuo bisogno di condivisione e di solidarietà. Ammetto di essere una persona che ha bisogno di cambiare. Ogni attività per me ha bisogno, dopo un certo periodo di tempo, di nuovi stimoli, altrimenti rischia di annoiare. Da queste basi presero vita i tre progetti citati.
Il Coro Moreschi, di cui sono uno dei soci fondatori, mi ha visto impegnato sempre, dalla sua nascita – nel 2001 – ad oggi.
Il Festival Teatrale è nato con la volontà di offrire uno strumento operativo concreto al fermento culturale-teatrale delle compagnie amatoriali e la possibilità di offrire, sia a loro che al pubblico, un luogo affascinante dove esprimere questa arte: il parco Karol Wojtyla, un vecchio cimitero – in parte rupestre – dismesso dal quale si gode di un panorama mozzafiato su Roma. Assistere agli spettacoli in questa cornice rende le serate estive molto emozionanti e permette di valorizzare un bellissimo luogo del nostro paese.
Per quanto riguarda il Concorso di poesia “Alfredo Michetti”, giunto alla nona edizione ed interrottosi bruscamente… Era un concorso di poesia destinato ai bambini e ai ragazzi delle scuole dei Castelli. L’intenzione primaria era avvicinare i giovanissimi alla lettura e alla scrittura poetica. Mettendo in palio premi seri ed interessanti, come un computer portatile, un telescopio professionale, ecc., volevamo stimolare la loro creatività. Purtroppo l’ultimo anno, valutando le poesie iscritte, ci siamo resi conto che molte erano state copiate da internet. Questo fatto ci ha delusi ed amareggiati molto. Da allora abbiamo scelto di interrompere il concorso.
Tutte queste esperienze mi hanno sicuramente cambiato e messo in contatto con nuove persone. Mi restano vive tutte le sensazioni di condivisione e di solidarietà. Se dovessi scegliere una esperienza significativa, più delle altre, non saprei quale nominare. Perché ognuna a suo modo è stata importante e unica.
D – L’ultimo “arrivo” nelle sue “passioni” è il Cinema. Ce ne può parlare?
R – Alcuni anni fa abbiamo sostenuto un giovane, Daniele Tullio, amante dell’arte cinematografica, in uno “stage” in Francia dove collaborò alla realizzazione di un Festival del Cinema. Al suo ritorno lo sostenemmo per ripetere la sua esperienza qui in Italia e organizzammo il primo “Festival del Cinema” di Monte Compatri. Questo giovane – che oggi è diventato il Presidente della nostra associazione – ha realizzato, inoltre, due film-documentari e due cortometraggi prodotti da Controluce ai quali, credo e spero, seguiranno altri lavori.
Guidoni poeta
Sul Guidoni poeta è meglio che mi esprima io, per togliere d’imbarazzo l’autore. Ho chiesto ad Aldo Onorati, il quale è stato il primo – credo – a incoraggiare Armando a pubblicare una vasta silloge scrivendone un saggio per prefazione, e Onorati mi ha detto che fu colpito dalla sintesi – rara – di sentimento e razionalità, insomma dalla fusione dello scienziato con il poeta.
D – Vuole ringraziare qualche persona in particolare nell’ambito di questo complesso lavoro?
R – Certamente: è un pensiero cortese che, di solito, nelle interviste viene saltato. Ringrazio Pina, mia moglie, compagna di vita e fedele amica, che negli anni ha avuto la pazienza e la voglia di ‘sopportarmi’ e di ‘supportarmi’!
Ringrazio due amici-fratelli: Raffaele Fiorenza, con il quale ho condiviso ventidue anni di vita professionale e cinquantaquattro di vita privata, e Antonio Botticelli, sorgente filosofica del “gruppo di Frascati” dell’ENEA.
Ringrazio Tarquinio Minotti, compagno di tutte le avventure in… Controluce.
Infine, ringrazio Aldo Onorati per il sostegno culturale che mi ha sempre dato e per avermi convinto a pubblicare in un libro la mia prima raccolta di poesie, ma anche perché la sua presenza ha aperto il fronte internazionale dei rapporti fra editrice Controluce e autori, operatori culturali di altre nazioni, fra cui la Romania con il grande italianista George Popescu, la Bielorussa con la poetessa Aksana Danilchyk, traduttrice del nostro Alfieri, e la Russia con due operatrici culturali legate alla Società Dante Alighieri di Mosca, traduttrici e poetesse: Spirova Ekaterina Valentinovna e Natalya Borisovna Nikishkina. Le traduzioni dal mondo di lingua inglese da parte di Pasquale Maffeo – scrittore e saggista – coronano il lavoro che è appena all’inizio.
Come accennato all’inizio, chiudiamo con un prospetto bio-bibliografico del personaggio intervistato, ringraziandolo dei preziosi dati e idee forniti per l’importante bimestrale italo-brasiliano “Mosaico”
Nato a Roma nel 1945. Ricercatore scientifico e giornalista pubblicista. Dagli anni ‘90 è giornalista di cultura e scienza del mensile Controluce, di cui è anche direttore di redazione. Per oltre 40 anni ha svolto attività di ricerca all’interno dei laboratori del CNEN (Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare), poi divenuto ENEA. Nella seconda metà degli anni ’70 ha partecipato allo studio concettuale, progettazione e successiva applicazione di una metodologia computerizzata per l’analisi di parametri ambientali usata nella realizzazione della “carta dei siti” per determinare i luoghi geografici suscettibili di insediamenti nucleari. Negli anni ‘80 ha partecipato allo studio concettuale per il progetto Centro di emergenza Enea per la gestione computerizzata di situazioni di emergenza nucleare coordinando le attività necessarie per la realizzazione del Centro di Emergenza Nucleare Nazionale Enea-Disp, designato dall’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) quale focal point per l’Italia in caso di incidenti nucleari. Nel 1986, in qualità di responsabile del centro, ha partecipato alla gestione in Italia del disastroso “Evento Chernobyl”.
Esperto nel settore delle scienze cognitive applicate a sistemi intelligenti, negli anni ‘90 ha partecipato, in ENEA, allo sviluppo del sistema Olocontrollo emulativo nonché alla sua applicazione nella realizzazione di prototipi industriali; ‘macchine’ che, una volta definito un obiettivo, hanno la capacità di ‘leggere l’ambiente’, di adattarlo e di adattarvisi autonomamente.
Ha scritto e partecipato alla redazione di numerose pubblicazioni scientifiche dell’ENEA, tra le quali si possono citare:
Relazione tecnica di verifica sismica del Laboratorio Plutonio del C.S.N. Casaccia (CNEN, 1976);
Relazione tecnica di verifica al ribaltamento dell’edificio Reattore PEC (CNEN, 1977);
Metodologie per lo studio del territorio (CNEN, 1980);
Un sistema per la gestione delle situazioni d’emergenza nucleare (CNEN, 1981);
ARAC: Un sistema per la gestione dell’emergenza nucleare (CNEN, 1981);
Sistema ARIES (CNEN, 1981);
Alcune applicazioni dei modelli meteo-diffusivi del Sistema ARIES (CNEN, 1981);
Il Sistema ARIES (ENEA, 1983);
User’s guide to the Sequential Puff for Atmospheric Dispersion Evaluation model (ENEA,1988);
Codice di calcolo del modello di diffusione atmosferica SPADE (ENEA, 1987);
Rassegna modelli e metodologie (ENEA, 1988);
Processi Mentali (ENEA, 2003).
Ha scritto i seguenti libri:
Incontri tra Arte e Scienza – Dalla logica pirandelliana al relativismo di de Finetti, 2008
Incontri tra Arte e Scienza – Caos e immaginazione nell’arte e nella scienza, 2008
Concorso di Poesia “Alfredo Michetti”, 2008
Coro Alessandro Moreschi Dieci anni di storia, 2011
Gocce di emozioni, 2012
In Germania con il coro Alessandro Moreschi, 2013
Nell’uomo – Poeti italiani, 2016
Atti del Convegno «La poesia e l’Europa». 2017
Stropi de emotii – Gocce di emozioni – Traduzione di George Popescu, 2018
Verso il Robot sapiens. Un approccio umanistico alla cibernetica, 2018
Verso il cambiamento. Nella stessa barca, 2020
Enrico Fermi e “la Pila Atomica”, 2021
La depressione nei tempi antichi, 2021
Le navi di Nemi, leggenda, recupero e distruzione, 2021
Tutto vero, curriculum di Guidoni e collaborazioni in Italia e in Europa degne di nota. Anche se tutto è avvenuto in un piccolo ambito, almeno all’apparenza, ma che oggi, dopo trent’anni, raccoglie riconoscimenti. Il ‘lavoro culturale’ è divertente e creativo, eppure resta duro e non sempre remunerativo in termini pratici, ma sa regalare soddisfazioni. Condivisibili pienamente, oltre il protagonista dell’articolo e gli altri citati sempre propensi al silenzioso lavoro, da tutti gli ‘attori’ che hanno contribuito e contribuiscono a questa, ormai duratura, ‘opera collettiva’!
Impressionante!
senza contare qualità rarissime che più identificano Armando Guidoni: umiltà e disponibilità