Intervista a Marco Colangione: con Filoastra insieme si può
Intervista a Marco Colangione: con Filoastra insieme si può.
Nuovo incontro il 7 dicembre in Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma.
Silvia: Carissimo Marco grazie per questa possibilità. Intervistarti è per me un onere e un piacere.
Marco: Allora Silvia cominciamo! Ti racconto la mia storia di vita in pillole.
Silvia: Benissimo. Raccontati pure, io ascolto.
Marco: Nasco a Roma il 24 aprile del 1966 all’ospedale San Camillo: era una domenica e dai racconti di mia madre Erminia detta Emy, nasco asfittico e tirato fuori con il forcipe, da lì insieme a me nasce anche la mia tetraparesi spastica.
Silvia: Inizia così per te un percorso di sofferenza già appena nato!
Marco: Sì, infatti dopo 6 mesi ho cominciato l’interminabile carriera riabilitativa: era settembre, centro riabilitativo della croce rossa, la ginnastica, chiamiamola così, durerà 6 anni.
Silvia: E allora non hai frequentato la scuola?
Marco: Certo! A 6 anni finisco la carriera riabilitativa e comincio quella scolastica dalle elementari alle medie fino al liceo artistico; tutto rigorosamente in una scuola statale.
Silvia: Che fatica riuscire a frequentare la scuola, anche con successo, ma c’è un episodio, un evento che in qualche modo ti ha dirottato verso una realtà migliore, dove tu potevi esprimere te stesso?
Marco: Sì, a 15 anni faccio la conoscenza di “Fede e Luce” una associazione italiana e mondiale, composta da ragazzi disabili, genitori e amici, mi ha spinto ha tirare fuori il meglio di me. E’ da qui che comincia a prendere corpo la mia idea di Filoastra.
Silvia: Ma nasce solo in quel momento? Ho in realtà già dentro di te inconsapevolmente sentivi questa spinta, questo fremere?
Marco: Sì Silvia, questa idea la avevo da sempre. L’incontro con “Fede e Luce” me l’ha soltanto confermata e stimolata, attraverso la frequenza dei campi estivi. Infatti tra luglio e settembre si formano tre gruppi, formati da ragazzi, amici, genitori e bambini, andiamo a Viterbo in un agriturismo; l’altro gruppo va a Tarquinia, e un terzo gruppo va in Abruzzo in una villa messa a disposizione da una famiglia facoltosa.
Silvia: Quanto tempo durava questa esperienza estiva?
Marco: 8 giorni, da domenica a domenica, in quel periodo come per magia si diventa una famiglia, 7 tra fratelli e sorelle, 5 genitori e 10 bambini, si vive condividendo ogni istante, tutto a rotazione, in cucina , pulizia della struttura, le varie uscite, le preghiere mattutine e serali, etc. etc.
Silvia: Meraviglioso! Hai sperimentato la vita di comunità, ma anche l’autonomia in un certo senso. Per molti è qualcosa di assodato, sicuro, certo, ma per te no. Sarà stata una vera conquista!
Marco: Questa esperienza coincideva proprio con il fulcro della mia idea, che avevo in fondo al cuore e che piano piano si mostrava a me: in pratica vivere insieme, con la differenza di avere la propria intimità, fatta dalle proprie abitazioni, ecco perchè parlo sempre di villaggio Filoastra, perché la mia associazione deve essere composta da villette, da un consorzio di villette, autonome, ma in relazione fra loro, fra chi le vive, le abita.
Silvia: Quindi così hai deciso di intraprendere il progetto Filoastra e di fondare l’Associazione?
Marco: Lo statuto materialmente viene costituito nel 2016, anno in cui io ho compiuto 50 anni, ed è proprio alla festa del mio compleanno, che conosco Daniela, la mia compagna.
Silvia: Ma che bello! Un dono nel dono. Non li dimenticherai più i tuoi 50 anni!
Marco: E’ vero. Subito è scattato il colpo di fulmine e ancora oggi dopo 10 anni stiamo felicemente insieme.
Silvia: Grazie Marco, di aver condiviso con me e con chi leggerà queste bellissime esperienze di vita: i tuoi sogni, le tue sofferenze, la tua gioia. Ma la domanda principale è: chi ti dà tutta questa forza di andare avanti e di crederci nonostante le difficoltà fisiche e gli ostacoli della vita, che ci sono per tutti? E poi, cosa ti aspetti in futuro e cosa vorresti dire ai giovani di 15 anni di oggi rispetto al tema della diversità? sai che in questi giorni stiamo assistendo a ragazzi vittime del bullismo. Cosa ne pensi?
Marco: La forza di crederci me la dà il Signore, che è il mio mandante, è lui che mi dirige… fede, fede, fede, bisogna avere fede. E la forza di crederci me l’ha sempre data anche Daniela, che mi sta accanto e l’Amore, con la A maiuscola che è una forza che non ha eguali. Poi mi chiedi il mio modesto messaggio ai giovani. Per loro dico: specchiatevi nella disabilità e nei tanti ragazzi che fanno scautismo, volontariato, che aiutano gli altri, che hanno un ideale. E’ questa la chiave di lettura dell’esistenza umana: avere uno scopo nella vita.
Silvia: Grazie Marco, grazie per queste tue parole di forza, di speranza, di vita. Avanti tutta con Filoastra e avanti tutta per un mondo migliore: insieme si può.
Non ci sono commenti, vuoi farlo tu?
Scrivi un commento